Elezioni anticipate, i grillini ridotti a un terzo: ecco chi rischia se si vota

Elezioni anticipate, i grillini ridotti a un terzo: ecco chi rischia se si vota
di Diodato Pirone
Domenica 9 Gennaio 2022, 08:47 - Ultimo agg. 17:20
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E se la battaglia per il Colle sfociasse in elezioni anticipate? Beh, oltre al gran colpo di scena scatterebbe un clamoroso taglio di poltrone. Com'è noto, infatti, con le prossime elezioni politiche le due Camere del Parlamento perderanno ben 345 degli attuali 945 posti: i deputati scenderanno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.
Chiaro che la prospettiva è vista come il fumo negli occhi dai parlamentari e in particolare da quelli di prima nomina che perderebbero anche la pensione (a 65 anni) se la legislatura dovesse finire prima del 22 settembre 2022, ovvero prima di 4 anni e mezzo.

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LA SCURE
Se dovesse scattare, però, la tagliola non colpirebbe tutti i partiti allo stesso modo. Per M5S e Forza Italia, infatti, almeno sulla base degli attuali sondaggi, alla riduzione dei seggi si aggiungerebbero anche gli effetti della forte riduzione dei voti rispetto al 2018 con risultati devastanti.
Sulla base delle ultime simulazioni - che vanno prese con le molle, sia chiaro - se si votasse domani con la stessa legge elettorale del 2018 i 5Stelle otterrebbero 60 deputati contro i 221 raccolto col bottino di quattro anni fa quando ottennero addirittura il 32 e passa per cento dei suffragi.
Analoga sorte potrebbe investire i forzisti che nel 2018 raccolsero circa il 14% dei voti ottenendo più di 100 rappresentanti. Oggi sono dati fra il 7 e l'8% e potrebbero aspirare a 30/35 poltrone della futura Camera.
A sorpresa anche la Lega potrebbe subire un discreto taglio della sua rappresentanza che scenderebbe - sempre ammesso che la performance del partito di Salvini rispecchi il 20% attribuito dai sondaggi - intorno a quota 85 deputati contro i 125 ottenuti nel 2018.
Chi invece avrebbe interesse ad andare a elezioni anticipate è il partito di Giorgia Meloni, anch'esso collocato dai sondaggisti intorno al 20%, che vedrebbe esplodere il numero dei suoi deputati destinati a passare da poco più di 30 a oltre 80.
Sul fronte della sinistra, invece, non ci sarebbero grandi novità. Nel 2018 Pd, Liberi e Uguali e formazioni minori ottennero circa 120 deputati. Nel futuro parlamento a Dem e alleati - sempre sulla base dei sondaggi - vengono attribuiti poco meno di 110 seggi mentre un'altra ventina vengono assegnati dagli analisti ad una eventuale formazione centrista (Azione e +Europa alleati di Italia Viva) composta in gran parte da fuoriusciti dal Pd.
Tutte le cifre riportate sono assolutamente indicative. Intanto perché i sondaggi rispecchiano solo fino a un certo punto il voto effettivo ma soprattutto perché non è detto che gli attuali schieramenti, sia a destra che a sinistra, reggano alle tensioni che emergeranno nei prossimi giorni intorno alla scelta dei candidati per il Colle e, eventualmente, per Palazzo Chigi.
C'è poi un tema politico sottotraccia che emergerà dopo l'elezione del nuovo inquilino del Colle: la necessità di una nuova legge elettorale. Quella attuale è molto complessa e prevede i due terzi degli eletti in base al proporzionale e un terzo con collegi maggioritari assegnati al candidato che ottiene più voti.
Sottotraccia le forze politiche stanno già lavorando a varie proposte.

La più gettonata prevede di tornare al proporzionale con un premio di maggioranza per la coalizione più votata.

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