Ddl Zan arriva in aula, ma il governo preme per il rinvio a settembre

Ddl Zan arriva in aula, ma il governo preme per il rinvio a settembre
Ddl Zan arriva in aula, ma il governo preme per il rinvio a settembre
di Emilio Pucci
Martedì 13 Luglio 2021, 08:30
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«Vogliamo vedere se Lega e Italia viva avranno il coraggio di votare insieme emendamenti per affossare il ddl Zan». Il fronte della maggioranza ex rosso-gialla si appresta alla sfida all'Ok Corral. La legge contro l'omotransfobia approda in Aula, anche se la Lega chiederà un suo ritorno in Commissione. Per ora dai renziani non è previsto alcun assist, voteranno con i dem, M5S e Leu contro le pregiudiziali di costituzionalità. Su quello che accadrà dopo, invece, è ancora tutto da verificare. 

Una riunione di capigruppo fisserà la scadenza per il termine degli emendamenti e poi ci saranno almeno tre settimane di discussione con il rischio concreto che, tra i cinque decreti da convertire, la legge sulla giustizia civile, il voto sui componenti del Cda Rai, si vada direttamente a settembre.

Il governo spinge in questa direzione, anche se non è detto che un'eventuale spaccatura nell'emiciclo di palazzo Madama provocherebbe un terremoto dentro l'esecutivo. Draghi si tiene lontano dalla partita, si è limitato a chiedere che si affrontino senza ritardi le altre priorità sul tavolo. 

In ogni caso oggi si aprono formalmente le ostilità. Con la Lega che tenterà ogni tipo di sgambetto per far sì che il provvedimento finisca nelle sabbie mobili. «Sarò in Aula perché questo ddl Zan è da bloccare o quanto meno da cambiare in Parlamento», l'avvertimento di Salvini. I difensori del ddl Zan serrano le fila. E' in corso un pressing asfissiante sui malpancisti.

I dem si serviranno degli ordini del giorno: inseriranno lì le richieste avanzate da chi, come Valente e Fedeli, hanno espresso perplessità. Ma la legge non verrà modificata e anzi nel segreto dell'urna il Pd prevede che l'unico sicuro a votare contro sarà Taricco, sugli altri si conta sullo spirito di lealtà. «E sul fatto che chi si sfila non verrà ricandidato», sottolinea secco un senatore. I cattolici dem e Base riformista insisteranno fino all'ultimo per una mediazione e così farà Renzi. Perché il convincimento al di là dei calcoli del Nazareno è che sui voti non palesi a prevalere sarà il centrodestra.

In questo clima di tensione, con lo spettro del rinvio proprio sotto le amministrative, con M5S che oscilla tra l'appoggio al governo senza se e senza ma e la voglia di andare all'opposizione, rischiano di essere decisivi non solo i 17 senatori di Italia viva (nelle cui fila si contano 7 o 8 pronti a dire no allo Zan) ma anche quelli del gruppo misto. Quarantasei voti, la maggior parte proveniente da M5S. Giarrusso, Paragone, Martelli e Pacifico vengono dati per persi. Oltre a Lezzi e Morra si sta lavorando per recuperare le ex pentastellate Granato e Angrisani. Lannutti ha già detto sì, a favore si schiereranno anche Causin e l'ex azzurra Rossi. 

L'altra incognita è legata proprio al partito di Berlusconi. Dopo le prese di posizioni nette del segretario dem Letta si riducono gli spazi per quei forzisti che erano indecisi. Dovrebbe scegliere il campo del ddl Zan soltanto la senatrice Masini. «Altri voti a favore per questa legge non sono previsti mentre è più facile che le defezioni aumentino nel Pd», prevede un big del centrodestra. Nel gruppo dem c'è molto malessere ma non sarà facile sganciarsi. Inutile dire che i fari sono puntati su Renzi. 

 

Il partito del senatore di Rignano ha annunciato che presenterà emendamenti correttivi ma per ora non scopre le carte. Si muove passo dopo passo, «i margini per un'intesa ancora ci sono», il refrain. «Basta con i tatticismi», replica il Pd Mirabelli. Associazioni e collettivi saranno nei pressi del Senato per spingere la legge. Le posizioni critiche nel mondo Lgbt vengono considerate minoritarie. E anche M5S punta a compattarsi in tema di diritti civili, dopo la guerra sulla giustizia. La senatrice Evangelista e altri 4 pentastellati hanno avallato la tesi delle modifiche ma in mancanza di un'intesa hanno promesso di dare il via libera alla legge.

Insomma a parole anche chi ha manifestato dubbi nel fronte ex rosso-giallo promette di allinearsi. Sulla carta lo schieramento per il semaforo verde alla legge contro l'omotransfobia senza cambiare gli articoli 1, 4, e 7 del testo può contare su 145 voti. Sono quelli che hanno votato a favore della calendarizzazione del provvedimento in Aula ma che sono esposti, non presentando emendamenti, al fuoco nemico del centrodestra (per ora fermo a 134) e soprattutto alle manovre di Calderoli, non nuovo a sorprese quando la battaglia si trasferisce sulle procedure.

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