In attesa di entrare nel merito dell'attuazione della Zes unica, le imprese hanno già una richiesta esplicita nei confronti del governo: chiedono di essere parte attiva nella definizione della nuova legge. Non solo, cioè, di essere consultate ma di poter entrare nel vivo delle decisioni finali che scaturiranno anche dal dibattito parlamentare per la conversione in legge del Decreto. Ovvero di assumere specifiche responsabilità sia nella Cabina di regia sia nella Struttura di missione che dovrà subentrare agli attuali commissari e assorbirne tutte le funzioni, fino alla materiale approvazione delle richieste di investimento. È in sintesi quanto emerso ieri da Pescara dove, per la prima volta dopo l'approvazione della nuova Zes, si sono seduti attorno allo stesso tavolo i presidenti regionali di Confindustria di Campania, Calabria, Puglia, Abruzzo e Molise, unitamente al vicepresidente di Confindustria Vito Grassi (che è anche il presidente del Consiglio delle Regioni di viale dell'Astronomia). I dubbi ci sono, considerato che la più rappresentativa delle associazioni imprenditoriali è stata sin dall'inizio vicina alle Zes, a prescindere dai governi che dal 2017 ad oggi si sono succeduti.
La “rivoluzione” voluta dal governo e in particolare dal ministro per gli Affari europei, il Sud, il Pnrr e le Politiche di coesione, Raffaele Fitto, pur condivisa nella cornice generale, lascia aperti infatti non pochi interrogativi a chi ha la titolarità degli investimenti privati. Li riassume, nell'abituale cautela delle valutazioni pubbliche di Confindustria, un passaggio della nota finale dell'incontro abruzzese. «Vogliamo immaginare anche una Zes unica soprattutto come evoluzione ed upgrade delle attività già in corso e senza soluzione di continuità per gli investimenti in corso, come piattaforma logistica integrata, ben informatizzata e che riesca a essere di supporto alle aziende che operano e opereranno con nuovi insediamenti e con evidenti necessità di flussi di merci», scrivono i presidenti regionali. Non possiamo nemmeno ipotizzare che, in questa fase di transizione verso la Zes unica e la nuova governance prevista, si possano bloccare i processi virtuosi avviati negli ultimi mesi in ognuna delle otto Zes grazie soprattutto al lavoro dei commissari di governo e alle norme che rendono possibili la semplificazione burocratica e la disponibilità del credito di imposta necessario», aggiunge più tardi Vito Grassi dal palco del Teatro comunale di Benevento durante il dibattito organizzato dalla Ficei, la Federazione nazionale delle aree consortili industrializzate. E proprio dai consorzi Asi arriva l'ulteriore pressing nei confronti del governo perché riveda l'attuale impostazione della governance della Zes unica e consideri centrale il ruolo di queste aree dalle quali già oggi passa una buona fetta degli investimenti nel Mezzogiorno, come ricorda opportunamente il presidente Ficei Antonio Visconti. «Accentrare tutte le procedure a Palazzo Chigi aggiunge rischia di creare la vera e propria paralisi degli investimenti».
Ma come si potrà intervenire, eventualmente, nelle more di attuazione della Zes unica e arrivare ad una mediazione che contempli anche le esigenze degli attori principali, come le imprese? La sottosegretaria della Lega ai Rapporti con il Parlamento, Giuseppina Castiello, pur definendo giusta e necessaria l'istituzione della Zes unica, apre a eventuali modifiche in sede di conversione del Decreto Sud sottolineando, però, l'importanza dell'impegno del governo per rendere attrattivo su scala internazionale il Mezzogiorno e rivendicando allo stesso esecutivo la necessità di accentrare decisioni delicate per colmare le inefficienze dei livelli territoriali, come nel caso di Caivano o, in passato, dell'emergenza rifiuti in Campania. Ma le distanze con l'opposizione e segnatamente con il Pd appaiono al momento ampie: «Il governo ha stracciato le Zes ponendo fine ad un'esperienza nata con l'esecutivo Gentiloni, proseguita con tutti i governi successivi e arricchita di norme, come il taglio dell'Ires di cui le imprese ci hanno sempre ringraziato e che oggi, invece, vengono abolite», dice il deputato Pd Piero De Luca, preannunciando altresì che il suo partito intende chiedere in Parlamento l'abrogazione della norma.
Sono avvisaglie di un dibattito politico che si annuncia serrato e nel quale, fatalmente, entreranno anche altre delicate variabili, come il rapporto fra la Zes unica che, di fatto, riduce il ruolo delle Regioni, e la riforma dell'autonomia rafforzata che, invece, alle Regioni destina nuove funzioni anche sul piano legislativo. Per non parlare dei punti ancora da definire, come l'ammontare del credito d'imposta per gli investimenti (1,5-2 miliardi la previsione per ognuno dei tre anni previsti giudicata però troppo al ribasso rispetto ai potenziali interessi delle aziende). O i possibili profili di incostituzionalità della misura sollevati ieri dall'economista Riccardo Realfonzo dell'Università del Sannio. Di sicuro la proroga delle gestioni commissariali nelle otto Zes, sancita dal testo pubblicato sulla Gazzetta ufficiale l'altro giorno, lascia immaginare tempi non brevissimi per l'attuazione della riforma (c'è chi azzarda la prossima primavera, prima del voto per le Europee di giugno). Ma questa potrebbe alla fine rivelarsi una pausa persino salutare, nel senso che potrebbe far immaginare soluzioni finali più condivise rispetto al clima che si respira oggi. Se così sarà, lo sapremo presto.
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