Il nuovo che avanza, il vecchio che resiste. Lo sbarco in massa dei politici italiani su TikTok (o “Tik Tok Tak”, copyright Silvio Berlusconi) non deve ingannare. Perché se l’iscrizione alla rete preferita dalla generazione Z viene sbandierata ovunque dai leader di partito, da Carlo Calenda a Matteo Salvini fino a Giuseppe Conte, è un’altra l’arena dove tintinnano le sciabole social delle forze in campo. Quando il gioco si fa duro, meglio puntare sull’usato sicuro. Cioè Facebook, la piattaforma che per prima ha dato il via alla caccia di voti sui social. A rivelare la corsia preferenziale ci sono i dati di Meta Ad Library. Lanciata nel 2018 come risposta del colosso tech di Mark Zuckerberg allo scandalo Cambridge Analytica, è un libro dei conti che elenca le spese delle pagine pubbliche in pubblicità e sponsorizzazioni. Negli ultimi trenta giorni di campagna elettorale in classifica svetta la Lega di Salvini, seguita dal Pd.
Le cifre? Non sono uno scherzo, se è vero che in un mese il Carroccio ha speso 46mila euro divisi in due pagine, Lega Salvini Premier e Matteo Salvini.
I risultati
E qui la domanda sorge spontanea: investire queste cifre monstre serve a qualcosa? «Ha senso puntare su Facebook perché ormai sui social non c’è più una nicchia, ma oltre 40 milioni di italiani iscritti - nota Martina Carone di Youtrend. La strategia però conta, spiega l’analista. «Spesso i linguaggi adottati sono ormai obsoleti e infatti i giovani migrano su TikTok. E ci sono rischi da non sottovalutare: chi inizia all’ultimo rischia di farsi più male che bene. In campagna elettorale c’è una generica diffidenza di fronte a un’operazione percepita come costruita a tavolino». Un altro rischio è riposare sugli allori delle classifiche. Avere il record di follower sui social network, ad esempio, non significa avere il record di interazioni. Così un’analisi di Sociometrica e AidaMonitoring sull’ultimo mese di rush elettorale distingue i piani. Sul primo fronte è Salvini a rivendicare il podio, con più di 5 milioni di seguaci su Facebook, seguito da Conte, Di Maio e Meloni. Sul secondo però la classifica si ribalta, con la leader di FdI in testa per numero di like ricevuti, 1 milione e 600mila. E anche per il record di commenti. Che però non sempre sono una buona notizia.