M5S, Sud già amaro: perso il 33% dei voti

M5S, Sud già amaro: perso il 33% dei voti
di Paolo Mainiero
Mercoledì 13 Giugno 2018, 10:46
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«Nel Sud, rispetto alle politiche, i 5 Stelle caleranno vistosamente», era stato buon profeta Clemente Mastella. Il granaio si è seccato. Il bottino pieno portato a casa il 4 marzo si è ridotto a percentuali che in alcuni comuni non arrivano neanche alla metà di quelle ottenute poco più di due mesi fa. L'emorragia è stata pesante anche in Campania. A Torre del Greco il Movimento è passato dal 56,6 al 14,4 perdendo il 42,4 dei consensi; a Castellammare dal 53,8 al 14,6 (-39,24). Peggio ancora è andata ad Afragola, con i cinque stelle scesi dal 57,3 all'8,03 (-49,3). Per non parlare di Brusciano, dove il M5s ha perso per strada il 58,50 per cento dei consensi. E anche ad Avellino, l'unico comune campano dove i grillini sono al ballottaggio, la perdita di voti è stata netta: -19,24. Stessa musica in Sicilia, che pure è una sorta di roccaforte pentastellata. A Catania e Messina il 47 per cento di due mesi impallidisce di fronte al 17,6 e al 22,3 di domenica scorsa; medesima dinamica a Ragusa dove c'è almeno la consolazione di essere arrivati al secondo turno. Più in generale, nelle città del Sud, ha calcolato l'Istituto Cattaneo, i voti per il M5s sono passati dal 48,1 del 4 marzo al 15,1 di domenica. Un calo di 33 punti.
 
Nel quartier generale dei cinque stelle si ostenta una pacata tranquillità. A sentire Di Maio, il M5s paga ancora una volta lo scotto di una precisa scelta identitaria: correre da soli contro corazzate che schierano centinaia di candidati. Dice Luigi Gallo, deputato di Torre del Greco: «Nella mia città il nostro candidato ha dovuto fronteggiare un esercito di liste e portatori di voti con un'unica lista che, nonostante ciò, non solo è la più votata ma resta fuori dal ballottaggio per poco più di 300 voti». Insomma, il «porta a porta» poco si addice al Movimento, che peraltro sconta a livello locale la carenza di adeguati gruppi dirigenti. Il contrario di quanto succede alla Lega, che proprio nei territori è molto radicata. La tendenza è quella di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Ad Avellino - osserva il deputato Carlo Sibilia - è un momento storico. La città che apre le porte al futuro, con una percentuale triplicata rispetto al 2013». Nel capoluogo irpino il grillino Vincenzo Ciampi è impegnato ora nella sfida finale al candidato del centrosinistra Pizza, sostenuto da due vecchi marpioni come Nicola Mancino e Ciriaco De Mita.

Secondo molti analisti, il calo del M5s è da legare anche all'alleanza con la Lega. «Dracula Salvini succhia il sangue a Di Maio», è la sintesi ancora di Mastella. In realtà, al Sud vale anche un altro ragionamento: i vecchi elettori del Pd che alle politiche hanno scelto il M5s, ora faticano a votare un movimento che governa con un partito, la Lega, che nonostante gli sforzi di Salvini di radicarlo nel Mezzogiorno è percepito come anti-meridionale. E così gli elettori della sinistra si sono rifugiati nell'astensionismo. Prova a buttare acqua sul fuoco Valentina Zafarana, capogruppo M5s in Regione Sicilia. «L'errore - sostiene - è confrontare i dati di oggi col boom delle politiche, dove sono in gioco dinamiche completamente diverse e dove il voto di opinione riesce a farsi spazio a differenza di quanto accade alle comunali. Tuttavia, rispetto al 2013, il M5s ha aumentato la percentuale dei voti almeno del 20 per cento». Resta il fatto che le aspettative erano altre. L'onda lunga si è già infranta.
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