«Forza Italia all'angolo», M5S pronto all'asse con la Lega

«Forza Italia all'angolo», M5S pronto all'asse con la Lega
di Stefania Piras
Sabato 24 Marzo 2018, 07:30
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I pentastellati rispondono al segnale del leader del Carroccio che giudicano «molto positivo» perché come avevano ribadito in questi giorni Paolo Romani «è un condannato, non si può votare». Fatto sta che Lega e M5S realizzano insieme una conventio ad excludendum, mettono all'angolo Silvio Berlusconi sulla partita delle presidenze delle Camere e danno vita all'antico sogno dei dem: smacchiare il giaguaro. «Senza più il Cav - dicono molto chiaramente nell'entourage di Luigi Di Maio - anche un'eventuale intesa sul governo diventa possibile». Perché è al traguardo finale - sebbene Di Maio abbia sempre parlato di due schemi di maggioranza slegati - che il leader M5S continua a guardare. A quell'accordo «sui temi» che M5S, dopo le ripetute chiusure del Pd, non ha potuto che mettere sul tavolo leghista. Con uno schema che potrebbe vedere Di Maio alla guida di Palazzo Chigi, Salvini agli Interni o agli Esteri, qualche figura «tecnica» e pochi punti chiave (a cominciare dalla legge elettorale) da mettere in campo per poi rivotare da qui a un anno.
 
L'alleanza giamaicana, gialloverde, si materializza alle 18:05 quando le agenzie battono le parole del leader del Carroccio che decide in accordo con il Movimento, e solo dopo una telefonata di avvertimento a Silvio Berlusconi, di cambiare cavallo e puntare su Anna Maria Bernini. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono sentiti più volte al telefono in questi giorni e nei corridoi del Senato ieri si sono incrociati Salvini e due pentaslettati, l'ex direttore della Padania Gianluigi Paragone e l'ex esponente del direttorio Carlo Sibilia. Fu Sibilia, originario dell'Irpinia, in tempi non sospetti e con un'audacia ante litteram a prefigurare un'intesa programmatica con la Lega nord (c'era ancora il profondo nord nel simbolo). Salvini avrebbe assicurato a Paragone e Sibilia che il dialogo resta aperto con un promettente «stiamo lavorando».

Se stamattina Anna Maria Bernini sarà votata dai 112 senatori M5S lo si saprà con certezza dopo l'assemblea congiunta convocata alle nove. Ma già ieri nel tardo pomeriggio a Montecitorio il corso degli eventi diventa d'un tratto fluidissimo. «Ci siamo, si sta muovendo qualcosa al Senato», dice trionfante Manlio Di Stefano. «Ben venga un nome che non sia Romani», gli fa eco Carla Ruocco. Nessuno si sbilancia sulla presidenza della Camera. Roberto Fico è ancora il candidato naturale a quella poltrona? Viste le tinte verdi del blitz al Senato, difficile che un progressista col cuore a sinistra gradisca i voti leghisti per essere eletto. Ma nulla è escluso: anzi, le sue quotazioni tornano a salire. Altrimenti c'è sempre Riccardo Fraccaro.

Ma è a Palazzo Madama che si vedono le facce tese diventate levigate. Bernini ha parlato prima con Nicola Morra, Vincenzo Santangelo e Michele Giarrusso. Durante lo spoglio, dopo essere stata a lungo seduta accanto ad Adriano Galliani (Forza Italia), la senatrice si è alzata ed è andata di nuovo a conversare con Morra. C'è scappato pure un abbraccio affettuoso. «Segnale molto positivo», dice con gli occhi che brillano un parlamentare che ha appena parlato con Di Maio. La butta sul ridere Beppe Grillo arrivando al teatro Flaiano dove va in scena il suo spettacolo «Insomnia». E forse per lui è un incubo l'asse con la Lega. «Fatemi parlare con i vostri genitori...», dice Grillo ai cronisti con una battuta datata e buona per ogni stagione.
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