Elezioni, Fico: «Reddito, le Regioni investano; decisivi i centri per l'impiego»

Elezioni, Fico: «Reddito, le Regioni investano; decisivi i centri per l'impiego»
di Luigi Roano
Venerdì 23 Settembre 2022, 07:19 - Ultimo agg. 24 Settembre, 08:51
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Presidente Roberto Fico dal suo osservatorio di terza carica dello Stato che campagna elettorale - ormai agli sgoccioli - ha osservato?
«Molto densa, che si è consumata in un arco temporale relativamente breve, con un dibattito che avrei auspicato più ampio su un maggior numero di tematiche. Ma devo dire che il Sud è stato al centro del confronto in queste settimane».

È tempo di bilanci: ma che futuro immagina per lei?
«In continuità con la mia storia. Ho fatto politica attiva prima di essere eletto deputato e Presidente della Camera. Non serve avere un incarico per far politica. E quello che farò è essere sul mio territorio così come a Roma per portare avanti temi e battaglie del Movimento».

È vero che potrebbe candidarsi nel 2025 a presidente della Regione?
«Sto facendo campagna per il Movimento e concludendo il mio mandato di presidente della Camera.

Sono concentrato su questo ora. C'è da pensare all'oggi, abbiamo tanto da fare».

Oggi, rispetto all'exploit delle ultime elezioni, cosa è diventato M5S che ha perso tanti esponenti per strada, molti padri fondatori?
«Oggi il Movimento è più forte. Ha ed esprime una visione chiara di progetto politico e di visione di Paese. Credo che certi addii abbiano fatto chiarezza. Ora vedo un movimento guidato da coerenza e solidità della linea politica».

Torniamo a Napoli: il pensiero corre al Patto che gli esponenti del centrodestra vorrebbero modificare. Lei è d'accordo?
«Un errore clamoroso, non certo per un singolo partito ma proprio per la città. Il patto per Napoli è frutto di un lungo lavoro portato avanti per mettere in sicurezza i conti e avere spazio per nuovi investimenti. Metterlo in discussione significa danneggiare i napoletani».

Tanta attenzione focalizzata sul Reddito di cittadinanza: ma è uno strumento che ha funzionato davvero o ha avuto tante, troppo storture anche rispetto all'inserimento nel mondo del lavoro per poterlo lasciare così com'è? Non è diventato meramente assistenziale?
«Sono orgoglioso del fatto che grazie al Movimento 5 stelle oggi l'Italia abbia il reddito di cittadinanza. Uno strumento di lotta alla povertà che oggi c'è praticamente in tutta Europa. Le dico di più: in Germania il governo ha proposto di rafforzarlo alzando le risorse a disposizione. E perché lì nessuno parla di assistenzialismo? Il reddito protegge chi è più debole e dà anche maggior forza contrattuale ai lavoratori che non accettano lavori al limite dello sfruttamento. Per questo andrebbe affiancato al salario minimo».

Però non funziona rispetto all'inserimento nel mondo del lavoro
«Quello è un aspetto che va migliorato, e siamo già impegnati su questo fronte. Certo se le Regioni avessero fatto gli investimenti dovuti per i centri per l'impiego oggi saremmo in una situazione migliore».

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Di Maio dice che presto dal M5S in molti andrete via perché è il partito di Conte e non più un movimento
«Non mi interessa parlare del passato Oggi il Movimento 5 Stelle è una forza corale più che in passato, ci sono organi collegiali e una struttura. E resta comunque un movimento».

A urne chiuse il M5S a prescindere dal risultato cercherà alleati, ovvero si tornerà al campo largo come auspica il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi?
«A urne chiuse saremo coerenti con il nostro programma. Che è quello che stiamo facendo a Napoli, dove il sindaco Manfredi sta facendo un ottimo lavoro. A livello nazionale al momento invece mancano le condizioni politiche per parlare di alleanze».

Chiudiamo con la guerra in Ucraina: Putin chiama i riservisti e minaccia l'atomica, ma in Russia ci sono segnali di dissenso verso lo Zar. Insomma come si esce dal conflitto?
«Come Europa abbiamo il dovere di stare al fianco del popolo ucraino. Dobbiamo lavorare per una pace che difenda l'autonomia territoriale dell'Ucraina e i diritti dei suoi cittadini. Serve un impegno maggiore sul fronte diplomatico».

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