«Non fatevi ingannare», suggeriva ieri Matteo Renzi a chi gli chiedeva una previsione su come finiranno le sfide nelle sette città al ballottaggio tra due settimane. «Al secondo turno comincia tutta un’altra partita. Non importa chi è arrivato in testa: si riparte da zero a zero. Fidatevi di me che un ballottaggio, a Firenze, l’ho vinto...». È con questa speranza – o con questo timore – che centrodestra e centrosinistra si preparano a riorganizzare le truppe in vista della battaglia del 28 e 29 maggio, quando si deciderà davvero chi sarà il trionfatore questa tornata di amministrative. E la partita si giocherà in gran parte sulle alleanze, almeno nelle tre città osservate speciali in cui i giochi sono, o appaiono, più aperti: Ancona, Vicenza e Siena.
A guardare i numeri (e a ignorare il suggerimento di Renzi), la coalizione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sulla carta parte in discreto vantaggio: le forze di governo si sono classificate in testa nel capoluogo delle Marche (45,1% contro 41,3), a Pisa (49,9 contro 41,1), così come a Brindisi, Massa e Siena (anche se in quest’ultimo caso per un’incollatura). Per non parlare di Terni, dove il centrosinistra resta fuori dal secondo turno in favore dell’outsider Stefano Bandecchi. Il Pd, insomma, si qualifica in prima posizione solo a Vicenza (e di due punti appena): dunque, ci sarebbero tutti gli elementi per far presagire un’affermazione netta del fronte meloniano.
LO SPETTRO
Eppure. Eppure nel centrodestra c’è chi ha già cominciato a mettere in guardia da uno spettro chiamato “ribaltone”. Un po’ come successo a Udine a metà aprile, quando il frontman leghista Pietro Fontanini, arrivato a un passo dalla vittoria al primo turno, venne battuto di misura al ballottaggio da Alberto De Toni. E pesa anche il precedente di un anno fa di Verona, con l’inattesa rimonta del dem Damiano Tommasi al secondo turno. Quando (sulla carta) le forze del centrodestra sommate insieme avrebbero dovuto portare in dote più del 55%. «Pancia a terra», insomma, e «attenzione a non dare nulla per scontato», è l’appello che – al netto della soddisfazione per i quattro capoluoghi incassati al primo turno – è risuonato ieri tra i maggiorenti di FdI. Convinti che l’obiettivo sia a portata di mano. Ancona sarebbe un traguardo storico, una prima assoluta per il centrodestra. Che chiuderebbe così il cerchio dopo la conquista delle Marche tre anni fa. Idem per Pisa, dove il leghista Michele Conti ha mancato la vittoria per 15 voti (annunciando il riconteggio), e per Massa, dove i partiti di governo correvano divisi, contendendosi pezzi dello stesso elettorato. Per centrare l’obiettivo, però, bisogna motivare (e soprattutto mobilitare) di nuovo l’elettorato: convincerlo che valga la pena tornare alle urne. E – possibilmente – pescare tra i consensi finiti ai candidati civici o centristi.
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