Elezioni regionali a settembre, Salvini tentato dallo strappo da Nord a Sud

Elezioni regionali a settembre, Salvini tentato dallo strappo da Nord a Sud
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 18 Giugno 2020, 08:00 - Ultimo agg. 14:00
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Che non sia più solo un problema di chi candidare e dove lo si è capito ormai da tempo. Nel centrodestra è ancora tutto fermo in vista delle elezioni regionali, a nulla era valsa la promessa di Matteo Salvini che ormai quasi due settimane fa, lo scorso 5 giugno in conferenza stampa a Napoli, aveva assicurato che «entro tre giorni» sarebbero arrivate le decisioni sui candidati. Tanto che un forzista campano cita uno dei cori dei tifosi del Napoli: «Di tempo ne è passato, ma siamo ancora qua». Tutti in stand-by, a cominciare da Stefano Caldoro in Campania. L'ex governatore, pur difeso a spada tratta da Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, dovrà ancora attendere per conoscere il proprio destino.

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Ad agitare ulteriormente le acque nel centrodestra ci ha pensato proprio Salvini nel corso della sua recente visita in Veneto. «Tutti devono sapere ha detto il leader del Carroccio che al primo punto del nostro programma c'è l'autonomia e chi non la vuole non può governare con noi né a livello regionale, né a livello nazionale». Una bordata che non riguarderebbe però soltanto la corsa di Zaia in Veneto, ma che a catena coinvolgerebbe anche le altre cinque Regioni chiamate al voto: Campania, Puglia, Marche, Toscana e Liguria. L'idea messa sul piatto da Salvini è di presentarsi da solo per sostenere la rielezione di Luca Zaia in Veneto senza chiedere l'appoggio a Fdi e Fi per evitare, di fatto, di «regalare» consiglieri regionali agli alleati. Ormai nessuno né Giorgia Meloni e tanto meno Silvio Berlusconi - esclude che l'obiettivo del Carroccio sia rompere il tavolo. In fondo è il ragionamento tra i maggiorenti del partito leghista l'unica Regione che vedrebbe eletto un esponente del Carroccio sarebbe proprio il Veneto. Alla Lega spetterebbe anche la Toscana, ma la corsa partirebbe con l'handicap di dover recuperare terreno sugli avversari del centrosinistra. E mentre Salvini ragionava di autonomia, ieri invece Silvio Berlusconi è intervenuto al summit del Partito Popolare Europeo insistendo nel dare a Fi una dimensione internazionale, più che legata alle beghe nazionali.
 


Delicatissima è però la partita per il candidato in Campania. Già una settimana fa alcuni esponenti della Lega campani avevano chiesto a Salvini di provare la corsa in solitaria per sfidare De Luca. L'attuale governatore al momento viaggia con un consenso tale da rendere improbo il confronto elettorale anche all'intera coalizione di centrodestra unita. A suggerire la mossa del presentare la Lega slegata dagli altri partiti anche le recenti inchieste che hanno coinvolto Luigi Cesaro di Fi. Di qui il monito ripetuto più volte tanto da Salvini quanto dal coordinatore campano della Lega, Nicola Molteni, di chiedere agli alleati un «radicale rinnovamento». Berlusconi però non molla, come non arretra Salvini sul passo indietro di Caldoro. Nelle ultime ore qualora la Lega decidesse di provare a scendere in campo senza alleati avanza l'ipotesi di una candidatura a governatore del giornalista partenopeo Alessandro Sansoni. Fi ha invece sondato Antonio Martusciello e Cosimo Sibilia, ma finché potrà terrà duro per mettere in campo Caldoro confortato dai sondaggi commissionati nelle scorse settimane. La paura in Fi è che Salvini possa cavalcare la questione delle inchieste per additare a Forza Italia di non aver rinnovato il partito campano con volti nuovi. L'eventuale corsa in solitaria della Lega, unita ai tanti esponenti locali che hanno lasciato Fi per andare nel Carroccio, di certo non giovano allo stato di salute del partito di Berlusconi.

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Ieri, nonostante le tante divergenze con gli alleati, Salvini ha comunque provato a lanciare un ramoscello d'ulivo a Berlusconi e Meloni. «I programmi ha detto il numero 1 leghista sono completi, c'è una malagestione in Puglia con Emiliano e in Campania con De Luca, abbiamo chiesto a tutto il centrodestra uno sguardo di rinnovamento.
Se tutti fanno questo sforzo la partita è già chiusa». Fonti del Carroccio segnalano pure che al tavolo si cercherà l'accordo per i candidati sindaci delle principali città che andranno al voto, tra queste si segnalano Reggio Calabria, Matera, Macerata, Chieti, Crotone, Agrigento, Mantova, Trento e Nuoro. Dal momento che Meloni non ha nessuna intenzione di abbandonare la candidatura di Raffaele Fitto in Puglia e di Francesco Acquaroli nelle Marche, così come Fi insiste su Caldoro in Campania, l'accordo si cerca di trovarlo concedendo al Carroccio più sindaci nei capoluoghi di provincia. Sempre a patto che l'intesa si trovi, ma le tentazioni di rompere sono forti. 

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