Decreto, la sfida Conte-M5S. Migranti, c'è l'accordo: «La sanatoria si deve fare»

Decreto, la sfida Conte-M5S. L'asse premier-Pd gela il Movimento: «La sanatoria si deve fare»
Decreto, la sfida Conte-M5S. L'asse premier-Pd gela il Movimento: «La sanatoria si deve fare»
di Alberto Gentili
Mercoledì 13 Maggio 2020, 00:36 - Ultimo agg. 16:06
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Altra giornata di passione. Altra via crucis per governo e maggioranza rosso-gialli. Il maxi-decreto da 55 miliardi si arena sulla regolarizzazione dei migranti e non solo sulla caccia alle coperture.

Il Paese attende ossigeno per la ripartenza con un Pil in picchiata e i 5Stelle non trovano di meglio che bloccare tutto tornando a scandire il loro no. Per paura della concorrenza di Matteo Salvini che si dice «pronto a tutto per fermare la sanatoria». E perché, dopo anni di propaganda populista, faticano (e tanto) ad accettare una norma che secondo il premier Giuseppe Conte è invece di «buonsenso». Norma che a metà pomeriggio la ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, annuncia urbi et orbi di aver messo nero su bianco sulla base dell'accordo raggiunto domenica notte. Quello poi sconfessato dai 5Stelle. E che durante la notte è oggetto di una trattativa al coltello. «Ma solo sui dettagli, la sostanza non potrà cambiare», fanno sapere fonti del Pd.

La speranza di Conte è dunque che nelle prossime ore prevalga, appunto, il «buonsenso» e che faccia valere il suo peso l'ala più governista e più progressista del Movimento incarnata da Stefano Patuanelli e dal presidente della Camera Roberto Fico, che però su questo tema è in minoranza nel M5S. Il premier ha fatto trapelare di sperare che nel dibattito interno ai 5Stelle si affermi il «senso di responsabilità». Perché una cosa appare certa: il Pd, Leu, Italia Viva, il Viminale e lo stesso Conte non hanno intenzione di cedere. Se non su qualche «piccolo ritocco».

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Indipendentemente da come andrà a finire, lo scontro sulla regolarizzazione di migranti, colf e badanti segna un punto di svolta per Conte. Come già accaduto per la Tav e con ogni probabilità come accadrà per l'uso del Fondo salva Stati (Mes), il premier fa la sua scelta di campo. Di fronte al muro alzato dai 5Stelle, in particolare l'ala destra del Movimento incarnata da Luigi Di Maio, il premier boccia la propaganda populista e sovranista. Si schiera apertamente a favore del provvedimento che dovrebbe portare alla regolarizzazione di 500mila tra lavoratori agricoli, colf e badanti. Con il risultato di innescare la reazione dei 5Stelle: Conte li smentisce, parla di accordo raggiunto domenica e per tutta risposta il capo politico protempore Vito Crimi e il dimaiano Carlo Sibilia smentiscono lui. Di più. Chiedono e pretendono ciò che per gli alleati è «inaccettabile»: lo stralcio della norma dal decreto, per poi abbandonarla su un binario morto.

La scelta di campo di Conte avviene poco prima di pranzo con un comunicato ufficiale di palazzo Chigi che è a metà strada tra un tentativo di mediazione e uno schiaffone ai grillini ribelli. Per prima cosa il premier smentisce di essere irritato con Di Maio, sospettato dagli alleati di essere il vero artefice dello stop alla sanatoria. Poi spezza un ramoscello di ulivo verso il Movimento: «I 5Stelle si stanno legittimamente interrogando» sul dossier. Infine benedice, conferma e assume la paternità dell'intesa siglata domenica notte e rigettata lunedì mattina dall'ala destra del Movimento, facendo appello al buonsenso dei grillini: «Regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute tanto più in questa fase di emergenza sanitaria». In aggiunta, Conte prova a far ingoiare l'accordo all'ala destra del Movimento, ricordando che già Umberto Bossi e Gianfranco Fini vararono una sanatoria dello stesso tipo.

Il tentativo però va a vuoto. Crimi e la parte meno governista del Movimento partono di nuovo alla guerra. Il capo politico prima nega di aver dato il via libera all'intesa: «Fin dall'inizio sono state evidenti a tutti le mie perplessità». Poi gonfia i muscoli: «Non arretreremo di un millimetro, non possiamo accettare la sanatoria dei reati penali e amministrativi per chi denuncia un rapporto di lavoro irregolare, avrebbe effetti morali devastanti». E Sibilia, sottosegretario agli Interni, va allo scontro sia con Conte che con la Lamorgese, chiedendo lo stralcio della norma: «Tenere fermo per i migranti un decreto urgente che contiene reddito di emergenza, prestiti a fondo perduto per le imprese e riduzione dei costi delle bollette è assurdo».

Troppo per Pd, Leu e Italia Viva.

Tant'è che a questo punto scatta la reazione degli alleati con in testa il vicesegretario dem Andrea Orlando. Il pressing sui 5Stelle si fa asfissiante. C'è chi invoca un vertice risolutivo. Chi perfino la cacciata dalla maggioranza dell'ala destra dei grillini, sostituendola con responsabili di varia provenienza. Perché, per dirla con Matteo Renzi, «quelli lì sono davvero imbarazzanti».

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