Draghi in Senato sulle armi a Kiev: «Abbiamo mandato del Parlamento per cercare la pace». Ok a risoluzione maggioranza

Draghi in diretta al Senato
Draghi in diretta al Senato
Martedì 21 Giugno 2022, 14:59 - Ultimo agg. 22 Giugno, 06:38
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L'unità rimane «essenziale». Alla fine della giornata più lunga Mario Draghi vince le resistenze 5 Stelle, complice il terremoto innescato dall'avvio della raccolta firme per un gruppo autonomo guidato da Luigi Di Maio, e incassa il sì compatto della sua maggioranza al Senato, con 219 voti. Avanti con il sostegno all'Ucraina e con la ricerca della via del dialogo per arrivare alla pace, quindi. Così come da mandato che il Parlamento già aveva dato all'inizio del conflitto, quasi 4 mesi fa.

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E così come riconfermato con una risoluzione che alla fine di un braccio di ferro durato due giorni prevede sì quel coinvolgimento delle Camere invocato da Giuseppe Conte, ma nei limiti già stabiliti con il primo decreto sull'invio di aiuti, e armi, a Kiev. La mattinata si apre con un impasse sul dispositivo da accompagnare alle comunicazioni del premier in vista del prossimo consiglio europeo: partiti e governo tornano a riunirsi - dopo la fumata nera di lunedì - per trovare le parole con cui recepire l'istanza del Movimento, appoggiato anche da Leu, di una maggiore partecipazione alle scelte di politica estera dell'esecutivo nei momenti più «rilevanti», compresi eventuali nuovi invii di forniture militari. La ricerca del dispositivo giusto prosegue per diverse ore, sul tavolo arrivano decine di proposte di mediazione che puntualmente, racconta chi ha partecipato alle riunioni, trova il muro «irremovibile» di Palazzo Chigi.

Il retroscena

Va bene il coinvolgimento del Parlamento, è il messaggio che arriva dai piani alti del governo, ma entro i limiti già definiti dal primo decreto legge, che Draghi non a caso cita nel suo intervento in Aula a Palazzo Madama. Un discorso asciutto, di una ventina di minuti, in cui il presidente del Consiglio conferma il sostegno italiano all'adesione di Kiev all'Unione europea, ribadisce la necessità di sbloccare al più presto i porti per evitare che la crisi del grano si trasformi in una «crisi umanitaria di dimensioni straordinarie». E insiste sulla necessità «ancora più urgente» dopo la riduzione delle forniture da parte di Mosca di imporre un tetto al prezzo del gas. Mentre è in corso l'intervento del premier, però, a tenere banco tra i senatori è la mossa di Di Maio. A Palazzo Madama certo un nuovo gruppo non si può formare senza un simbolo, e le adesioni non sono numerosissime, ma alla Camera sono almeno una cinquantina i deputati pronti a seguire il minsitro degli Esteri. E accanto alla conta cominciano a circolare anche voci che vorrebbero Conte, costretto a cedere sulla risoluzione, pronto a uscire dal governo. «Sono altri che creano problemi non noi», taglia corto il ministro "contiano" Stefano Patuanelli. Ma l'addio della pattuglia dimaiana per formare il gruppo «Insieme per il futuro», spacca il Movimento e preoccupa il Pd: «Fate in modo che lo scontro non ricada sul governo e sulla politica estera italiana» il messaggio recapitato da Enrico Letta sia a Conte sia a Di Maio, mentre Matteo Renzi e Carlo Calenda apertamente festeggiano per la rottura del Movimento.

La risoluzione

Nel frattempo arriva il quanto mai sofferto via libera alla risoluzione che contiene sì il «necessario» e «ampio» coinvolgimento delle Camere in tutti i passaggi cruciali, ma «secondo quanto previsto dal decreto legge 14/2022». Con una soddisfazione che Draghi esprime ringraziando più volte il Senato per il sostegno e l'unità perché «in questi momenti, quando il Paese è coinvolto in una guerra, le decisioni che si devono prendere sono complesse, profonde e con risvolti anche morali». Nessuna preoccupazione per il governo, assicura lasciando il Senato, pronto a proseguire con l'azione a sostegno di famiglie e imprese che potrebbe portare al varo di nuove misure, forse subito in cdm.

La diretta

Ore 19.18 -  La senatrice M5s Giulia Lupo e il leghista Carlo Doria non votano la risoluzione di maggioranza dopo le comunicazioni del premier Draghi in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Quindi un parlamentare della Lega e un 5s si sono astenuti insieme a 20 senatori di FdI (sono 21 i senatori di Giorgia Meloni), in tutto gli astenuti sono infatti 22. Tra i 20 contrari invece 13 di Cal e 7 del gruppo Misto.

