Elezioni Quirinale, il Pd non crede all'ipotesi Berlusconi: «Ma se va al Colle, subito alle urne»

Elezioni Quirinale, il Pd non crede all'ipotesi Berlusconi: «Ma se va al Colle, subito alle urne»
Elezioni Quirinale, il Pd non crede all'ipotesi Berlusconi: «Ma se va al Colle, subito alle urne»
di Alberto Gentili
Sabato 15 Gennaio 2022, 07:30 - Ultimo agg. 16 Gennaio, 09:34
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«Sono deluso e preoccupato». Questa la reazione a caldo di Enrico Letta, un istante dopo la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. «Quello che non doveva accadere è accaduto. Ora dobbiamo impedire questo scempio istituzionale», ha detto ai suoi Giuseppe Conte

Insomma, i leader del fronte progressista che confidavano nella trattativa condotta in segreto con Matteo Salvini, hanno preso malissimo il proclama di Villa Grande a favore del Cavaliere sottoscritto dal leader leghista e dalla presidente di Fdi Giorgia Meloni. La prima mossa di Pd, 5Stelle e Leu è rifiutare, «fino a quando la candidatura di Berlusconi sarà in campo» di sedersi al tavolo di confronto proposto da Salvini. La seconda è provare a terrorizzare i peones di ogni colore: «Se venisse eletto il Cavaliere salterebbe l’intero quadro politico. Il governo Draghi cadrebbe e si andrebbe sparati a elezioni con il danno irreparabile di non avere Draghi né a palazzo Chigi, né sul Colle». La terza mossa: il 27 gennaio, alla quarta votazione (quando basterà la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo Presidente), se Berlusconi andasse fino in fondo, Pd e 5Stelle saliranno sull’Aventino e non parteciperanno al voto «per impedire che qualche grillino», dice un alto esponente dem, «sia tentato di fare brutti versi nel segreto dell’urna. Noi sul “no” a Berlusconi siamo compatti, ci mancherebbe altro». 

Precauzioni a parte, c’è da dire che dal Nazareno - dove oggi si svolgerà la Direzione dalla quale Letta uscirà con un mandato pieno a trattare - filtra «forte irritazione e sconcerto».

Spiegazione: «Il centrodestra ha scelto una soluzione dilatoria che fa perdere tempo e ritarda l’avvio di quel percorso necessario all’individuazione di un nome autorevole e terzo».  

Già, nel Pd non credono che Berlusconi ce la possa fare. «Salvini e Meloni hanno dovuto dire sì per forza, ma sanno anche loro che il Cavaliere non avrà i voti per passare: neppure dentro Forza Italia, a scrutinio segreto, farà il pieno dei consensi», dice un colonnello dem, «tant’è, che da ciò che sappiano, a Villa Grande c’era grande inquietudine». Conclusione: «Speriamo che giovedì o venerdì, quando il centrodestra tornerà a riunirsi per fare di conto, venga ritirata questa candidatura obbrobriosa che suona come una vera e propria provocazione». E dal Nazareno aggiungono: «Quello di oggi è stato solo un trailer, non l’inizio di un brutto film. Anche per questo non prendiamo troppo sul serio la minaccia». 

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Tanta certezza sui numeri si attenua però quando ci si interroga sulle mosse di Matteo Renzi. Italia Viva darà i suoi 46 voti a Berlusconi? La risposta arriva da un renziano di altissimo rango: «Non lo faremo mai, perché cadrebbe il governo Draghi, si andrebbe a elezioni, scatterebbero i girotondi in tutto il Paese e il Pd potrebbe fare campagna elettorale cavalcando l’anti-berlusconismo. E prenderebbe il 30%. Noi questo regalo ai dem non lo faremo. Mai».

Il punto di svolta sarà giovedì o venerdì. Se, come prevedono Letta, Conte e Roberto Speranza, il centrodestra alla fine della prossima settima riconoscerà di non avere «numeri sufficienti» e Berlusconi pur controvoglia farà l’atteso passo indietro, «a quel punto scatterà la trattativa vera. Detto che comunque, in queste ore, Letta e Salvini continuano a parlarsi. E, di certo, non parlano di Berlusconi...», dice un altro esponente del Pd. Insomma, i due leader «lavorano a un nome condiviso». 

Numeri e previsioni a parte, Letta subito dopo l’annuncio del centrodestra, è corso ad alzare un muro per sbarrare la strada a Berlusconi: «Il candidato per il Quirinale deve essere unitario e non divisivo. Non deve essere un capo politico, ma una figura istituzionale. Nessuno può imporre ad altri la sua idea». Sulla stessa linea Federico Fornaro e Loredana De Petris di Leu: «La candidatura del Cavaliere è irricevibile, è un danno al Paese». E Conte: «Berlusconi alla presidenza della Repubblica è per noi un’opzione irricevibile e improponibile. Il centrodestra non blocchi l’Italia. Qui fuori c’è un Paese che soffre e attende risposte, non possiamo giocare sulle spalle di famiglie e imprese». 

Il leader 5Stelle, che l’altro ieri ha ricevuto l’investitura dei gruppi parlamentari per trattare in nome e per conto dei 5Stelle, chiede «al fronte progressista» di sfornare «una candidatura condivisa». E qui cominciano i dolori. I 5Stelle non vogliono Mario Draghi al Quirinale: «Serve continuità all’azione di governo e stabilità per il Paese», ha messo a verbale il braccio destro di Conte, Mario Turco. Letta, invece, vedrebbe benissimo il premier anche nel ruolo di capo dello Stato «per non correre il rischio di perdere la figura più credibile e autorevole che ha il Paese». Si vedrà.

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