Sicurezza e famiglia, tutto fermo fino al voto: nel governo è stallo

Sicurezza e famiglia, tutto fermo fino al voto: nel governo è stallo
di Alberto Gentili
Sabato 18 Maggio 2019, 07:43 - Ultimo agg. 12:55
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www.ilmessaggero.it
ROMA E' stallo. Prima delle elezioni europee non passerà né il decreto sicurezza bis voluto da Matteo Salvini, né il decreto a favore di famiglie e natalità proposto da Luigi Di Maio. Dietro il doppio stop, pasticci tecnici, giuridici, assenza di coperture. E, soprattutto, la guerra senza quartiere tra Lega e 5Stelle: né l'una, né gli altri vogliono concedere all'avversario di alzare la propria bandierina. Conclusione: Giuseppe Conte, per evitare di essere trascinato nella rissa, lunedì celebrerà un Consiglio dei ministri «vuoto» dove il governo si limiterà a procedere alle nomine in scadenza.

Decreti Sicurezza e Famiglia verso il rinvio, stallo governo: Salvini e Conte allo scontro



Salvini però resiste. Appena da palazzo Chigi in serata filtra la notizia del doppio rinvio, dal Viminale esce una nota che racconta l'opposto. E intima: «Il decreto sicurezza dovrà essere all'ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri. I tecnici hanno limato gli ultimi aspetti, il testo è solido, ragionevole e necessario». Il segno che lunedì Salvini è determinato a dare battaglia. «E oltre al decreto, porterà nella riunione del governo anche la riforma dell'autonomia», dicono i suoi.

La minaccia di una prova di forza non spaventa i 5Stelle. Tanto più che, a sentir loro, anche Sergio Mattarella avrebbe detto che il decreto di Salvini «ha troppe criticità e dunque non può passare, sia per multe contro chi salva i migranti in mare, sia per il tentativo del ministro dell'Interno di scippare i poteri agli altri dicasteri». Di Maio, infatti, preferisce addossare sul Quirinale la responsabilità dello stop per evitare di ritrovarsi accusato di Salvini di essere a favore degli scafisti e degli sbarchi dei migranti. Peccato che in serata, informalmente, il Colle smentisca: «Il Presidente valuterà quando ci sarà un testo definito, se non definitivo». E, al momento, non c'è né l'uno, né l'altro.

La tensione, come in ogni giornata pre-elettorale del governo giallo-verde, così sale alle stelle. «Anzi, è densa, si taglia con il coltello...», sospirano a palazzo Chigi. Salvini, determinato a rastrellare voti con il nuovo giro di vite e a far vedere al mondo che è lui a comandare, minaccia: «Mi arrabbierei molto se qualche ministro 5Stelle facesse il furbo e per motivi elettorali bloccasse il decreto». Dello stesso tenore la reazione di Di Maio: «C'è un limite a tutto, sulla famiglia non transigo. Su questo provvedimento si giova il destino e la tenuta del governo. Invece purtroppo vedo che la Lega sabota, fa ostruzionismo per paura di un nostro successo prima delle elezioni». Salvo inchiodare all'ultimo giro: «In ogni caso non tiro la corda sui tempi o la forma, noi facciamo le cose per farle bene e non per vendercele in campagna elettorale. Il decreto può andare a questo Consiglio dei ministri o in un altro». «Può diventare anche un disegno di legge», spiega l'entourage del vicepremier grillino.
 



IL DOPPIO STOP
Nel preconsiglio incaricato di esaminare il decreto di Di Maio «per l'istituzione di un Fondo a favore della natalità e le famiglie» accade di tutto. I tecnici del ministro grillino si presentano con un testo di un solo articolo in cui al secondo comma c'è scritto: «Il Fondo è alimentato dalle eventuali risorse derivanti dai risparmi del Fondo per il reddito di cittadinanza».
Il segretario generale di palazzo Chigi, Roberto Chieppa, parla di «norma fallace» e obietta: «Ma se le risorse sono ancora eventuali, come si fa a parlare di urgenza e dunque di decreto?». La sentenza dei tecnici della Ragioneria è ancora più dura: è assurdo proporre un decreto, se le risorse ricavate da eventuali risparmi sul reddito di cittadinanza potranno essere conosciute «solo all'approssimarsi della fine dell'anno, considerato che potrebbero pervenire ulteriori richieste da parte dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, al momento non prevedibili atteso che l'acquisizione delle menzionate domande è iniziata solo da circa due mesi». Come dire: la proposta di Di Maio, la promessa di 1 miliardo «pronto per le famiglie», è campata in aria.

COMUNICAZIONE M5S
I 5Stelle però non ci stanno. Non vogliono accettare, come non aveva voluto accettare il giorno prima Salvini, che il decreto promesso e sbandierato non sta in piedi. Così fonti pentastellate a metà pomeriggio fanno filtrare: «Lo staff del ministro della Famiglia Fontana nel corso del pre-consiglio sta sabotando il decreto portato da Di Maio e concordato con il Forum delle Famiglie. Siamo sconcertati. La Lega pur di racimolare qualche consenso e fare titolo colpisce tutte le famiglie italiane».
Fontana non ci sta. E alle nove di sera detta un comunicato di fuoco: «Leggo dal documento della Ragioneria che il decreto che ha presentato Di Maio, e sul quale ha scatenato forti accuse nei miei confronti e nei confronti della Lega, non avrebbe le coperture. Mi spiace notare che da diverso tempo, in particolar modo oggi, il vicepremier Di Maio dica menzogne nei miei riguardi e nei confronti dei miei collaboratori. Gli ricordo che la menzogna è un atto di corruzione morale, indice di una predisposizione alla disonestà». La replica di Di Maio: «Non è vero che il mio decreto ha problemi di copertura».
Per fortuna domenica prossima si vota. E, forse, la zuffa avrà termine. Con o senza la crisi.
 

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