Da tempo il centrodestra sogna di strappare il Lazio al centrosinistra: dieci anni fa aveva conquistato la guida della Regione con Renata Polverini, poi il doppio mandato di Nicola Zingaretti, già leader del Pd, mandato conclusosi, anticipatamente con le dimissioni del governatore, lo scorso 10 novembre. I candidati alla presidenza sono: Francesco Rocca, ex numero uno della Croce rossa, sostenuto dal centrodestra, indicato da Giorgia Meloni e dato favorito negli ultimi sondaggi; l'assessore uscente alla sanità Alessio D'Amato per il Pd e Terzo Polo; Donatella Bianchi, candidata del Movimento 5 Stelle; Rosa Rinaldi con Unione Popolare e Sonia Pecorilli per il Pci.
Rifiuti, energia, ambiente, il ruolo di Roma Capitale nella (eventuale) riforma istituzionale prevista dall'autonomia differenziata, la grande occasione del Giubileo del 2025.
Per Fdi e Giorgia Meloni il test delle regionali in Lazio e Lombardia «ha valenza nazionale» e serve a testare il feeling dell'elettorato con l'alleanza di governo che ha vinto le elezioni lo scorso 25 settembre e che si ripresenta compatta in due tra le principali regioni italiane. Sul fronte opposto, Pd e M5s non hanno trovato l'intesa e quindi, come già avvenuto alle Politiche, si presentano divisi concedendo un indubbio vantaggio di partenza al principale competitor, cioè Rocca. Un dato politico che non ha mancato di creare ulteriori fibrillazioni tra i Dem e i pentastellati, tanto da spingere l'ex premier Giuseppe Conte ad ammettere: «Siamo tutti preoccupati vedendo l'inadeguatezza di questo governo - ha detto - Dobbiamo dare un segnale importante perché questo governo ci preoccupa e ci preoccupa che si crei sinergia tra l'esecutivo nazionale e governo di questa regione». Per Rosa Rinaldi, candidata presidente di Unione Popolare, il primo atto, se eletta, sarà quello di «convocare tante associazioni sul territorio che lavorano sul disagio e sulle disuguaglianze. Vogliamo stare dalla parte delle persone, votate per noi». Per Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano), la prima cosa da fare «è una delibera di indirizzo per una legge nazionale a cascata sul piano casa, un'emergenza oggi impellente. Sono 32 anni che manchiamo dal contesto politico, ci sono necessità sul fronte di politiche economiche e sociali». Resta poi centrale il tema della partecipazione: si teme che l'astensione sarà persino più alta del solito, a causa di una disaffezione cresciuta senza sosta negli anni e che stavolta potrebbe incidere anche a sinistra. Basti pensare che il Partito democratico si trova con la testa altrove e ai minimi storici nei sondaggi, nel bel mezzo di un confronto interno, senza un leader saldamente in sella, viste le primarie all'orizzonte.