Duello M5S-Lega: sui rifiuti si gioca il primato al Sud

Duello M5S-Lega: sui rifiuti si gioca il primato al Sud
di Marco Conti
Lunedì 19 Novembre 2018, 07:18 - Ultimo agg. 11:32
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Faranno finta di nulla per ventiquattr'ore. Il tempo di una firma e di una foto che serve a Di Maio, che al Sud è nato, e a Salvini, che al Sud sta sbarcando con forza. D'altra parte per candidarsi a governare il Paese servono i consensi delle produttive regioni settentrionali, ma anche i voti del Mezzogiorno. Quarantanni di Dc, e venti di Berlusconi, confermano che un partito, per reggere ed essere nazionale, deve essere bilanciato nelle percentuali che raccoglie e nelle politiche che propone.

IL MEDIATORE
Lo scontro sui rifiuti e i termovalorizzatori nasconde la sfida in corso tra alleati e si concentra in una regione, la Campania, che spesso è stata arbitro del risultato elettorale. Come accadde nel 2006 e come ben ricordano in Forza Italia. Una contesa che nasconde, per ora, lo scontro - destinato a riaccendersi - sulla manovra dopo che Bruxelles avrà avviato al procedura d'infrazione. Nel frattempo e nell'attesa, i due vicepremier incrociano le dita, continuano a darsele e si muovono come se fossero in piena campagna elettorale. I due azionisti del governo vivono ormai da separati in casa, con Conte che - nel ruolo del mediatore familiare - prova a riportare i due alle questioni di governo. Sui rifiuti l'ascia di guerra è stata riposta nel cassetto, con Salvini che però resta convinto che presto l'emergenza esploderà e che l'alleato sarà immerso di rifiuti proprio nel suo collegio. D'altra parte sui rifiuti a Napoli e in Campania si concentrò molto Berlusconi nella campagna elettorale del 2008 e appena vinte le elezioni il Cavaliere tenne nella prefettura partenopea il primo consiglio dei ministri intestandosi l'apertura del termovalorizzatore di Acerra.

Complice un'emergenza mai davvero risolta, Salvini prova a ripercorrere la stessa strada dell'ex premier schierandosi contro gli stessi che nel 2008 promettevano di bloccare le strade di Acerra. Una strategia che mette in conto toni più alti nei confronti dell'alleato di governo, ma che punta a drenare i consensi di Forza Italia e costringe persino l'azzurra Mara Carfagna - solitamente non tenera con l'attuale governo - a dare ragione Salvini sulla necessità dei termovalorizzatori.
Ma mentre Salvini lancia nel Sud una dura sfida all'alleato che alle elezioni del 4 marzo ha vinto tutti i collegi della Campania raccogliendo oltre il 50%, il M5S di Di Maio sembra arroccarsi al Sud anche per merito della promessa di quel reddito di cittadinanza che al Nord invece erode consensi, e di una sostanziale ritrovata unità con il presidente della Camera Roberto Fico, anch'esso campano e contrario ai termovalorizzatori. Per dimostrare di saper giocare fuori casa, Di Maio dovrebbe riuscire a convincere i suoi che le grandi opere infrastrutturali non sono sterco del demonio e che la Tav va completata come chiede il Nord. Ma l'operazione risulta complicata e un vice indebolito dalle tensioni interne al Movimento subisce le incursioni dell'alleato che ieri l'altro ha messo in discussione persino il contratto.

I FANTASMI
Sullo sfondo delle polemiche, Di Maio scorge ormai non solo l'ombra di Alessandro Di Battista - dato in rientro dalla mega-vacanza - ma anche quello di Silvio Berlusconi che, con tutta Forza Italia, rappresenta l'altra opportunità di governo che ha ora il Paese senza andare di nuovo al voto. Per qualcuno del Carroccio «basta indebolire ancora un po' il M5S al Senato e l'operazione è fatta». Poi, per rifare la manovra di Bilancio come piace all'Europa, è sufficiente far sparire il reddito di cittadinanza.
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