Ore 18.53 - È stata approvata con 219 favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio nell'aula del Senato, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Subito dopo, in aula c'è stato un applauso. Bocciate le risoluzioni presentate da Cal, dalla senatrice Elena Fattori del gruppo Misto, del senatore di Italexit, Gianluigi Paragone e di Fratelli d'Italia (su cui è stato chiesto il voto per parti separate). Su tutte il governo aveva espresso parre contrario.

Ore 17.30 - Un minuto e mezzo di intervento, una ventina di secondi di applausi: è stata rapida la replica del presidente del Consiglio Mario Draghi al Senato dopo la discussione sulle sue comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Ue sull'Ucraina. Il premier, parlando in un'Aula ancor più vuota di quando un paio d'ore prima aveva tenuto le comunicazioni, ha concluso il suo intervento con un ringraziamento «per un motivo personale: quando si prendono decisioni complesse, profonde, con risvolti anche morali, è molto importante avere il sostegno del Senato». Parole dopo cui è scattato un applauso da quasi tutta l'Aula.

Ore 17.18 - «Ringrazio il Senato per il sostegno ad aiutare l'Ucraina a difendere la libertà e la democrazia», a «continuare con le sanzioni» alla Russia, «a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti e la libertà dell'Ucraina», a «continuare, insomma, sulla strada disegnata dal dl 14 del 22». Lo ha detto il premier Mario Draghi nelle repliche al Senato prima del Consiglio Ue.

Ore 17.01 - «Garantire sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, legittimati dall'art. 51 della Carta delle Nazioni Unite - che sancisce il diritto all'autodifesa individuale e collettiva - confermando il ruolo dell'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace». È quanto prevede, tra l'altro, il testo della risoluzione condiviso dalla maggioranza.

Ore 16.56 - Si impegna il governo a «esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dei principi del diritto internazionale». È quanto prevede, tra l'altro, il testo della risoluzione condiviso dalla maggioranza.

Ore 16.52 - «Continuare a garantire secondo quanto previsto dal decreto legge 14/2022 il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere, con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari». È questo il passaggio su cui le forze di maggioranza hanno trovato l'accordo nel testo della risoluzione sulle comunicazioni del premier Draghi che sarà messa al voto in Senato.

Ore 16.40 - Anche il gruppo di Leu ha aderito all'accordo per definire il testo della risoluzione unitaria che sarà votata al Senato, sulle comunicazioni del premier Draghi.

A confermarlo è la presidente del gruppo a Palazzo Madama, Loredana De Petris. Uscendo dalla riunione di maggioranza, pochi minuti prima dell'inizio dell'intervento del presidente del Consiglio in Aula, il capogruppo Leu alla Camera, Federico Fornaro aveva riferito che la risoluzione non era pronta e che, prima, si sarebbe ascoltato l'intervento di Draghi e poi si sarebbe presa una decisione sul testo.

Ore 16.27 - Raggiunta l'intesa sul testo della risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Draghi, in vista del prossimo Consiglio europeo. È quanto si apprende da fonti parlamentari al Senato. A sottoscrivere l'accordo ci sarebbe anche il M5s.

Ore 16.00 - «Presidente, dopo 4 mesi di guerra, le chiediamo di farsi portavoce di due punti: sollecitiamo la necessità di iniziative politiche orientate al cessate il fuoco e per una definizione pacifica del conflitto e, in secondo luogo, il più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento in relazione all'indirizzo politico perseguito dal governo nei consessi europei e internazionali, inclusa la decisione di inviare nuove forniture militari». Così il senatore del M5s, Gianluca Ferrara nel suo intervento al Senato sulle comunicazioni del premier Mario Draghi in vista del prossimo Consiglio europeo.

Ore 15.56 - «Ringrazio il governo per il modo serio, pragmatico e tesponsabile con cui guida l'Italia e contribuisce a definite una posizione italiana ed europea su quedsta drammatica vicenda». Lo dice in Aula al Senato Mario Monti intervenendo dopo le parole del premier Draghi in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno e confermando «pieno sostegno» al governo.

Ore 15.51 - «Il conflitto in atto rischia di creare crisi umanitaria di dimensioni straordinarie, la fornitura di grano è a rischio, nei porti sono bloccati cereali che rischiano di marcire, e la devastazione della guerra peggiorerà la situazione». Così il premier Mario Draghi, nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.

