Di Maio e l'ipotesi di candidatura blindata a Modena, la base dem insorge e Letta interviene: «Fake news»

Di Maio e l'ipotesi di candidatura blindata a Modena, la base dem insorge e Letta interviene: «Fake news»
di Stefania Piras
Domenica 31 Luglio 2022, 21:10 - Ultimo agg. 1 Agosto, 07:30
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Elezioni politiche 2022 Di Maio candidato nella roccaforte rossa a Modena? Cioè in uno di quei collegi considerati blindati, cioè sicuri per essere eletti (o rieletti). L'ipotesi che Luigi Di Maio sia paracadutato in un collegio emiliano come quello di Modena sta sollevando un polverone tra i militanti emiliani. Il ministro degli Esteri ha smentito e anche il segretario del Pd Letta ha bollato la notizia come "fake news totale". 

Ma per qualche giorno dalle parti di Modena e dintorni le acque si sono agitate parecchio. C'era un ritornello, non molto tempo fa, che riempiva i social e gonfiava gli slogan. Era "Parlateci di Bibbiano". Voleva indicare la richiesta di far luce su un'indagine aperta dalla procura di Reggio Emilia su affidi illeciti di bimbi nella Val d'Enza. Lo slogan "Parlateci di Bibbiano" era diventato un'arma contro il Pd impugnata nel 2019 dal governo gialloverde, formato da Movimento 5 stelle e Lega. Tra i più indignati c'era l'attuale ministro degli Esteri Di Maio che aveva giurato che non si sarebbe mai alleato "con il partito di Bibbiano", questo il modo con cui parlava con disprezzo del Partito democratico. Sono trascorsi tre anni, il mondo è completamente cambiato e oggi i militanti del Pd emiliano coniano un nuovo slogan arrabbiatissimo: "Parlateci di Di Maio". E poco importa se Bibbiano è in provincia di Reggio Emilia L'eco della notizia è rimbombata in tutta la via Emilia e ha fatto il giro delle feste dell'Unità rimbalzando tra tigelle e gnocco fritto come uno schizzo d'olio bollente.

E anche se lui oggi ha smentito, c'è una vera rivolta tra i militanti dem. 

Ecco. Quando è apparsa l'ipotesi che il ministro degli Esteri potesse essere catapultato in un collegio sicuro in Emilia la federazione modenese del Pd è corsa ai ripari e ha cercato di giocare d'anticipo mettendo le mani avanti e presentando la lista d'attesa con i nomi dei candidati a cui intende dare la priorità sottolineando la loro appartenenza territoriale. Come dire: Di Maio? Si metta in fila, qui non c'è posto. Prima vengono: Silvana Borsari (Direttrice sanitaria Ausl appena andata in pensione), Mauro Lusetti (Presidente Legacoop nazionale), Giovanni Pinelli (Direttore medicina d’urgenza interna dell'ospedale di Baggiovara) ed Enza Rando (Vicepresidente Libera nazionale). «La direzione provinciale del Partito democratico di Modena ha deciso la rosa dei nomi provenienti dal territorio per le candidature alle prossime elezioni politiche del 25 settembre», hanno sentenziato. 

Aggiungendo che anche per i cosiddetti big c'è una lista già blindata e già sul tavolo regionale e nazionale. «A questi nomi si aggiungeranno, durante la discussione che riguarderà il livello regionale e quello nazionale, quelli dei parlamentari uscenti Piero Fassino, Beatrice Lorenzin, Edoardo Patriarca e Giuditta Pini e quello di Stefano Vaccari, che - specificano i dem -  ricopre il ruolo di Responsabile dell’organizzazione nella Segreteria di Enrico Letta», hanno concluso.

Tutto chiaro? No. A Casalgrande, una delle feste dell'Unità più importanti d'Italia che si svolge nel Reggiano, a domanda diretta la capogruppo dem Debora Serracchiani non ha chiuso all'ipotesi Di Maio dicendo che come ministro del Lavoro ha fatto degli errori, come ministro degli Esteri invece ha operato bene e che se serve al Paese si può tutto sommato ingoiare il rospo. 

Così il Pd di Modena ha provato a fare una sintesi politica tra le dichiarazioni di Serracchiani e la famosa lista di candidati già resa nota. L'esito della sintesi è: contrordine compagni: «potrebbero esserci accordi su big nazionali dalle nostre parti». Tradotto: dalle nostre parti, sulle nostre teste. È il prezzo da pagare per essere il partito più importante della coalizione, scrivono. 

«Nelle ultime ore ci si è concentrati troppo su fantasiose ipotesi di candidatura che non hanno alcun legame con la realtà - scrivono nella loro pagina social i dem modenesi - Siamo consapevoli che, essendo il PD il perno di un'ampia alleanza democratica e progressista, potranno esserci accordi che porterebbero alla candidatura dalle nostre parti di "big" di livello nazionale. E' il prezzo che paga la forza politica più grande e responsabile di una coalizione nei territori dove è più radicata. Quello che è importante, davvero importante, è che al centro di questa campagna elettorale ci siano proposte forti che rispondano ai bisogni e alle aspettative delle cittadine e dei cittadini e che la rosa di nomi indicati dalla Federazione Provinciale sia davvero di qualità e rappresentanza della società modenese. Concentriamoci su questo, sui social, al bar, nelle piazze e anche in spiaggia: promuoviamo le nostre idee e perdiamo meno tempo nella rincorsa di illazioni senza alcun fondamento». I commenti però sono rabbiosi. La base non ha apprezzato l'ipotesi, basta leggere i siluri scritti via social ai dirigenti: «Indorate la pillola quanto volete ma io Di Maio NON LO VOTO!!!!» e «Comunque io Di Maio non lo voterei», «Questo partito è nato proprio per proporre una dialettica, non per azzittirla: io Di Maio a Modena non lo voterò mai, piuttosto cambierei il mio voto». 

A spegnere l'incendio è arrivato stasera il segretario del Pd Enrico Letta in persona che nel santuario della festa dem di Casalgrande ha scandito che Di Maio candidato in Emilia Romagna «è una fake news totale, inventata ieri giornalisticamente, un'invenzione pura». «Non c'era nulla e non c'è nulla», ha messo in chiaro svelando la tensione di questi giorni, e dei prossimi, in cui la battaglia per le liste entrerà nel vivo. 

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