Governo Draghi, tutti i nomi dei 23 ministri: 8 donne. Domani il giuramento

Governo diretta, Draghi a colloquio al Quirinale da Mattarella con la lista dei ministri
Governo diretta, Draghi a colloquio al Quirinale da Mattarella con la lista dei ministri
Venerdì 12 Febbraio 2021, 17:34 - Ultimo agg. 13 Febbraio, 00:19
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Nasce il governo Draghi. Molti i politici, tante le conferme. Ma ai tecnici vanno tutti i ministeri chiave. La nuova squadra di ministri, che registra anche un terzo di donne, è formata e dà spazio a tutti i partiti dell'ampia maggioranza che sostiene l'esecutivo, con - appunto - figure di fiducia del premier in dicasteri chiave. Il premier sale al Colle alle 19 e dopo quaranta minuti di colloquio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglie la riserva. Come le regole vogliono, poi esce dallo studio del capo dello Stato e legge i 23 nomi. Asciutto nello stile, non aggiunge alcun commento davanti alle telecamere. Solo lasciando il Quirinale si lascia andare per un attimo: «In bocca al lupo», risponde ai fotografi che lo attendono sommergendolo di flash. In serata Draghi ha incontrato a palazzo Chigi il presidente del uscente Giuseppe Conte. Il colloquio è durato mezz'ora. Dopo il giuramento del governo al Quirinale, alle 13 è prevista la cerimonia della campanella, con il passaggio di testimone.

Ecco la lista dei 23 ministri: 

Senza portafoglio:
- Federico D'Incà ai Rapporti con il Parlamento;
- Vittorio Colao all'innovazione;
- Renato Brunetta alla Pubblica amministrazione;
- Maria Stella Gelmini agli Affari regionali;
- Mara Carfagna al Sud;
- Elena Bonetti alle Pari opportunità;
- Erika Stefani alle Disabilità;
- Fabiana Dadone alle Politiche giovanili;
- Massimo Garavaglia ministro del Turismo.

 



Con portafoglio:
- Luigi Di Maio al dicastero degli Esteri;
- Luciana Lamorgese all'Interno;
- Marta Cartabia ministro della Giustizia;
- Lorenzo Guerini alla Difesa;
- Daniele Franco all'Economia;
- Giancarlo Giorgetti ministro Sviluppo Economico;
- Stefano Patuanelli all'Agricoltura
- Roberto Cingolani alla Transizione ecologica.
- Roberto Giovannini ministro per le Infrastrutture,
- Patrizio Bianchi, ministro dell'Istruzione;
- Cristina Messa titolare dell'Università;
- Andrea Orlando titolare del Lavoro;
- Dario Franceschini alla Cultura
- Roberto Speranza alla Salute.

Il percorso

Nessuna trattativa estenuante con le forze politiche: la composizione dell'esecutivo è una partita che l'ex numero uno della Bce ha giocato solo affidandosi ai consigli del Colle, come Costituzione vuole.

Ciò non toglie che ci sia voluto ugualmente un complesso lavoro di cesello per trovare i giusti equilibri. Ora manca il giuramento, in agenda alle 12, e poi si terrà il primo Consiglio dei ministri. A metà settimana ( da mercoledì al Senato) toccherà infine alle Camere votare la fiducia e a quel punto inizierà la corsa contro il tempo. L'emergenza sanitaria, economica e sociale - lo ha detto Draghi accettando l'incarico il 3 febbraio - sono le priorità: i temi si intrecciano e molto passerà per il Recovery plan. Che sarà rivisto e reso operativo lavorando fianco a fianco con il sottosegretario alla presidenza Garofoli ma soprattutto con il nuovo ministro dell'Economia e il ministro per la Transizione energetica, che fonderà i temi ambientali e alcune competenze in materia energetica: e qui i nomi scelti, quello di Daniele Franco e Roberto Cingolani, sono fuori dal perimetro dei partiti. Il M5s viene dunque solo parzialmente accontentato: il contenitore chiesto da Beppe Grillo c'è ma alla guida non va un esponente del Movimento. «Lo abbiamo fortemente voluto», rivendica su Fb Luigi Di Maio (che viene confermato alla Farnesina) perché «questo è il governo della transizione ecologica». Parla invece di una presa in giro Barbara Lezzi, tra le voci critiche dei 5s: «Il super ministero non c'è. Non abbiamo votato per questo». 

La distribuzione

Finisce sempre nelle mani di una 'tecnicà il ministero della Giustizia, tema particolarmente divisivo per i partiti che compongono la maggioranza: a guidare via Arenula sarà l'ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. All'innovazione tecnologica e digitale va invece Colao. Molti altri ministeri vengono suddivisi fra i partiti. I 5S vedono rappresentate quasi tutte le proprie anime, il Pd anche con l'entrata di Andrea Orlando che guida il Lavoro. I Dem non portano donne però in Cdm. Nicola Zingaretti assicura di volervi porre rimedio: il «tema della differenza di genere è il cuore del programma per la ricostruzione italiana», dice il segretario rinviando alla nascita del sottogoverno. A incassare un ministero di peso come lo Sviluppo economico è la Lega: va a Giancarlo Giorgetti, mentre l'ex viceministro all'Economia Massimo Garavaglia prende la guida del Turismo che diventa un dicastero a sé. Ma i leghisti ottengono pure la nascita del ministero della Disabilità. «Imprese, turismo, disabili. Lega da subito al lavoro pancia a terra per aiutare e rilanciare il cuore dell'Italia», twitta per primo Matteo Salvini. A Forza Italia vanno tre dicasteri ma tutti senza portafoglio: Brunetta alla Pa, Gelmini agli Affari regionali e Carfagna al Sud. Tutti e tre sono stati al governo con Berlusconi. Draghi sceglie invece la continuità per un ministero fondamentale nella gestione dell'emergenza Covid, quello della Sanità: a guidarlo sarà ancora Roberto Speranza di LeU che ricorda come la salute sia «un diritto tutelato dalla Costituzione». E questo vale anche per chi non può permetterselo, sottolinea tracciando la linea della propria azione politica. Per Italia Viva torna al governo Elena Bonetti, che si occuperà sempre di Famiglia, e che insieme a Teresa Bellanova con le dimissioni ha ufficializzato la crisi del Conte II.

 

 

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