«Ora cambiamo i vincoli dell'Europa», ma Salvini frena i suoi sulla crisi di governo

«Ora cambiamo i vincoli dell'Europa», ma Salvini frena i suoi sulla crisi di governo
di Emilio Pucci
Martedì 28 Maggio 2019, 08:30
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Archiviati i festeggiamenti dell'altra notte, i rosari baciati, i selfie di ringraziamento al popolo leghista, nella Lega cresce il fronte del voto subito per passare all'incasso e stringere un nuovo patto nel centrodestra. Salvini però frena: «Ho sentito Conte, nostra lealtà mai messa in discussione. Nessun ribaltamento del contratto di governo. Basta che venga fatto bene e in fretta quanto scritto. I tentennamenti devono essere acqua passata». Il vicepremier detta però le condizioni. Nessuno ha la golden share ma da oggi la linea passa dalla Lega, non ci sarà più un caso Siri, il refrain'. Poco importa quindi che M5s abbia la maggioranza in Cdm e il gruppo piu' nutrito in Parlamento.

L'agenda è quella che conta e non si accetterà più la strategia dei rinvii oppure dei no. Il primo messaggio che invierà al capo politico del Movimento riguarderà la giustizia. Ovvero basta con il giustizialismo, serve una riforma che vada nella direzione invocata dai cittadini non dalla magistratura, occorre smantellare la burocrazia, mettersi dalla parte degli amministratori non delle toghe. «Se dovessero ancora alzare dei muri i 5Stelle si assumeranno la responsabilità di rompere», il leitmotiv. La prima prova della coesione giallo-verde si verificherà giovedì quando dovrebbe arrivare la sentenza su Rixi per la vicenda delle spese pazze in Liguria.
 
Bisogna capire quanto il ministro dell'Interno intenderà tirare la corda, ma Salvini, anziché agitare lo spettro delle elezioni anticipate farà leva sul voto degli italiani da cui ha avuto un mandato chiaro: «I cittadini non vogliono più un governo nella palude». Ed ancora: «C'è chi parla di onda nera, chiedo rispetto non per me ma per il voto del 34% degli italiani, che non mi pare siano estremisti, razzisti o fascisti». Il sottosegretario Giorgetti e gli altri big del Carroccio non hanno cambiato idea, il fantasma di Renzi che dilapidò il 40% ottenuto aleggia oggi più che ieri. «Sarebbe meglio rompere ora», la spinta anche dei governatori del nord. Il Capitano però resta sulla sua posizione: «Prima occorre portare a casa il commissario europeo e cambiare le istituzioni di Bruxelles, poi eventualmente si faranno i conti».

Il primo braccio di ferro sarà dunque sulla lettera in arrivo da Bruxelles sulla procedura per il deficit eccessivo. «Aspetto di leggerla ma credo che la Commissione europea osserva Salvini - debba prendere atto che i popoli ieri hanno votato per il cambio e la crescita: quello che è chiaro che non si alzano le tasse, che l'aumento dell'Iva non esiste». Occorrerà quindi ridefinire i parametri Ue: «L'Europa dei tagli e della disoccupazione è fallita». Un messaggio rivolto anche al ministro dell'Economia Tria («serve una manovra coraggiosa») che intenderebbe mettere in un cassetto il tesoretto che arriva dai residui sul reddito di cittadinanza. La strada per il responsabile del Viminale è già tracciata. Subito il sì alla Tav: «Se la democrazia ha un senso direi che i piemontesi si sono espressi». Subito l'autonomia: «Abbiamo il cronoprogramma e il testo base è pronto. Il consenso della Lega al Centro e al Sud ci dice di andare avanti». Subito la flat tax e via libera agli emendamenti del partito sullo sblocca-cantieri, sul dl crescita e naturalmente sul dl sicurezza. «Nervi saldi e testa alta», l'invito a Di Maio.

Ma nel frattempo Meloni e Toti stanno lavorando alla costituzione di una maggioranza alternativa. Sullo sfondo anche un possibile ingresso della Meloni nell'esecutivo qualora al Senato i malpancisti del Movimento 5Stelle dovessero sbarrare la strada ai provvedimenti cari alla Lega. Fdi lavora ad un Pdl 2.0, magari guidato proprio dalla Meloni che ieri ha sentito Salvini per ribadirgli il concetto dell'autosufficienza e la necessità che la Lega molli i 5Stelle. Lo stesso appello è arrivato da Berlusconi che si ritrova con un partito alle prese con una guerra tra correnti. «Vediamo come reagiranno i 5Stelle», continuano a ripetere i big del Carroccio.
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