Ministra Mariastella Gelmini tra gli industriali a Cernobbio, domenica, Carlo Calenda ha ricevuto più applausi degli altri leader politici. Che tipo di segnale rappresenta?
«Il successo di Carlo Calenda deriva a mio avviso da due fattori: dalla serietà delle nostre proposte che guardano al mondo della produzione e del lavoro e dalla difesa del governo Draghi. Siamo credibili quando parliamo di rilanciare industria 4.0 – Calenda l’ha fatta quando era al governo - di agevolare gli investimenti, di realizzare le infrastrutture che servono al Paese. E siamo credibili quando difendiamo l’esperienza del governo Draghi, perché nessuno lo ha sostenuto come Calenda e Renzi. Detto questo non ci accontentiamo del consenso di quella platea: sappiamo bene che i voti sono un’altra cosa. E parliamo anche al mondo della piccola impresa, ai professionisti, ai lavoratori, che hanno diritto ad un salario non falcidiato dalle tasse e per i quali proponiamo una mensilità in più totalmente defiscalizzata, alle famiglie».
«Per la verità ci sono sondaggi che indicano percentuali diverse e più alte, ma questa è una campagna elettorale decisamente anomala e buona parte degli indecisi farà la sua scelta negli ultimi quindici giorni».
«Prima di tutto dicendo basta ai “no” che paralizzano al Paese. Siamo l’unica alleanza che è a favore dei rigassificatori, del nucleare pulito, delle infrastrutture che servono, come i termovalorizzatori. E poi pensiamo ai giovani e agli anziani: abbiamo detto che ogni euro in più che avremo lo metteremo su istruzione e sanità e proponiamo che le assunzioni dei giovani siano detassate. Dobbiamo rilanciare la produttività favorendo gli investimenti nella transizione digitale ed ecologica e non con i bonus a pioggia».
«Noi siamo disponibili a qualsiasi alleanza che presupponga che a palazzo Chigi ci sia Mario Draghi. È evidente che se né la destra né la sinistra avranno i numeri per governare da soli, si aprirà la strada per chiedere un nuovo impegno al premier uscente. Vedremo chi ci starà, ma il Paese è ancora in emergenza, anche se non più per il Covid».
«Meglio un governo di pacificazione che metta insieme le forze responsabili di questo Paese e assicuri la piena attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E questo risultato lo si può ottenere se il terzo polo raggiunge un buon risultato».
«Sono convinta che quello del 25 settembre non sia il punto di arrivo ma un nuovo inizio. L’Italia ha bisogno di un partito della serietà, della concretezza e della competenza che raccolga l’eredità liberale e popolare che è oggi orfana di rappresentanza. I caratteri forti non sono un problema. Appena finita questa campagna elettorale metteremo mano alla costruzione di una nuova casa politica. A Milano, venerdì scorso, davanti a cinquemila persone lo hanno ribadito sia Calenda che Renzi».
«La nostra proposta politica è nazionale e tutti i partiti hanno candidato i propri esponenti di punta e i ministri in più collegi. Con Mara Carfagna e Elena Bonetti siamo ministre del governo Draghi e abbiamo il duplice compito di raccontare quello che abbiamo fatto dal Pnrr, al nuovo protagonismo dei territori nella logica della sussidiarietà, alle misure per salvaguardare l’economia reale e di spiegare i motivi per i quali il Paese ha ancora bisogno di quell’agenda e di quel metodo per uscire da questa crisi».
«Sarà la forza politica che rilancerà il sogno europeo contro i sovranismi nazionali: la situazione che stiamo vivendo è la dimostrazione che occorre un’Europa più forte e coesa».
«Sono una donna libera e leale, di fronte alla caduta del governo Draghi e alla deriva sovranista e populista di Forza Italia non potevo restare indifferente. Forza Italia è sideralmente lontana da una ricetta liberale da un posizionamento moderato. A Marta Fascina auguro ogni bene e spero che, se verrà rieletta, la vedremo finalmente un po’ di più in Parlamento».
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