Draghi, priorità a donne e legalità per rilanciare il Mezzogiorno

Draghi, priorità a donne e legalità per rilanciare il Mezzogiorno
di Nando Santonastaso
Giovedì 18 Febbraio 2021, 08:00
5 Minuti di Lettura

Chi si è dedicato, per curiosità o un pizzico di malizia, ai numeri, ha calcolato che nella relazione programmatica di Mario Draghi ieri al Senato la parola Mezzogiorno è stata pronunciata solo tre volte. E che, rispetto alle 38mila battute complessive del testo scritto del suo intervento, il capitoletto intitolato Mezzogiorno ne contiene appena qualche centinaio. C'è anche chi ne ha misurato la lettura con l'orologio, qualche minuto rispetto ai 51 della durata complessiva, interruzioni comprese. Dettagli, forse, che possono lasciare il tempo che trovano perché, come sostengono tanti, non basta ricordare la provenienza della maggior parte dei ministri per stabilire con assoluta certezza la cosiddetta trazione nordista del nuovo esecutivo.

Di sicuro chi sperava di trovare nelle parole del premier la conferma dell'assoluta centralità del Mezzogiorno, come era emerso chiaramente dal dibattito politico degli ultimi mesi, è rimasto deluso. I passaggi sul Sud, come detto, non sono mancati ma sono sembrati soprattutto scenari, obiettivi generali e dunque da approfondire. Di sicuro, il metodo Draghi è talmente una novità anche nelle modalità di comunicazione che nulla vieta di immaginare che quando si tratterà di passare alle scelte concrete per il Mezzogiorno, questa sensazione di incertezza sparirà completamente.

Come cioè se alla base per ora ci sia soprattutto una strategia ben ponderata che al momento si limita a indicare, anche per non guastare equilibri politici precari, cornici più che progetti e linee guida già certe.

LEGGI ANCHE I paletti del premier ai partiti: «Conta la qualità, non la durata»

Per ora, insomma, ci sono solo indizi disseminati da Draghi nella sua relazione su cui si può provare a ragionare. Come a proposito delle maggiori difficoltà incontrate dal Meridione nell'attuazione della didattica a distanza: in questa specificità territoriale e indirettamente nella necessità di modificare i tempi dell'anno scolastico si può intravedere forse l'interesse che l'ex governatore Bce ha sempre dichiarato nei confronti del capitale umano e dei giovani.

Ma lo stesso ragionamento, come osserva Adriano Giannola, presidente della Svimez, può valere su tutti i grandi asset illustrati ieri al Senato: perché oltre alla scuola è difficile non immaginare un ricasco maggiore al Sud sui temi della giustizia e della Pubblica amministrazione, dell'innovazione e della stessa transizione ecologica. È al Sud che il ritardo è storicamente maggiore, che il sistema economico è a dir poco precario come anche ieri è emerso dal report sull'andamento dei consumi di mercato di gennaio elaborato dall'osservatorio EY-Confimprese (la Sicilia, prima in classifica tra le regioni, è calata di ben il 75,8% rispetto a un anno prima). È qui, insomma, che il riequilibrio della coesione territoriale dovrà misurarsi e restituire i diritti di cittadinanza a tutti i cittadini come Draghi lascia intendere, pur senza soffermarsi sui divari territoriali.

Video

Gli indizi per così dire più corposi si leggono nel capitoletto intitolato Mezzogiorno. L'aumento dell'occupazione femminile, ad esempio, definito «obiettivo imprescindibile». Perché, spiega il premier, «benessere, autodeterminazione, sicurezza e legalità sono strettamente legati all'aumento dell'occupazione femminile nel Mezzogiorno». Poi gli investimenti: «Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, invertire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne». Obiettivo del governo «sarà quello di creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite». Un passaggio, quest'ultimo, che richiama quello pressoché analogo del presidente di Confindustria, Bonomi, nella sua relazione di insediamento al vertice di Viale dell'Astronomia: possibile che la narrazione del Mezzogiorno debba necessariamente essere confinata in una chiave che nessuno ovviamente può ridimensionare ma che non è sicuramente appannaggio esclusivo di quest'area del Paese?

Più interessanti appaiono le ultime parole dedicate da Draghi al Mezzogiorno in forma per così dire diretta. «Vi sono strumenti specifici dice il premier quali il credito d'imposta e altri interventi da concordare in sede europea». Probabile il riferimento alla trattativa già aperta dal precedente governo sulla fiscalità di vantaggio per le imprese meridionali per la quale è decisivo il via libera della Commissione europea quando finirà lo stop alla proroga degli aiuti di Stato. 

LEGGI ANCHE Draghi tra parole chiave e citazioni: «Unità» e «ricostruzione» 

Infine il Recovery Plan, oggetto nel recentissimo passato di una forte pressione perché la destinazione maggiore di risorse fosse concentrata sul Mezzogiorno, grazie al quale l'Italia ha ottenuto i 209 miliardi complessivi da Bruxelles. Draghi non interviene minimamente nella questione. Dice che «per riuscire a spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati del Next generation Eu, occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all'esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza». Non è un tema nuovo, anche a livello europeo una quota dei Fondi strutturali viene destinata, in ogni ciclo di programmazione, al potenziamento dell'apparato amministrativo delle Regioni più deboli, la cui capacità progettuale è sicuramente molto bassa. Ma la spesa vera e propria dei fondi straordinari dell'Eu e soprattutto la loro governance, che sarà concentrata in pochissime mani, per lo più tecniche come quelle del ministro dell'Economia, non sono stati messi direttamente in correlazione con il Mezzogiorno. Ciò potrebbe anche significare che nella cabina di regia del Next generation Eu potrebbe alla fine non esserci posto nemmeno per la ministra del Mezzogiorno. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA