M5S, Di Maio chiude la campagna a piazza del Popolo con Grillo: «Lunedì finisce era opposizione: è ora di governare»

M5S, Di Maio chiude la campagna a piazza del Popolo con Grillo: «Lunedì finisce era opposizione: è ora di governare»
Venerdì 2 Marzo 2018, 18:55 - Ultimo agg. 4 Marzo, 16:46
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«Nel 2013 siamo entrati in Parlamento da opposizione, stasera quell'era finisce, inizia quella del governo». Il rush finale del M5S al voto arriva da Luigi Di Maio e in una Piazza del Popolo che segna una sorta di discrimine tra «il prima e il dopo» del Movimento: quello tra l'epoca delle piazze, delle folle aizzate da Beppe Grillo e il momento in cui il M5S si gioca la «sua ultima chance» (copyright di Virginia Raggi) per il governo. E la scena è tutta dell'uomo di governo del M5S, l'ex enfant prodige campano che, in una lunga lettera spiega agli elettori più giovani, perché votarlo: «nonostante tutto cambieremo l'Italia, ce lo dice la storia».



La piazza di San Giovanni di 5 anni fa sembra lontanissima. Piazza del Popolo fatica a riempirsi, alcuni vuoti restano negli spazi più lontani dal palco - situato sotto il Pincio - ma nel Movimento è l'ottimismo dei numeri a prevalere. «Ho visto i sondaggi, siamo a un passo dalla vittoria, possiamo prendere tutti collegi uninominali del Sud e molti di quelli del Nord», sentenzia Di Maio incassando i cori da stadio dei militanti e annunciando il primo provvedimento choc di governo: un decreto legge per il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, il taglio dei vitalizi e il dirottamento di «30 miliardi di sprechi» in aiuti alle famiglie. 
 

 

È un palco che riunisce tutte le anime del M5s, quello di Piazza del Popolo. Parlano la sindaca di Roma e la candidata alle Regionali del Lazio Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista conferma il suo periodo sabbatico con «l'ultima piazza da parlamentare» mentre Roberto Fico, dopo le tensioni di Rimini, torna nel «pantheon» del Movimento e, dal palco, ricorda le origini: «la difesa dei beni comuni, dell'acqua pubblica, l'energia rinnovabile, la raccolta di fondi per fare anche le piccole cose, il rifiuto del finanziamento pubblico». Davide Casaleggio è il secondo a parlare. Descrive un Movimento «controvento», antitesi alla «Gomorra della politica», e invita gli elettori a scegliere «tra nebbia e sole». Poi è il momento di Beppe Grillo. Il suo comizio è essenziale, a testimonianza che lo Tsunami Tour del 2013 è solo un ricordo. «Forse il periodo del Vaffa è finito, forse le piazze sono passate di moda, ma un »vaffino« nel taschino ce lo teniamo», afferma l'ex comico invitando il Movimento a non «scordare le parole guerriere delle origini» e lanciando la sua sfida elettorale: «con noi i partiti si sono sciolti come la diarrea, siamo rimasti noi e FI, diamo l'ultima spallata».

Una spallata che Di Maio vuole dare con una squadra di governo «di eccellenze emarginate dalla politica di poltrone».
Nel M5S, c'è ottimismo, si spera in una soglia molto più alta del 30% che possa, spiega una fonte, «dare più scelta» anche nelle forze con cui convergere sui temi. Una soglia che permetterebbe al M5S di adeguarsi di meno alle trattative post-voto. Ma quelle trattative, a prescindere dalle percentuali, ci saranno. «Il M5S al governo», è la richiesta, a lettere colorate e cubitali, che arriva dall'ultima piazza di quest'era pentastellata.

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