Gli «onorevoli-lupara», come li chiamava Indro Montanelli. Sempre loro. E ora, rieccoli. In ogni elezione presidenziale, i cecchini sono stati tanti. Si calcola intorno al 20 per cento quando c’erano i partiti veri ma stavolta, nella liquefazione dei partiti, con la prima forza parlamentare, i 5 stelle, che ha oltre 200 deputati, più della Dc dei bei tempi, l’esercito dei franchi tiratori potrebbe perfino superare la quota del 2 su 10. Il che non sembra preoccupare tanto Silvio Berlusconi - «Mi vogliono bene tutti, sia dentro sia fuori del centrodestra», ripete sempre e lo ha ribadito anche nel vertice dell’altro giorno a Villa Grande - ma preoccupa tutti gli altri, sia gli amici sia i nemici del Cavaliere. Ieri al super-summit quirinalizio del Pd, dietro le quinte infuriava lo scoramento: «Ma come facciamo a stabilire una strategia con i grillini, intorno a un nome condiviso, se quello è un partito che più di un partito somiglia a un agglomerato di franchi tiratori?». E infatti, per evitare gli onorevoli-lupara a 5 stelle, Letta e i suoi da giorni hanno inaugurato la tecnica della doppia telefonata. La prima è a Conte: «Giuseppe ma ci staresti su Draghi, anzi su Mattarella» (linea che però cambia in continuazione)? E poi, non fidandosi della leadership dell’ex avvocato del popolo, bersaglio perfetto di chi per impallinare lui impallinerebbe qualsiasi candidato al Colle a lui gradito, dal Nazareno si rivolgono a Di Maio: «Luigi, che cosa ne dici se ci muoviamo così?». Meglio insomma garantirsi il favore di entrambi i leader stellati, per non trovarsi davanti a brutte sorprese. Ossia al sabotaggio dei vari candidati (quello targato Conte avrà una settantina di voti grillini contrari) ammesso che si capisca quali saranno. Ma adesso è nel centrodestra, in quanto un candidato certo già ce l’ha, ed è il Cavaliere, che lo spettro franchi tiratori terrorizza di più.
Non è impaurito Berlusconi, convinto che tutti gli vogliano bene.
Sarebbero come minimo 40, su 450 grandi elettori della coalizione, nella black list del centrodestra i possibili traditori (ma si può pure rovesciare il ragionamento: i fedelissimi incaricati dai leader di Lega e Fdi di abbattere l’ingombrante candidatura di Berlusconi) e girano nomi possibili, inventati o supposti: oltre la metà dei 32 di Coraggio Italia dove il capogruppo Marin ha già detto di sostenere Draghi, e così l’influentissimo Osvaldo Napoli e Mariarosaria Rossi, ex assistente del Cav che tifa SuperMario. E chi frequenta i berlusconiani assicura che perfino tra di loro, almeno una decina al Senato e altrettanti alla Camera (al liberal), non sono disposti affatto a votare Silvio. Quanto a Italia Viva, occhio: Renzi dice di essere pronto ad appoggiare un candidato (ma non Berlusconi) o una candidata di centrodestra ma molti dei suoi 42 parlamentari potrebbero non seguirlo su questa strada. Così come sarebbero pronti a dare un segno la ventina (e forse di più) di seguaci di Giorgetti, nella Lega, che tifano Draghi e non Silvio. L’onorevole lupara, di qua e di là, sta spolverando il fucile. Si prevede sangue.