Rosatellum, decisivi i seggi uninominali: le chances del centrodestra

Rosatellum, decisivi i seggi uninominali: le chances del centrodestra
di Diodato Pirone
Giovedì 26 Ottobre 2017, 00:05 - Ultimo agg. 10:49
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Non è del tutto vero che per vincere le elezioni bisogna avere i voti. E’ meglio averne, e tanti, è ovvio. Ma nei sistemi maggioritari - e quello che sta per essere approvato definitivamente lo è per più di un terzo - quello che conta è portare a casa la maggior quantità possibile di seggi uninominali, quelli che vengono aggiudicati anche per un solo voto in più.

Il sistema elettorale delineato con la legge Rosato ne prevede 232 per la Camera (e 109 per il Senato), il 37% del totale, concentrati ovviamente nelle Regioni più popolose. Per raggiungere la maggioranza dei seggi alla Camera occorrerà conquistarne almeno il 55/60% da aggiungere almeno a quelli determinati dal 38/42% di quota proporzionale. Missione difficilissima ma non impossibile.
E’ una delle “sorprese”, peraltro già accennata nell’articolo del Messaggero del 14 ottobre, che stanno emergendo in questi giorni dalle prime simulazioni matematiche sulla nuova legge.

LA PISTA INGLESE
La prima “novità”: non è vero che la legge Rosato non determina maggioranze. Piuttosto (vedi tabella) la coalizione che supererà quota 38% o meglio ancora il 40% nel proporzionale e riuscirà a prendere una maggioranza abbondante di seggi uninominali potrà superare la quota di 316 seggi alla Camera necessari per poter governare senza accordi con altri partiti. Il 40%, e anche più, è un traguardo agguantabile. In Gran Bretagna, ad esempio, alle recentissime elezioni politiche sia i conservatori che i laburisti hanno superato l’asticella del 40%. In Italia è più difficile perché la competizione per il primato si basa su tre comprimari: centro-destra; centro-sinistra e M5S.
La distribuzione dei seggi però vede il M5S nettamente sfavorito in quanto non si coalizza e - a meno di sorprese - dovrebbe prendere molti meno seggi maggioritari degli altri due competitori. Gli osservatori gliene assegnano fra a un minimo di 20 a un massimo di 50 (su 232).

I favoriti nella corsa del maggioritario (e anche del proporzionale) sono i partiti del centro-destra. Che, per quanto profondamente divisi su argomenti strategici come l’Europa e il federalismo, vengono accreditati da tutti i sondaggi di una quota di consenso che oscilla dal 34 al 36%. E’ evidente che da questo trampolino avvicinarsi o superare il 40% è tutt’altro che assurdo.

LE LISTE MINORI
Anche perché la legge Rosato consente alle coalizioni di presentare anche liste “civetta”, come ad esempio quella degli animalisti di cui si è fatto un gran parlare nei mesi scorsi. 
Già nel 2013 Silvio Berlusconi presentò ben 6 liste minori (qualcuno ricorda i Mir, Moderati In Rivoluzione, di Giampiero Samorì?) che portarono 313.000 voti alla coalizione guidata dal Pdl che perse per soli 126 mila voti rispetto a quella capeggiata dal Pd di Bersani. E 300.000 voti equivalgono più o meno all’1% dei voti validi.
Un discorso analogo si appresta a farlo anche il Pd che sta lavorando per presentarsi assieme a liste ad hoc sia alla sua sinistra che verso il centro. In questo momento, però, i sondaggisti accreditano alla coalizione del centro-sinistra percentuali di consenso inferiori di 2/4 punti a quelle del centro-destra.

Renzi e Berlusconi cercheranno di strappare l’uno all’altro ognuno dei 232 collegi maggioritari. Molto importante - e questo effetto i modelli matematici non possono calcolarlo - sarà la qualità dei candidati e la loro popolarità nel territorio. I renziani sperano che buoni candidati convincano l’elettore, che ha a disposizione una sola croce, a spostarsi verso il centro-sinistra. Va ricordato che l’elettorato italiano che con la prima repubblica era mummificato, da vent’anni a questa parte cambia bandiera con maggiore frequenza di altri elettorati europei.

In questo gioco un ruolo determinante potranno averlo le elezioni regionali. Oltre che per le politiche l’anno prossimo si voterà anche per i nuovi consigli regionali di Lombardia, Lazio, Friuli e Molise. Più in generale la partita per la nascita di una maggioranza alla Camera si giocherà in Piemonte, Lazio, Campania e Puglia. La coalizione che dovesse fare cappotto in queste regioni nei collegi maggioritari (ne distribuiscono ben 77) avrà probabilmente i numeri per governare. 

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