Ore 15.47 - «Non sono uno di quelli che si può scandalizzare sulle discussioni nei partiti né credo che facciano male, sappiamo che possono succedere. Ma quello che possiamo chiedere a tutti è di essere seri rispetto alle priorità, perché la gravità della situazione internazionale - tra siccità, carestia, crisi energetica, si parla di guerra nucleare - impone che chi si vuole dividere, lo faccia rispettando l'onore di questo Parlamento e non cercando alibi o finti alibi per la discussione. Ormai un fiume ha tracimato e gli argini non saranno più quelli di prima e dopo il 24 febbraio dobbiamo fare la conta dei danni». A dirlo è il leader di Italia viva, Matteo Renzi intervenendo nell'aula del Senato sulle comunicazioni del premier Draghi».

Ore 15.42 - «Una volta questo dibattito parlamentare sarebbe terminato così: il Senato udita la comunicazione del presidente del consiglio dei ministri la approva. Credo che sarebbe una pagina decorosa per il Paarlamento perché il teatrino che si sta sviluppando è semplicemente incomprensibile e molto democristiano. Palesemente estraneo rispettto alla materia in discussione, è un pretesto per discutere di altre cose». Lo dice in Aula al Senato Pierferdinando Casini intervenendo dopo le parole del premier Draghi in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. «Sono convinto - aggiunge - che nella relazione del presidente c'è tutto , soptrattutto il nostro impegno per la pace che noi sosteniamo perché non possimo avallare come nuova regola la sopraffazione del forte contro il debole. Con le sue parole ci impegnamo per la pace, per sostenere il governo ucraino con un progetto per la pace per l'Europa».

Ore 15.37 -  In piedi, fra il ministro dell'interno Luciana Lamorgese e quello degli Esteri, Luigi Di Maio, il premier Mario Draghi ha tenuto al Senato le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Ue sull'Ucraina. In Aula si contavano un'ottantina di banchi vuoti, soprattutto sul lato destro dell'emiciclo, dove fra gli altri ha preso posto il leader della Lega, Matteo Salvini. Il discorso di Draghi si è concluso con un applauso, non particolarmente lungo, da parte di tutta l'aula. In precedenza, invece, solo dai banchi del centrosinistra erano partiti applausi quando Draghi ha osservato che l'allargamento della Ue «comporterà certamente una riflessione profonda sulle regole che disciplinano il suo funzionamento in politica estera, sicurezza, politica economica e sociale».

Ore 15.31 - «Questa misura» di un tetto al prezzo del gas «è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca, con le difficoltà dell'Europa che aumentano vertiginosamente». Lo ha detto il presidente del consiglio, Mario Draghi, nelle comunicazioni al Senato sul consiglio europeo.

Ore 15.26 - «Il conflitto in atto» ha innescato «una crisi umaniaria di dimensione straordinaria, sono a rischio le forniture di grano nei paesi più poveri» e nei porti ucraini sono bloccati «milioni di tonnellate del raccolto precedente». Così il premier Mario Draghi al Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue. Bisogna «liberare le scorte che sono in magazzino per sbloccare le forniture e fare spazio al nuovo raccolto che arriverà a settembre».

Ore 15.25 - «Durante il consiglio europeo si discuterà dell'allargamento dell'Ue ai Balcani occidentali, l'Italia è favorevole a negoziati con Albania e Macedonia del nord. Macron presenterà il suo impegno per una comunità politica europea. Questo progetto non sarà un canale sostituivo allo status di Paese candidato. Il consiglio europeo è un'occasione per cominciare a guardare al futuro assetto dell'Unione, il parere positivo all'adozione dell'euro dalla Croazia è un ottimo segnale». Lo ha detto il presidente del consiglio, Mario Draghi, nelle comunicazioni al Senato sul consiglio europeo.

Ore 15.24 - «I nostri canali di dialogo restano aperti, non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, nei termini che sceglierà l'Ucraina». Lo ha detto il premier Mario Draghi nelle comunicazioni al Senato prima del Consiglio Ue.

Ore 15.21 - «Lo voglio sottolineare ancora una volta, i nostri canali di dialogo rimangono aperti non smetteremo di sostenere la diplomazia e di cercare la pace». Così il premier Mario Draghi al Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue a proposito della guerra in Ucraina.

Ore 15.20 - «Il 3 giugno il Consiglio Ue ha votato» l'ultimo «pacchetto di sanzioni». «Le sanzioni funzionano». Lo ha detto il premier Mario Draghi nelle comunicazioni al Senato prima del Consiglio Ue.

