Rai, confronto Letta-Meloni il 22 settembre. Il Terzo polo: «Vogliamo esserci anche noi»

Elezioni politiche 2022, la diretta. Conte a Letta: «Esci dalla nostalgia di Draghi». Il leader Pd: un mese fa facevano cadere governo
Elezioni politiche 2022, la diretta. Conte a Letta: «Esci dalla nostalgia di Draghi». Il leader Pd: un mese fa facevano cadere governo
Sabato 20 Agosto 2022, 14:14 - Ultimo agg. 21 Agosto, 16:10
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Salvo sorprese verrà celebrata il 22 settembre, in prima serata nel salotto di Bruno Vespa, la sfida tv tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta. I due leader, determinati a polarizzare lo scontro elettorale per innescare il voto utile a favore dei loro partiti, hanno chiesto di essere ospitati assieme a “Porta a porta”. E hanno incassato l’invito. Immediata la rivolta degli esclusi, a cominciare da Carlo Calenda. Tant’è, che la redazione di Vespa è corsa a far sapere che nello stesso giorno verranno intervistati (non però nel format del faccia a faccia) anche Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio e, appunto, Calenda. Con un problema ulteriore: gli altri leader in corsa non citati dalla Rai, come Emma Bonino, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Luigi De Magistris, sono saliti sulle barricate.

A dare fuoco alle polveri è Calenda, sostenuto nella sua crociata da Matteo Renzi, Matteo Richetti, Mariastella Gelmini. Di buon mattino il leader di “Italia sul serio” scrive sui canali social: «Vi spiego cosa sta succedendo sui confronti tv. Letta e Meloni stanno dicendo alla Rai (Bruno Vespa) che sono pronti a confrontarsi solo tra di loro. Vogliono continuare questa stucchevole telenovela Sandra e Raimondo. Oggi scriveremo a Rai e Agcom: accettare diktat da due dei quattro leader delle coalizioni è una violazione della parità di trattamento che i media offrono in ogni Paese democratico.

Chiediamo pertanto formalmente alla Rai di organizzare un confronto a quattro e di non sottostare a richieste inaccettabili da parte di Meloni e Letta che ledono la democrazia». Ancora, in un tweet: «Neanche in Russia la televisione pubblica organizzerebbe un confronto due giorni prima del silenzio elettorale escludendo due coalizioni. Intervenga subito l’Agcom il Cda Rai e Fuortes. E a Letta dico: è questa roba qui che insegnavi in Francia? Vergogna».

 

L’altolà di Anzaldi

Passa un’ora e Michele Anzaldi, che per il Terzo polo è il paladino della par condicio, prende carta e penna e scrive al presidente della commissione di Vigilanza Alberto Barachini: «Letta e Meloni starebbero esercitando pressioni sulla Rai, in particolare su un conduttore affermato e autorevole come Vespa, per mettere in onda un confronto elettorale riservato esclusivamente a loro due. Se fosse confermato, sarebbe una gravissima ingerenza sull’autonomia del servizio pubblico e costituirebbe una violazione pesante della par condicio. Le chiedo pertanto di intervenire affinché la Rai e l’Agcom tutelino l’informazione pubblica e ristabiliscano il corretto svolgimento della campagna elettorale».

Barachini (Forza Italia) replica a stretto giro. Il presidente della Vigilanza garantisce che «si occuperà di tutte le segnalazioni arrivate». In quanto «è necessario il massimo rigore e rispetto della par condicio e delle norme».
Poco dopo l’ora di pranzo arriva la risposta di “Porta a porta”. Per provare a disinnescare la protesta la redazione Rai garantisce, appunto, che oltre al faccia a faccia di un’ora tra la presidente di Fratelli d’Italia e il segretario del Pd, nella stessa serata del 22 settembre saranno «invitati a partecipare anche Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio e Carlo Calenda». Come? «Ciascuno sarà intervistato per mezz’ora» da Vespa «con modalità da stabilire». Inoltre “Porta a porta” si dichiara «pronta ad ospitare altri confronti nella stessa serata se ne maturassero le condizioni». 
Il comunicato di Vespa non seda la rivolta. Anzi. Anzaldi rincara: «Viene messo per iscritto che il 22 settembre, a sole 48 ore dalla fine della campagna elettorale, la Rai si appresta a perpetrare una gravissima violazione della par condicio. Triplo spazio alla destra, con tempo a Meloni, Salvini e Berlusconi, e triplo spazio alla sinistra, con un’ora data a Letta e mezz’ora a Di Maio, rispetto ai soli 30 minuti per il Terzo Polo di Calenda. Questa è disparità di trattamento». Per Anzaldi, «siamo di fronte ad una situazione senza precedenti». E chiede: «Chi ha autorizzato quel comunicato? Possibile che l’amministratore delegato Fuortes sia all’oscuro di questa imbarazzante vicenda? Il Cda intervenga subito, altrimenti è doveroso e urgente che se ne occupi il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella».

La rivolta degli esclusi 

Ma, si diceva, a questo punto scatta anche la protesta di Emma Bonino, neppure citata dalla redazione Rai: «Ci deve essere un refuso...». E di Fratoianni e Bonelli: «Non si capisce perché, avendo invitato leader di coalizione, si siano aggiunti alcuni altri leader di lista senza che ci siano tutti e si scelgano solo Salvini, Berlusconi e Di Maio. È evidente una palese violazione della par condicio: i vertici della Rai» dovranno «spiegare alle autorità di garanzia e alla magistratura».
Conclusione, in serata interviene di nuovo Barachini, facendo sapere che chiederà a Rai e Agcom, «una verifica sulla parità di condizioni garantite dal Servizio pubblico nei confronti televisivi tra i leader politici». La preoccupazione del presidente della commissione di Vigilanza «è garantire agli esponenti politici, come previsto dalle norme sulla par condicio in pieno vigore dal 10 agosto, non soltanto spazi equivalenti ma anche di pari rilevanza mediatica e visibilità oraria».

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