M5S, per Di Maio bagno di folla a casa sua: «Il nostro governo è inevitabile»

M5S, per Di Maio bagno di folla a casa sua: «Il nostro governo è inevitabile»
Martedì 6 Marzo 2018, 20:10 - Ultimo agg. 7 Marzo, 08:32
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Il predellino di berlusconiana memoria, la folla, le mani tese, i cori da stadio: la prima uscita di Luigi Di Maio da vincitore è nella sua terra. Acerra, Volla, Pomigliano: tre tappe per mandare un messaggio anche alle altre forze politiche e al Colle sul risultato elettorale del M5S. Un Movimento capace di prendere il 64,7% in una città, come Acerra, dove a stento superava il 15%. 



«In questi giorni tutti stanno provando ad avvicinarci alla destra o alla sinistra, noi non siamo né di destra né di sinistra, sono categorie superate e dobbiamo dirlo con forza perché è questo che ci ha fatto arrivare dove siamo» ha esordito Di Maio dal palco di Pomigliano d'Arco, casa sua, dov'è stato acclamato più che altrove. «Non siamo una forza territoriale, siamo inevitabilmente proiettati al governo di questo Paese, non come altri che sono forze politiche territoriali che stanno a oltre 15 punti da noi» ha aggiunto facendo chiaro riferimento alla Lega di Matteo Salvini. «Io sentivo il bisogno di venirvi ad abbracciare subito perché qui si è fatta la storia. Vi posso assicurare che essere qui, vedervi ringraziare e regalare anche un sorriso a chi non ce l'ha fatto, c'era chi ci insultava, e noi gli abbiamo regalato un sorriso che sfonda il 60%. Non serbiamo rancore, non è una partita di calcio». «Non passiamo il tempo a vantarci dei risultati noi abbiamo un unico grande obiettivo, che è prendere questo consenso non per andare a Palazzo Chigi ma per riunire il primo Cdm e fare le tre cose promesse da Piazza del Popolo, abolire i vitalizi, tagliare gli stipendi ai parlamentari e prendere 30 miliardi dagli sprechi per metterli in diritti» ha affermato nel suo discorso. «Ci sono da eleggere i presidenti delle Camere, noi siamo pronti al dialogo con tutti ma dovete venire a parlare con noi perché sennò è difficile fare qualcosa in questa legislatura» ha avvertito. «Le coalizioni non hanno i numeri per governare. La coalizione di centrodestra non è una coalizione, ieri Salvini diceva che doveva avere l'incarico e oggi Berlusconi dice che è lui il leader. È successo quello che avevamo detto, che questi si sfaldavano la sera dopo le elezioni.» ha poi sottolineato. «Ho sentito tanti apprezzamenti da ambienti che non sono vicini a noi, che hanno detto 'mettiamoli alla prova'. Bene io accolgo senza polemica e senza fraintendimenti questi apprezzamenti, dobbiamo essere aperti, inclusivi» ha aggiunto Di Maio con chiaro riferimento alle parole arrivati, oggi, prima da Confindustria e poi da Sergio Marchionne nei riguardi del M5S. 
 

 

È la Terra dei Fuochi, la terra di Luigi Di Maio, quelle delle battaglie ambientali del primo grillismo ad accogliere Di Maio. Ad Acerra, tra i primi militanti ad arrivare nell'angusto spazio 5 Stelle situato vicino al castello baronale ci sono Alessandro Canavacciuolo e Maria, moglie di Michele Liguori, il vigile anti-roghi morto del 2014 per un cancro causato dalla diossina e diventato il simbolo della battaglia ai rifiuti tossici. «Il M5S è pulito e ha un programma, il consenso è arrivato fin troppo tardi», spiega Maria rimpiangendo la sconfitta pentastellata alle Comunali di Acerra nel giugno scorso. Ma, il 4 marzo, quello che era un feudo di FI con qualche incursione della sinistra è stato spazzato via dall'onda gialla pentastellata. Di Maio arriva ad Acerra con oltre un'ora di ritardo, sale sul predellino del pulmino del suo rally, sorride, saluta, cerca di dimenarsi tra le decine di persone che lo attendono sin dal primo pomeriggio. «Cacciateli, cacciateli», gridano i residenti di una cittadina di 50mila abitanti dove campeggiano scritte come «fuoco ai politici». Per loro, «Giggino è già presidente». 
 
 

«Speriamo di andare al governo, sarebbe una delusione non farlo», spiega ancora Maria mentre Canavacciuolo - protagonista di una lunga battaglia giudiziaria che ha portato alla condanna dei fratelli Pellini per disastro ambientale - non si perde d'animo: «se non ci andiamo, la nostra battaglia continua». Ed è una battaglia che, nella città del connubio tra criminalità e rifiuti tossici, ha un obiettivo prioritario: chiudere il termovalorizzatore, uno dei più grandi d'Europa. Complice la folla e le non facili condizioni di sicurezza, Di Maio sceglie di non parlare, prima di lasciare Acerra per fare tappa in un punto Sos Equitalia di Volla e finire il suo mini tour nella sua città, Pomigliano d'Arco. Una piccola piazza moderna, segnata da palloncini gialli sventolati da decine di residenti, lo attende. Dietro il palco campeggia il primo piano del leader M5S con la scritta, a caratteri cubitali, «grazie». Qui, nel 2010, da candidato al Consiglio comunale Di Maio prese 59 voti. Aveva 23 anni e per lui la sconfitta fu una decisiva «sliding door», permettendogli di correre, nel 2013, per la Camera. Ci è tornato alla fine di febbraio, riempiendo in ogni ordine di posti il Palazzetto dello Sport. Poi, la vittoria all'uninominale doppiando Vittorio Sgarbi. Oggi, il «figliol prodigo» finora un pò snobbato dalla sua terra, torna per l'incasso. Nei prossimi mesi, Pomigliano sarà la città della Fiat, di un festival jazz tra i più seguiti del Mezzogiorno e forse, chissà, di «Giggino ò presidente».

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