Elezioni regionali in Campania, centrodestra avanti con Caldoro: «Da Pd-M5S intese sottobanco»

Elezioni regionali in Campania, centrodestra avanti con Caldoro: «Da Pd-M5S intese sottobanco»
di Lorenzo Calò
Martedì 28 Gennaio 2020, 07:33
5 Minuti di Lettura
«Il centrodestra vince se unito». Stefano Caldoro si gira tra le mani l'ultimo lancio di agenzia. Da Forza Italia - Berlusconi dixit - arriva la conferma: in Campania il candidato del centrodestra è lui, il Cav non arretra.

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Caldoro, sarà una corsa o una rincorsa?
«Intanto partiamo da un dato oggettivo: al Sud come al Nord il centrodestra unito vince. In Calabria, faccio gli auguri di buon lavoro alla bravissima Santelli, si è avuta un'affermazione straordinaria grazie al miracolo realizzato da Berlusconi. Nelle consultazioni regionali a livello nazionale, su dieci Regioni, la partita è finita 9 a 1 per il centrodestra».

Però in Emilia il centrodestra ha perso. È colpa di Salvini?
«Tutt'altro. Anche dove si è perso, vedi Emilia, il centrodestra è tornato altamente competitivo. E lo dico con apprezzamento per l'impegno in particolare di Salvini e Borgonzoni e con compiacimento per il consolidato trend di crescita di Fdi. È lo stesso schema che ci ha consentito di vincere in Friuli, Piemonte, Umbria e al Sud. In Calabria ricordo che sono ben tre le liste riconducibili a Forza Italia guidate da esponenti di primo piano del partito: insieme sfiorano il 30 per cento».

Se Salvini avesse vinto oggi diremmo altro: diremmo che la Lega si è mangiata il centrodestra.
«Il centrodestra in Emilia ha ottenuto un gran risultato, in voti assoluti Borgonzoni ha anche conseguito più consensi della coalizione e Bonaccini ha vinto non tanto per il voto disgiunto ma grazie alle sardine.
Da qui non si scappa».

Il governo Conte esce rafforzato o indebolito?
«Il governo ne esce indebolito prima di tutto perché la maggioranza che lo sostiene non è maggioranza nel Paese. Paradossalmente Conte si rafforza perché cresce il timore di perdere il posto qualora si andasse a elezioni. Poi c'è un problema politico all'interno della coalizione dove il Pd sta fagocitando il M5s. Ma qui leggo una sorta di equazione incontrovertibile».

In politica non si applicano le leggi matematiche, questo lo sa...
«Sì, ma un dato è evidentissimo: più i Cinquestelle si avvicinano al Pd più perdono voti fino a scomparire».

Lo dice perché spera che questo valga anche per la Campania?
«La Campania ha uno scenario di base differente».

In che senso?
«In Emilia, per esempio, Lega e centrodestra si sono confrontati con un modello di amministrazione comunque efficace. La Campania è tutt'altro, anzi, è una macchia indelebile sull'azione e capacità di governo del centrosinistra. Come la Calabria. Non a caso sono due fra le Regioni con i più bassi indici di crescita, competitività, qualità dei servizi. E questo giudizio negativo sul centrosinistra lo hanno dato sia il centrodestra sia il M5s».

Ma ora Cinquestelle, Pd e centrosinistra stanno cercando il grande accordo.
«Sotto il tavolo».

Che vuol dire?
«Stanno cercando un'intesa che nasconde tutte le contraddizioni finora emerse in questi anni. Un po' come il parziale accordo Pd-DeMa per le suppletive di Napoli sul nome di Ruotolo».

Teme imboscate?
«No. Dico soltanto che contro queste manovre sottobanco il centrodestra oppone una coalizione chiara, con intese alla luce del sole e un modello di governo che sinora è stato premiato in nove test regionali su dieci. Da qui si deve partire anche in Campania».

I Cinquestelle sosterranno De Luca?
«Questo non lo so. Ma anche in Campania il Movimento potrebbe patire il mortale abbraccio con il Pd».

Salvini punta a ottenere la guida di una Regione del Sud per accreditare l'idea di una Lega realmente nazionale: è preoccupato?
«Politicamente è un'aspirazione legittima quella della Lega. Resta da considerarne la sostenibilità in base agli accordi e in relazione all'unico presupposto irrinunciabile: l'unità del centrodestra».

Ci sarà un fronte meridionale per arginare le pretese della Lega?
«Il Sud ha una serie di priorità comuni: sanità, infrastrutture, trasporti, tutela ambientale, sviluppo e competitività. Su questi temi bisogna agire su base macro-regionale».

Salvini non sarebbe capace?
«Al contrario. Salvini e la Lega portano l'esperienza delle Regioni del Nord che da anni su temi comuni ragionano con un modello di macro-area. Per il Mezzogiorno e la Campania, semmai, la vera sfida consiste nell'allargamento della base partecipativa».

Intende più partiti?
«Bisogna coinvolgere nel programma di governo e nell'azione amministrativa quei settori della società civile, del civismo attivo e responsabile che hanno rappresentanza non solo nei partiti».

Sul suo nome nei mesi scorsi erano emersi distinguo e perplessità a cominciare dall'ala di Forza Italia vicina a Mara Carfagna. Teme di fare la fine di Di Maio: vittima di fuoco amico?
«La decisione di rilanciare Forza Italia con Stati Generali proprio in Campania è la conferma di un nuovo vigore che nel Paese e nel Mezzogiorno sta crescendo di pari passo con un rinnovato entusiasmo per l'offerta politica del centrodestra. La dialettica interna deve essere canalizzata in un progetto unitario».

Il governo Conte però schiera una batteria di ministri, alcuni con portafoglio, di primo piano, molti meridionali e campani.
«Ma l'inadeguatezza dell'azione di governo per il Sud è sotto gli occhi di tutti. Solo analisi e poca concretezza».

Voi invece cosa proponete?
«Partiamo dai grandi cluster: infrastrutture, turismo, beni culturali, agroalimentare, automotive, aeronautica. Sono tutti segmenti in cui la Campania è un hub importante e sui quali costruire, con altre regioni del Sud, quella filiera macro-regionale attraverso la quale intercettare lo sviluppo».

Un'operazione in cui sinora tutti hanno fallito.
«Ma è un terreno adatto alle capacità organizzative, politiche e culturali del centrodestra. L'esatto contrario del centrosinistra, ripiegato su sé stesso e sulla sua classe dirigente autoreferenziale».

Ma il centrosinistra governa ancora in Puglia e Campania.
«Direi con la logica dei cacicchi, come li chiamava D'Alema».

Che però - notoriamente - non è di centrodestra...
«Al centrosinistra dobbiamo contendere quattro Regioni su sei fra quelle che andranno al voto: Toscana, Marche, Campania e Puglia. Poi dobbiamo confermarci in Veneto e Liguria».

Pensate di fare cappotto?
«Quello del centrodestra unito è l'unico progetto che può davvero unire il Paese».
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