Di Battista, il ritorno flop sui sondaggi cinquestelle

Di Battista, il ritorno flop sui sondaggi cinquestelle
di Francesco Lo Dico
Lunedì 11 Febbraio 2019, 07:00
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Le ultime performance non avevano premiato né lui, né il Movimento (in calo di due punti dal suo ritorno) né il governo. Che anche a causa delle sue dichiarazioni si è trovato d'improvviso catapultato nella crisi diplomatica con l'Eliseo, isolato in Europa sul caso Maduro (Sto con Putin? «L'Europa avrà un futuro se si sgancerà dagli americani», dice), e diviso sulla Tav. Ma ospite nel salotto tv dell'Annunziata, Alessandro Di Battista non molla di un centimetro e anzi rilancia. In Mezz'ora attacca di nuovo Parigi che non deve darci lezioni perché «ha sbattuto i migranti alla frontiera in una foresta come cani», si scaglia ancora contro il franco coloniale africano, e aggiunge che la Francia deve chiedere «scusa per l'intervento scellerato in Libia nel 2011 che ha provocato l'esodo dei migranti e migliaia di morti», e accusa di complicità anche l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che a suo dire, quando fu deposto Gheddafi, «si è piegato in modo vile», rifiutandosi di scusarsi per il termine utilizzato dopo la pronta reprimenda di Lucia Annunziata. «Mattarella non si sarebbe mai comportato come Napolitano», chiosa Dibba. Che però si becca una nota in condotta anche dall'attuale capo dello Stato. Poco dopo l'affondo, la nota del Quirinale gela Dibba e precisa che il presidente della Repubblica ha telefonato nel Giorno del Ricordo a Napolitano per esprimere «grande apprezzamento per la sua presidenza, verso cui va la doverosa riconoscenza degli Italiani».
 
L'ennesimo pasticcio. Che arriva proprio nelle ore in cui il Movimento, in picchiata nei sondaggi, attende tremebondo i risultati in Abruzzo. Al di là dell'ostentata indifferenza per i consensi in picchiata, dalla war room a Cinque Stelle arrivano da giorni pessime notizie: i sondaggi interni segnalano i grillini al di sotto del 25%: rispetto alle politiche un drastico calo compreso tra gli 8 e i 9 punti. Il calo registrato dal ritorno di Dibba in poi, è del resto evidente anche se si mettono a confronto due sondaggi di Index Research, per Piazza Pulita. In quello recente del 7 febbraio, l'istituto quota il Movimento che era quasi al 33% dopo le politiche al 23,3%, contro il 24,8% di consensi accreditati agli stellati a metà dicembre. Ma nelle chat del gruppo dirigente stellato, le ragioni del crollo sono imputate ai dissidenti. «Siete voi e i vostri continui distinguo ad aver aizzato contro di noi la base», è il senso delle accuse rivolte ai non allineati. Ma ciò che i vertici stellati non confessano è che dati alla mano, una quota parte del flop è direttamente riconducibile ad Alessandro Di Battista.

Richiamato in patria in tutta fretta per risollevare le sorti del Movimento in vista delle Europee, Dibba sembra infatti essere riuscito a bruciare fin dal suo ritorno fino a due punti percentuali di consenso. Un effetto boomerang di cui c'è traccia evidente nell'ultimo sondaggio di Pagnoncelli per Ipsos di fine gennaio, che vede il 28% degli elettori convinto che Dibba è meno convincente di prima, contro il 17 persuaso del contrario. Ma anche sui social, dove Alessandro si è visto rivolgere dai militanti violente critiche e persino insulti. Un vero e proprio inedito. A dire l'aria che tirava per il grillino, era stato l'11 gennaio il ritorno in tv ad Accordi e Disaccordi. «È il momento di passare all'attacco», prometteva Dibba. «È il momento di passare all'attacco? E più attaccati di così... ci avete venduto dopo aver fatto incetta di voti. F35, Ilva, Tav, tap, terzo valico», era stata l'accoglienza dei militanti. Ma l'autogol più clamoroso che ha fatto scattare l'allarme rosso in casa grillina è stata l'ondivaga gestione del caso Diciotti. Che è costata a Di Battista un bagno di sangue. A Domenica Live Dibba non ha dubbi: «Credo che Salvini dovrebbe rinunciare all'immunità». Quarant'otto ore dopo, da Fazio, la giravolta. «Non è giusto processare Salvini». Un dietrofront clamoroso, che fa finire l'ortodosso alla sbarra. «Ma anche un doppio suicidio commenta un colonnello stellato esperto di social : con la prima uscita, Alessandro si è messo contro quei nostri sei elettori su dieci che vogliono mettere in salvo Salvini. Con la seconda ha mandato su tutte le furie gli elettori duri e puri, che hanno visto in lui la prova definitiva del tradimento dei valori fondativi, in favore di quelli della Casaleggio». «Sei un buffone ipocrita», lo attaccano i duri e puri su Facebook dopo la retromarcia. «Vuoi far cadere il governo?», è l'affondo dei realisti.

Controproducente, si rivela pochi giorni prima anche il tentativo abbozzato da Dibba di difendere la linea del governo sui migranti. «Mi dispiace gli dice per tutti Franca sui social - io vi ho sempre sostenuto e votato, ma lo SCHIFO che avete fatto in questo governo sulle spalle della povera gente che muore è VERGOGNOSO!!!».

Viceversa non paga neppure il tentativo di recuperare l'ala terzomondista del Movimento, che spinge Dibba ad affermare che «l'ultimatum Ue al Venezuela è una str megagalattica» con tanto di omaggio a Putin: «Meno male che c'è». «Mi dispiace ma stavolta hai toppato», lo riprende un militante. Di pochi giorni prima, il danno d'immagine che Dibba patisce suo malgrado, dopo l'outing del padre Vittorio che ammette di fronte alle Iene di aver avuto al suo servizio un lavoratore in nero. Alessandro, pur incolpevole, prova a parare il colpo nella diretta Facebook prima che il servizio sia messo in onda. Ma i militanti non perdonano. «Non puoi fare le prediche etiche a chi lavora da una vita ed essere il primo trasgressore... non gridare onestà... caxxo», lo apostrofa Valter. E certo. C'è anche la Tav, con tanto di vaffa alla Lega che «non deve rompere i c. e tornare da Berlusconi». Numerosi infortuni, che le recenti uscite sul taglio dei parlamentari e dei compensi Rai non sembrano però riusciti a guarire. «Il guaio è l'analisi di un parlamentare stellato di lungo corso è che avevamo richiamato Dibba per recuperare un po' di voti a sinistra. E invece, non solo non c'è riuscito».

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