Ddl concorrenza, la lobby degli intoccabili: dai tassisti ai balneatori, la licenza diventa eterna

Ddl concorrenza, la lobby degli intoccabili: dai tassisti ai balneatori, la licenza diventa eterna
di Nando Santonastaso
Venerdì 5 Novembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 19:00
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Si arrabbiano di brutto se li si chiama lobby o corporazioni. Ricordano, cifre alla mano, di avere pagato un prezzo altissimo all'emergenza Covid e che ancora non è finita. Ma ormai nessuno in Italia dubita più sul loro peso, in termini politici ed elettorali soprattutto. Perché i loro no, automatici specialmente se si parla di liberalizzazioni, hanno un alleato decisivo quanto sotterraneo nei partiti, o almeno in una buona parte di essi. Ed è qui che tassisti, gestori di stabilimenti balneari e ambulanti sanno di poter vincere in qualsiasi momento, forti di una disponibilità di voti nient'affatto trascurabile (soprattutto di questi tempi...). E la vittoria più dolce finora è stata soprattutto una, non cambiare le regole. E pazienza se di mezzo ci sono enormi dubbi sul rispetto della concorrenza e persino un'infrazione ai regolamenti Ue che è costata caro all'Italia. Se il premier Mario Draghi, per riuscire là dove i suoi predecessori hanno miseramente fallito, è dovuto partire dalla mappatura delle concessioni esistenti in Italia, balneari in testa, vuol dire che di più non poteva ottenere, almeno in questa fase. Scalfire rendite di monopolio non sarà facile neanche per lui.

Quante siano attualmente le licenze dei taxi, rilasciate dai Comuni, non lo sa nessuno. Per recuperare numeri ufficiali bisogna risalire al 2008, l'anno dell'ultima ricerca organica sul settore realizzata da Chiara Bentivogli per la Banca d'Italia, come ricorda «Il Foglio». All'epoca il numero medio di taxi ogni 10.000 abitanti era di 20,8 per le città grandi, 12,2 per le medie e 3,4 per le piccole. L'ultimo rilevamento sul numero di licenze di taxi e Ncc dell'Autorità dei Trasporti, pubblicato nel 2016 e relativo ai soli 14 principali Comuni italiani, indica in 19.644 le licenze dei taxi e in 2.514 quelle di Ncc. Ma il mercato delle licenze, tramandate molto spesso di padre in figlio, secondo stime non verificate avrebbe ormai raggiunto quota 40mila: di sicuro, chi vuole acquistarne una, non spenderà meno di 150-200mila euro (ma a Firenze si arriva anche a 300mila).

Più certo è invece il monitoraggio delle concessioni demaniali marittime, rilasciate dallo Stato: sono 52.619, di cui 11.104 per stabilimenti balneari e 1.231 per circoli, campeggi, resort ed alberghi.

Il giro d'affari stimato degli stabilimenti balneari che gestiscono le spiagge italiane è di 15 miliardi di euro annui (pre-Covid, evidentemente) ma lo Stato, a fronte di questi numeri, incassa (dato 2016) solo 103 milioni dalle concessioni, meno dello 0,7%.

Quanto agli ambulanti, la consueta indagine del Registro Imprese di Unioncamere segnala circa 200mila operatori del settore, più della metà stranieri, pari al 22% delle imprese commerciali del paese. Si tratta nella maggior parte dei casi di imprese individuali, spesso legate al territorio di origine (78% nella provincia di nascita), soprattutto nel Mezzogiorno (Bari, Palermo, Napoli). 

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Una ventina le sigle sindacali riconosciute dei tassisti, per lo più autonome. Non mancano in alcune grandi città le confederazioni maggiori, da Cisl a Cgil, ma non sono molto rappresentative. È raro però vederle divise in occasioni di scioperi e proteste (l'ultima pochi giorni fa contro l'abusivismo, a loro giudizio dilagante, nel settore). Nota la compattezza della categoria, figlia anche dello status particolare del tassista: si tratta essenzialmente di piccoli imprenditori, di liberi professionisti a differenza di quello che accade in altri Paesi dove, come vedremo, sono attecchite piccole o medie imprese che gestiscono le licenze. Gli ambulanti dal canto loro possono contare su rappresentanze importanti, da Confcommercio a Confesercenti, a riprova della credibilità acquisita dalla categoria (la mobilitazione per le perduranti chiusure delle attività commerciali all'aperto causa Covid è stata notevole). Anche qui è la Bolkestein nel mirino: gli ambulanti non accettano che siano messe a bando le concessioni pubbliche e la possibilità che a concorrere siano anche stranieri.

In Europa non esistono norme sovrapponibili da Stato a Stato in materia di licenze taxi e concessioni balneari. A Londra chi aspira a diventare un tassista, dopo avere sostenuto un esame che lo abilita al servizio, può ottenere la licenza spendendo solo 40 euro. «Ciò che davvero differenzia le grandi città europee è soprattutto il meccanismo con cui viene valutato il fabbisogno di taxi e il rilascio delle licenze», dice il professor Gabriele Grea della Bocconi di Milano. Ci sono metropoli dove il numero delle auto pubbliche è proporzionato a quello di abitanti. Ma a Berlino non esiste un limite alle concessioni ci sono 7200 taxi alle dipendenze di 3300 diverse società e secondo anche quanto emerge dalla ricerca commissionata dalla Commissione europea in Germania il settore dimostra una notevole dinamicità. A Parigi invece, il mercato ha subíto notevoli cambiamenti: nel 2009 è iniziato un processo di liberalizzazione piú marcato, con cui Ncc e taxi sono stati riorganizzati e che ha contribuito non solo ad aprire il mercato a nuovi operatori, ma anche a rendere il servizio maggiormente competitivo. Nella capitale francese i tassisti possono scegliere, dopo una formazione piuttosto lunga, se diventare un dipendente di un'azienda o se mettersi in proprio. 

E i balneatori? Mentre da noi ormai da 20 anni esiste il rinnovo automatico delle concessioni (previsto fino al 2033), nonostante fosse stata adottata nel 2010 la direttiva Ue Bolkestein per ripristinare la concorrenza, in Europa si è andati generalmente più avanti ma non sempre. Ad esempio, in Francia la durata delle concessioni per le spiagge non supera i 12 anni e soprattutto l'80% della lunghezza e l'80% della superficie dei lidi devono essere liberi da costruzioni per sei mesi l'anno: gli stabilimenti vanno quindi rigorosamente montati e poi smontati. La Croazia ha imposto anche il divieto di costruire qualsiasi opera (dai chioschi ai ristoranti) per una distanza minima di 1 km stabilendo una continua ed unica Area protetta costiera di alto valore naturale, culturale e storico. In Grecia hanno anticipato la Bolkestein imponendo le aste pubbliche per le nuove autorizzazioni mentre in Portogallo la Bolkestein è rimasta nel cassetto: si riconosce al concessionario uscente un diritto di prelazione ma anche la proroga per ben 75 anni se ha realizzato «investimenti addizionali senza poterne recuperare il valore». 

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