«Alla fine è andata di lusso», sospira il funzionario di polizia con i suoi uomini, dopo che Matteo Salvini ha lasciato via dei Lucani. Già, perchè che la visita del ministro dell'Interno nel quartiere storico degli Autonomi romani sarebbe stata 'caldà era un fatto annunciato. E così è stato: con striscioni, proteste e cori una cinquantina di militanti di sinistra hanno sbarrato l'ingresso dello stabile dove è stata trovata morta la sedicenne Desirèe Mariottini.
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A fronteggiarli, diversi sostenitori del ministro. Salvini ha fatto quindi dietrofront promettendo però il pugno di ferro: «tornerò con la ruspa». In realtà è poi tornato a sorpresa nel primo pomeriggio - senza folla e contestatori - non con la ruspa ma con una rosa bianca che ha depositato davanti al cancello del complesso dove campeggia la scritta 'Giustizia per Desiree. San Lorenzo non dimenticà. La prima puntata del titolare del Viminale in via dei Lucani è durata circa mezzora. Sceso dall'auto, ha dovuto affrontare subito l'assedio non dei contestatori, ma dei cronisti e dei cameraman che lo attendevano. Muovendosi a fatica nella stretta stradina che costeggia l'area-cantiere diventata terra di nessuno, il ministro è arrivato nei pressi dell'ingresso, dove è stato affrontato da un gruppo di manifestanti intenzionati a non permettergli di avvicinarsi allo stabile. In prima fila, le attiviste di 'Non una di menò che si sono messe davanti all'ingresso esponendo striscioni: 'No alla strumentalizzazione sul corpo di Desiréè, 'Salvini specula sulle tragedie. San Lorenzo non è una passerella elettoralè. Quando lui è arrivato è partito il coro: «sciacallo, sciacallo» e poi «Fuori Salvini dai quartieri». Nel folto assembramento anche sostenitori del ministro che gridavano a loro volta: «Vai avanti così, solo tu ci puoi salvare», «l'Italia agli italiani», «Sei l'unico che è venuto nel nostro quartiere». Tra di loro, persone in maglietta nera e parte un urlo: «ci vuole zio Benito». La contrapposizione tra le diverse anime della manifestazione si limita ad insulti ed invettive e le forze dell'ordine presenti numerose non devono quindi intervenire, limitandosi - ma è già una bella fatica - a scortare il ministro, che continua a parlare con giornalisti, supporter e contestatori. Le prime parole di Salvini sono per l'ambiente in cui è maturata la morte di Desiree. «Si sta lavorando - annuncia - per mettere in galera questi vermi, queste bestie.Stuprata e ammazzata a 16 anni.
Avrà giustizia, lo prometto: le bestie assassine (di qualunque nazionalità) marciranno in galera. E che schifo quei 4 idioti dei centri sociali che dimostrano di preferire caos a ordine, spacciatori a poliziotti.
Un fiore e Giustizia, per #Desirée. pic.twitter.com/6uyAGsWRVZ— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 24 ottobre 2018
La procura e la questura hanno già le idee chiare, stanno facendo i riscontri del caso, temo che anche questa volta siano tutti cittadini stranieri e farò tutto il possibile perchè vengano rispediti immediatamente a casa loro». Promette quindi «un piano straordinario di sgomberi», ricordando che nello stabile di via dei Lucani, «che appartiene peraltro ad una srl amministrata dal fratello di Walter Veltroni», la forza pubblica «è dovuta intervenire sette volte ed ora c'è stato il morto. Se anche la giustizia non fa la sua parte e non costringe i proprietari a riqualificare gli immobili la polizia non può fare nulla». Quanto alle proteste, osserva, lui che negli ultimi mesi si è abituato ai bagni di folla amica ed alle richieste di selfie, «se ci sono 30 ragazzotti dei centri sociali che preferiscono gli spacciatori ai residenti, è un problema loro».
Il ministro torna un paio d'ore dopo - non annunciato questa volta - nella via di San Lorenzo e lascia una rosa bianca davanti al cancello. «Sono tornato come promesso - spiega - senza i casinisti di professione dei centri sociali che si trovano bene evidentemente tra alcol e droga».