Ore 15.17 - «Durante la mia recente visita a Kiev ho visto da vicino le devastazioni della guerra e constatao la determinazione degli ucraini a difendere il loro paese: i nostri paesi e l'unione europea sono determinati ad aiutare un popolo europeo nella sua lotta a difesa della democrazia e della libertà». Così il premier Mario Draghi al Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue, ricordando che «durante la visita il presidente Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenere l'Ucraina per raggiungere una pace che rispetti i loro diritti: solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura».

Ore 15.16 - Per l'Ucraina «lo sforzo deve essere collettivo e coinvolgere organi internazionali e banche. Bisogna costruire e ridare una casa a chi l'ha persa, riportare i bambini a scuola e aiutare la ripresa della vita economica e sociale. Oggi spetta a tutti noi di permettere all'Ucraina di rinascere». Lo ha detto il premier Mario Draghi in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo.

Ore 15.16 - «Al 20 giugno sono 4569 i civili uccisi» ma il numero «reale» potrebbe essere «molto molto più alto». Così il premier Mario Draghi al Senato in vista del Consiglio Ue.

Ore 15.15 -  «Il governo italiano insieme ai partner Ue e G7 intende continuare a sostenere l'Ucraina come questo Parlamento ci ha detto di fare». Lo ha detto il premier Mario Draghi nelle comunicazioni al Senato prima del Consiglio Ue.

Ore 15.10 - A quasi 4 mesi dall'inizio del conflitto «continuano ad emergere nuove atrocità verso civili. Le responsabilità saranno accertate e i crimini puniti». Lo ha detto il premier Mario Draghi in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo.

Ore 15.00 - «Non lo so, Vediamo, vediamo». Così il premier Mario Draghi, risponde, arrivando in Senato, a chi gli chiede se sia preoccupato della stabilità della maggioranza.

Ore 14.56 - «Ascoltiamo la relazione di Draghi e poi verrà depositata una risoluzione. Che sia unitaria resta l'obiettivo». A dirlo è Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera uscendo dalla riunione di maggioranza.

Ore 14.44 -  E' ripresa la riunione delle Forza di maggioranza per definire il testo della risoluzione sulle comunicazioni del premier Draghi, previste alle 15 al Senato. Cominciata stamani verso le 9, è stata sospesa per un'oretta poco prima di pranzo. Secondo quanto si apprende, la discussione si è arenata sul braccio di ferro tra il coinvolgimento del Parlamento da parte del governo - che alcuni gruppi vorrebbero fosse citato espressamente e di fatto 'garantitò - e dall'altro, il riferimento al decreto Ucraina che, tra l'altro, prevede l'invio di armi a Kiev.

Ore 14.30 - L'evoluzione del difficile scenario internazionale e le prospettive economiche dell'Italia alla luce del protrarsi del conflitto in Ucraina e dell'impatto dell'inflazione e del caro energia su famiglie e imprese: sono questi i temi al centro dell'incontro a palazzo Chigi tra una delegazione di Confcommercio, guidata dal Presidente Carlo Sangalli, e il premier Mario Draghi. Sangalli ha evidenziato la necessità di riproporre per il prossimo trimestre le misure urgenti di contrasto del caro energia già varate con precedenti provvedimenti, nonché di una risposta europea attraverso un Recovery Fund energetico e la fissazione di un tetto al prezzo del gas.

Ore 13.40 - Anche il gruppo di Fratelli d'Italia al Senato presenta una risoluzione sulle comunicazioni che il premier Draghi terrà oggi pomeriggio in Aula, in vista del prossimo Consiglio europeo. Tra gli impegni sollecitati al governo, nessun riferimento esplicito all'invio di ulteriori armi a Kiev ma nella premessa conferma e ribadisce il contenuto della risoluzione approvata il primo marzo al Senato «in occasione delle comunicazioni rese dal presidente del Consiglio sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina».

Ore 12.03 - E' in corso su zoom una riunione del Consiglio nazionale del M5s, convocata d'urgenza per affrontare gli ultimi nodi della trattativa fra governo e maggioranza sulla risoluzione relativa alle comunicazioni che il presidente del Consiglio Mario Draghi terrà nell'Aula del Senato questo pomeriggio in vista del prossimo Consiglio Ue. A quanto si apprende, per il M5s lo scoglio è rappresentato dal coinvolgimento del Parlamento su ogni passaggio relativo alla fornitura di armi all'Ucraina. Secondo alcune fonti parlamentari, il punto di caduta potrebbe trovarsi con un riferimento «sfumato» sulla consultazione delle Camere.

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