Dell'Utri dal carcere di Rebibbia: «Vogliono vedermi sulla sedia a rotelle»

Dell'Utri dal carcere di Rebibbia: «Vogliono vedermi sulla sedia a rotelle»
di Valentino Di Giacomo
Venerdì 9 Febbraio 2018, 10:31 - Ultimo agg. 15:05
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«È l'ennesimo atto di crudeltà giudiziaria compiuto». In una lettera consegnata ai suoi legali, Marcello Dell'Utri ha manifestato tutta la propria amarezza contro la decisione del tribunale di sorveglianza che martedì scorso gli ha negato la scarcerazione per consentirgli di curare il cancro e le altre patologie di cui è affetto senza i vincoli della prigione. «Mi meraviglia ha scritto l'ex senatore di Forza Italia che nulla è stato disposto perché mi sia praticata una forma di terapia effettiva, idonea e concreta compatibile con il mio stato». Parole ribadite ieri mattina ad Amedeo Laboccetta, il deputato di Forza Italia che è andato a trovarlo come di consueto nel carcere di Rebibbia.

«Vogliono vedermi sulla sedia a rotelle? Poiché cammino ancora si è sfogato Dell'Utri - i giudici dicono che potrei fuggire, per loro le mie condizioni fisiche non sono peggiorate e quindi devo restare in carcere. Un'assurdità». Quando Laboccetta è entrato nella cella di sei metri quadrati dell'ideatore di Forza Italia, lo ha trovato intento a studiare. Dell'Utri sta preparando un esame di Storia del libro che dovrà tenere all'università di Bologna dove è iscritto da mesi. «Non accetterò meno di 30 e lode ha confidato fino ad ora ho accettato solo un 27, il resto degli esami li ho superati tutti con la lode». Il segnale che nonostante il duro colpo subito dopo la decisione che non potrà curarsi fuori dal carcere, la tempra dell'uomo resta forte, anche se le condizioni di salute restano precarie. «Non voglio morire in carcere ha detto vorrei solo poter curare meglio la mia salute, non chiedo pietà, ma giustizia.
 
I medici mi dicono che per stare meglio dovrei camminare, ma qui come posso fare? Nel cortile di 15 metri dove si svolge l'ora d'aria non c'è nemmeno lo spazio». Anche nell'infermeria dove si trova l'ex senatore racconta Laboccetta - gli spazi sono esigui: ci sono 58 detenuti, di cui 8 con problemi psichiatrici. «Gli ho fatto dono spiega il deputato napoletano di un libro del saggista francese Dominique Venner e lo ha molto apprezzato. Mi ha fatto molto riflettere Marcello quando mi ha detto che considera i libri e, quelli di storia in particolare, dei farmaci straordinari. Come pillole curative». Nei giorni scorsi Laboccetta aveva denunciato la mancata partecipazione dei vertici di Forza Italia al dramma che sta vivendo Dell'Utri. «Un partito che si dice garantista come il nostro aveva detto - non può restare in silenzio». Proprio ieri il leader forzista Silvio Berlusconi ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a non far visita a Rebibbia al suo amico. «Io ho tante persone attorno a me che vanno regolarmente a trovare Marcello Dell'Utri ha spiegato - però mi hanno impedito, per quello che sono stati i rapporti con Marcello, di andare a trovarlo. Ritengo comunque che la sua condizione in carcere sia disumana e barbara». Parole che hanno fatto piacere all'ex senatore, anche se secondo Laboccetta il partito dovrebbe fare di più. Eppure, neppure nella sua missiva consegnata ai suoi legali Dell'Utri ha voluto manifestare la delusione. Ha però chiesto ai suoi avvocati di chiarire la vicenda sulla sua presunta latitanza in Libano dove fu arrestato nell'aprile del 2014 mentre si trovava in un hotel di Beirut. «Dicono che potrei fuggire, ma è una leggenda perché non ero in Libano per scappare». All'amico Laboccetta Dell'Utri ha poi fatto una richiesta particolare: di portargli la prossima settimana, quando gli farà nuovamente visita, un libro di Paolo Isotta sulla musica e gli animali, per ora l'unica evasione consentita è quella che concede il mondo della fantasia.
 
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