Elezioni Regionali. Toscana, nell'Ohio d'Italia sinistra divisa a -7 dal voto

Elezioni Regionali. Toscana, nell'Ohio d'Italia sinistra divisa a -7 dal voto
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 14 Settembre 2020, 08:28 - Ultimo agg. 15 Settembre, 09:07
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La Toscana ora è davvero l'Ohio d'Italia per il Pd. E perdere qui sarebbe una Caporetto difficile da sostenere per il partito e anche per l'esecutivo. Da giorni, infatti, è scattato l'allarme rosso nel quartier generale democrat a Roma e anche in quello di Italia Viva. E se perdere qui significa la disfatta per il Pd, lo stesso, o anche peggio, è per Matteo Renzi che sempre da qui iniziò la corsa che lo porterà al Nazareno e a palazzo Chigi. E anche nella sua Toscana i sondaggi non sono favorevoli: si ipotizzava il 10 per Iv ma è, ben che vada, solo alla metà.
D'altronde, e torniamo all'allarme rosso, i sondaggi democrat segnalano come Eugenio Giani, il candidato di centrosinistra, avrebbe appena un paio di punti in più, su Susanna Ceccardi, sostenuta da Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Toscana Civica. Poco, pochissimo in una regione dove la sinistra ha condotto le sue campagne elettorali sempre in discesa e tranne un paio di fortini democristiani, è sempre stata rossa.

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LO SCENARIO
La Ceccardi, ex sindaco di Cascina, sembra aver azzeccato la campagna elettorale, condotta praticamente da sola senza l'ombra di Matteo Salvini, di cui è considerata una pasionaria. E così, settimana dopo settimana, ha recuperato punti sul «Giani». Tanto da riuscire ora, e non è una metafora, a fiatargli praticamente sul collo. Lo sa bene anche Renzi che domani sarà Fuceccchio con Eugenio Giani per sostenere la sua corsa a presidente della Regione. Addirittura ha sotterrato l'ascia di guerra e sarà sul palco anche con l'ex ministro Carlo Calenda, il leader di Azione. Tutto pur di evitare la disfatta,

LE CHIUSURE
Questo per far capire come lo scenario ipotizzato sia quello peggiore. Dall'altro lato, invece, il centrodestra si sente ora galvanizzato. E se mesi fa ha accarezzato di espugnare la rossa Emilia ora vede a portata di mano la conquista del fortino sul Tirreno. Per questo Salvini, Giorgia Meloni e Tajani (al posto di Silvio Berlusconi colpito dal Covid) hanno deciso di chiudere qui la campagna elettorale. Una chiusura alla grande, dicono dal centrodestra, per venerdì prima del silenzio previsto dalla legge, in piazzale Michelangelo, l'area panoramica che guarda dall'alto la città. Insomma, nemmeno un posto a caso.

E il centrosinistra? «Candidano nella democratica Toscana una donna che non si ritiene né fascista né antifascista e che dice che è anacronistico parlarne. Non può guidare la Toscana. Dobbiamo combattere», quasi grida, ieri sera, Nicola Zingaretti chiudendo la festa nazionale dell'Unità a Modena.

Ma a ieri sera c'è una grande indecisione se fare o no una manifestazione di chiusura in Toscana. Sulle prima si era pensato a una kermesse con Zingaretti, Renzi e Bonaccini, il governatore dell'Emilia che da giorni batte la Toscana in lungo ed in largo per dare una mano al Pd.

«Ma ha senso rispondere leader su leader?», si chiedono nel Pd che ancora non hanno deciso. E anche Giani sta pensando, in queste ore, se gli convenga o no puntare su questa chiusura unitaria con i big. D'altronde la sua avversaria ha recuperato punti su punti senza l'aiuto dei leader nazionali. E, anzi, anche quando Salvini è venuto a darle una mano ha usato toni bassi (al contrario delle smargiassate in Emilia che hanno penalizzato la sua candidata).

E un eventuale arrivo di Zingaretti, ancora, non rischia di diventare un'arma a urne chiuse contro il segretario che ci ha messo la faccia? Ragionamenti che si stanno facendo in queste ore per capire quale rotta prendere. «Se glielo chiedono Renzi c'è sicuramente, visti i suoi sondaggi non avrebbe problemi a una manifestazione unitaria», dice un suo fedelissimo.

E così, dicono sempre nel Pd, non avrebbe problemi Bonaccini che già si allena per il prossimo congresso.

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