Berlusconi avverte Salvini: «Bravo Matteo, ma resto io il regista del centrodestra»

Berlusconi avverte Salvini: «Bravo Matteo, ma resto io il regista del centrodestra»
di Emilio Pucci
Mercoledì 7 Marzo 2018, 09:54
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Berlusconi prende tempo anche se avverte: «L'impasse non può durare troppo. Il Paese ha bisogno di una guida». Nella war room di Arcore ieri il Cavaliere con i suoi ha studiato la strategia da portare avanti. Per l'ex presidente del Consiglio ci sono i margini per far sì che il centrodestra abbia l'incarico: «Diremo no a soluzioni strane. Del resto il Pd non può appoggiare M5s. Andrebbe incontro ad un vero e proprio harakiri».

La linea al momento però è quella di far andare avanti i Cinque stelle. «Ci provino loro. Vediamo se hanno i numeri per avere una maggioranza ed esprimere un presidente del Consiglio», hanno concordato i big' azzurri.

Ieri ad Arcore erano presente, tra gli altri, Romani, Brunetta e Tajani. L'attesa è determinata proprio dal «fattore Pd». Il partito azzurro ha avviato i contatti con i dem. La rassicurazione arrivata è che soltanto Emiliano vorrebbe dare una sponda ai pentastellati. Non i renziani. E allora l'auspicio è che depositate le polveri del post-voto si possa ragionare con calma su prospettive certe. La partita determinante sarà quella delle presidenze di Camera e Senato. «Servono figure che facciano da garanti in un Parlamento che rischia di essere un Vietnam», l'input dell'ex premier. In realtà Salvini non ha intenzione di cedere alcunchè: l'obiettivo è andare in Parlamento e contare sull'appoggio di singoli parlamentari, magari anche della sinistra. Ma «nessun accordo sistematico».
 
Per FI, invece, alla fine di un percorso che naturalmente sarà intrapreso dal Capo dello Stato non si esclude che il Pd possa fare da stampella ad un governo targato centrodestra. E non è detto che possa essere il leader del Carroccio a guidarlo. Sullo sfondo potrebbe esserci anche l'eventualità questo il ragionamento di trovare un'intesa su una figura che possa fare da garante, anche un moderato. Il partito di via Bellerio non prevede però un «piano B»: c'è Salvini in rampa di lancio, non altri. E le convergenze dovranno essere su basi programmatiche, non attraverso «inciuci» e esecutivi di larghe intese.

Berlusconi non si oppone affatto alla possibilità che Salvini vada a palazzo Chigi. Il suo sostegno nei confronti di Salvini sarà pieno. «Ma è la premessa - occorrerà trovare le condizioni». Qualora non si dovessero registrare bisognerà cambiare schema. «In ogni caso noi saremo centrali, si passa da FI», continua a dire il Cavaliere che ieri ha postato un video messaggio anche per rivolgere un invito ai suoi: «Nessuno pensi che mi farò da parte, nessuno ragioni già in termini di Salvini leader del centrodestra». A villa San Martino infatti sono giunte voci secondo le quali una gran parte del partito già' punta al dopo. Salvini e Meloni avevano fatto trapelare ieri il piano di gruppi unici in Parlamento. Il Cavaliere ha stoppato qualsiasi tipo di coordinamento. Il progetto sulla carta avrebbe dovuto semplicemente essere uno strumento di pressione nei confronti del Capo dello Stato ma rischiava di avere già le sembianze di un partito unico. Berlusconi quindi ha voluto confermare il suo ruolo di garante, di regista, riunirà gli eletti, farà un approfondimento sul programma anche per costruire una piattaforma da illustrare alle altre forze politiche, ma non intende certamente fare un passo indietro o avviare una riorganizzazione interna al partito. FI e' scossa dal risultato ma ancor di più dal fatto che possa essere Salvini a dettare le carte. La partita e' ora su Camera e Senato: I ritiene che non ci sia una connessione tra Cinque stelle e Pd e che da quelle nomine possa decidersi il futuro della legislatura. «Al momento e' prematuro immaginare come finirà», dice Romani. L'operazione dell'allargamento della maggioranza e' sul tavolo: si puntano i Cinque stelle entrati in Parlamento ma già allontanati da Di Maio e gli eletti all'estero. La palla ora e' nelle mani di Mattarella. «Attendiamo le determinazioni del Capo dello Stato», afferma Siri, stretto consigliere di Salvini. Al momento non c'è nessun pressing in atto nei confronti del presidente della Repubblica ma il partito di via Bellerio è convinto che, fatte salve le prerogative della massima carica dello Stato e la liturgia istituzionale, Mattarella non possa tradire il messaggio degli elettori. Ma Berlusconi non è intenzionato a tirarlo per la giacca.
 
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