Ddl Zan, rissa in Aula: l'asse tra Salvini e Iv manda il Pd all'angolo

Ddl Zan, rissa in Aula: l'asse tra Salvini e Iv manda il Pd all'angolo
Ddl Zan, rissa in Aula: l'asse tra Salvini e Iv manda il Pd all'angolo
di Mario Ajello
Mercoledì 14 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo agg. 13:44
4 Minuti di Lettura

Si va avanti sul ddl Zan. Nessuna sosta per trovare un accordo, nessun ritorno del testo in commissione come chiede la Lega. Niente. Dritto al muro contro muro anche se Matteo Renzi e Matteo Salvini chiedono qualche giorno per trovare un accordo - ma Enrico Letta non vuole - rimandare la legge alla Camera e approvarla al volo. Ma niente. Discussione sul ddl contro la transomofobia e poi comincerà la lotteria dei voti segreti. «Tanto vinciamo», assicura Letta. E invece i franchi tiratori, sia dem sia M5S, già scaldano i polpastrelli per infilzare, lo vuole la Chiesa, lo vuole una parte dell'opinione pubblica oltre che il centrodestra, la contestatissima legge. Riusciranno ad abbatterla con la sponda di Italia Viva, che ha 17 senatori senza il consenso quali il rischio affossamento è alto? 

Fuori da Palazzo Madama, per l'avvio dell'iter del ddl ci sono le opposte tifoserie.

Tra gli anti-Zan anche CasaPound oltre alla Lega e a Fratelli d'Italia con cartelli e striscioni. 

Dentro il Senato, l'atmosfera a un certo punto è infuocata. «I mondiali, anzi gli Europei, li abbiamo già vinti non voglio un clima da stadio», sbotta la presidente Casellati, richiamando tutti all'ordine, ovvero quelli che contestano il suo «cedimento» alle pressioni leghiste e alla sua disponibilità ad accogliere la richiesta del presidente della commissione Giustizia, il lumbard Ostellari, a sospendere i lavori e convocare una capigruppo-fiume per far tornare il ddl in commissione. Insorgono i dem, ma anche Leu e M5S. Dai banchi della destra, urla e proteste, con tanto di fischietti fatti suonare nell'emiciclo. 

La proposta di tornare in commissione non passa, ma in Aula il problema saranno i voti segreti, e i franchi tiratori che non aspettano altro. Per ora invece anche Renzi - intervenuto in aula - vota contro le pregiudiziali di costituzionalità insieme ai giallorossi (respinte con 124 sì e 136 no) che bloccherebbe il ddl, «ma ci sono momenti nella vita delle istituzioni democratiche - dice - in cui dobbiamo ricordarci chi siamo. Non siamo influencer che mettono dei like o che pensano che la politica fa schifo». Quindi? Matteo propone, rivolto al Pd e alla Lega, un patto: «Si faccia un accordo sui punti legati all'articolo 1, 4 e 7 e, fatto questo, si chieda a tutte le forze politiche di portare la discussione alla Camera entro 15 giorni». Cambiarla subito a cominciare dalla contestata parte sull'identità di genere, e approvarla in tempi brevi: questa la road map secondo l'ex premier. «Se invece si va allo scontro, avrete distrutto la vita di quei ragazzi», ha aggiunto riferendosi alle vittime di violenze di omofobia. Ma il Pd di rito lettiano non è affatto su questa linea.

 

La giudica più o meno una provocazione. Dice che Renzi «inciucia con Salvini» (e lui: «Macché, dico solo che serve un accordo largo»). E comunque si continuerà a discutere e poi martedì è fissato il termine per presentare emendamenti. Poi la grande guerra: e i franchi tiratori tra Pd e M5S potrebbero arrivare a 15, parzialmente neutralizzati da 4-5 dissidenti di Forza Italia e andare sotto con la spinta anche di Italia Viva per Letta sarebbe uno smacco clamoroso. Perciò anche nel Pd cresce l'idea di una soluzione politica, nonostante i niet del segretario.

I due Matteo dicono di non procedere insieme, ma Salvini è sulla stessa lunghezza d'onda di Renzi: «In un mese approviamo una norma di civiltà, tra Senato e Camera. Il reato deve essere chiaro, togliamo dal campo quello che divide e rischia di affossare il ddl Zan». Ieri sera poi si è votato sulle pregiudiziali, e la situazione è quella descritta dal senatore azzurro ma filo-leghista Francesco Giro: «I giallorossi hanno vinto solo per una dozzina di voti, pochini se si considera che per ora Renzi è ancora dalla loro parte in questo scrutinio. Poi non lo sarà. Letta dunque ha già perso». Questi si vedrà e sono tutti pronti alla grande battaglia di luglio-agosto. 

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA