Elezioni 2022, Frattini: «Meloni e Salvini, dagli Usa arrivate accuse strumentali»

Elezioni 2022, Frattini: «Meloni e Salvini, dagli Usa arrivate accuse strumentali»
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 8 Agosto 2022, 07:54 - Ultimo agg. 9 Agosto, 08:39
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«Per me la politica è un capitolo chiuso, quando a 23 anni mi laureai promisi a me stesso di arrivare al Consiglio di Stato. Ci sono arrivato e lo farò per ben altri cinque anni, inusuale perché in genere si arriva in questo ruolo a ridosso della pensione. Avendo avuto tutto dalla politica, essere ministro degli Esteri due volte, commissario europeo, non vedo nulla che la politica mi potrebbe dare di più. Sono soddisfatto così». Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, osserva a distanza la campagna elettorale in corso, con molta più preoccupazione osserva invece i venti di guerra non solo in Ucraina, ma anche il confronto ravvicinatissimo tra Usa e Cina in Taiwan.

Presidente, mentre ci si arrovella tra perimetri di coalizione e alleanze non si rischia di perdere di vista le tante crisi internazionali aperte? Saranno un tema di questa campagna elettorale?
«Non può e non deve succedere perché la politica estera è la reale dimensione che ha un Paese, ormai credo se ne siano accorti tutti.

Usciamo da un periodo nel quale in Europa non c'è dubbio che l'Italia, con Mario Draghi ha avuto un effetto guida che altri Paesi non hanno più o non hanno ancora come la Germania e la Francia. Occorre immaginare un governo che abbia le stesse capacità di influire sulle scelte dell'Europa, ma soprattutto di lavorare al progetto mancato, dal centrodestra e dal centrosinistra, sulla difesa europea autonoma. Vincendo le resistenze dei Paesi di Visegrad».

Lei è stato protagonista di più governi di centrodestra. È giustificata la diffidenza verso Meloni, Salvini e Berlusconi sulla loro affidabilità euroatlantica e le loro intese proprio con i Paesi di Visegrad?
«I leader di centrodestra - e lo hanno già fatto - devono confermare la postura euroatlantica. Senza questo l'Europa sarebbe lasciata da sola come un'isoletta».

C'è da fidarsi di Meloni e Salvini da questo punto di vista o pagano le antiche simpatie verso la Russia?
«È paradossale la non veridicità di queste accuse provenienti soprattutto dagli Usa. Da alcuni giorni sono cominciate a volare strali verso Giorgia Meloni anche da parte dei media americani che mettono in dubbio la sua affidabilità in merito alla futura collocazione dell'Italia, credo siano le solite mosse della sinistra Usa. Lei già si sta difendendo come una leonessa dalle accuse di fascismo, sono tutte tesi strumentali».

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Come per Salvini?
«Non nutre della stessa fiducia di cui godono i leader della sinistra, eppure l'unica sua colpa è aver chiesto all'Europa di utilizzare la diplomazia invece delle armi. Quanto alla vicenda del viaggio a Mosca mi sembrano strane manovre compiute alle sue spalle o nella sua totale indifferenza. Se Salvini ci voleva andare ci andava. Quello che fa male è che temi di politica internazionale vengano artefatti per costruire e distruggere consensi nella politica nazionale. Ci perdiamo come Paese a comportarci così».

Il suo ex premier Berlusconi detterà la linea sulla politica estera ove il centrodestra riuscisse a vincere le elezioni?
«Non credo che abbia oggi tra le sua priorità l'azione in politica estera. Certo, su questo ha dimostrato una leadership non comune. Ricordo la sua firma nel 2002 a Pratica di Mare dove riuscì a far stringere la mano a Bush e a Putin, un guizzo di politica estera che resterà nella storia. Non credevo mai potesse farcela».

Cioè?
«Settimane prima di quel vertice dissi a Berlusconi che si stava spendendo in una battaglia impossibile. E invece, come suo solito, riuscì nell'impresa perché avere leadership significa guadagnarsi la fiducia degli uni e degli altri».

Nel frattempo è cambiato il mondo: guerra in Ucraina e si rischia un conflitto devastante a largo di Taiwan tra Cina e Usa. Ha sbagliato Pelosi a recarsi a Taipei?
«Dal secondo mandato di Obama, con il ritiro in Medio Oriente, con il cambiamento di rotta verso l'Egitto e poi lasciando spazi in Libia, gli americani hanno perso il loro proverbiale tocco magico sulle questioni internazionali. Non commento criticamente la visita di Pelosi, ma è stato un errore politico, è sembrato un segnale di provocazione. Se la Russia non riuscirà mai a prendersi l'intera Ucraina, la Cina considera Taiwan una sua provincia ribelle e se la vuole prendere tutta. Siamo alla vigilia di un periodo molto complesso e l'Europa, non solo l'Italia, dovrà essere in grado di giocare la propria partita».

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