Ema, scontro Raggi-Lorenzin: «Non l'hai chiesta». «La volevo»

Ema, scontro Raggi-Lorenzin: «Non l'hai chiesta». «La volevo»
di Simone Canettieri
Venerdì 24 Novembre 2017, 08:21 - Ultimo agg. 25 Novembre, 08:37
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Prima no, ora sì. Così il Campidoglio ha cambiato idea pubblicamente sulla possibilità di ospitare l'Agenzia del farmaco nella Capitale. Una svolta inutile: arriva solo ora che, al di là delle polemiche, non c'è più nulla da fare. Breve cronistoria. Luglio 2016: Virginia Raggi, appena eletta in Campidoglio, a proposito della possibilità che Roma ospiti l'Ema, l'Agenzia in fuga da Londra dopo la Brexit, dice e fa sapere: «Non è priorità». Una posizione che gela il governatore Nicola Zingaretti che, con atti ufficiali, la sprona «a un'azione congiunta».

L'AFFONDO
Finisce come finisce, Milano perde alla monetina, e ieri Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, prima di entrare al Mise, attacca: «Fu un grandissimo errore perché Roma poteva veramente avere delle chances. Ovviamente per farlo ci voleva una totale sinergia tra Comune, Regione e Stato, come si è dimostrato per il caso Milano». 

Si apre così una ferita mai chiusa. Virginia Raggi che intanto è salita al ministero per il tavolo con Carlo Calenda legge le agenzie di stampa sul cellulare, l'affondo di Lorenzin e la prende male. Malissimo. E, a sorpresa, quando esce dalla riunione, dà una versione inedita dei fatti: «Noi eravamo a favore della candidatura di Roma per la sede dell'Ema. Evidentemente il ministro ha preferito candidare Milano con gli esiti che purtroppo sono a tutti noti. Se avesse candidato Roma magari avremmo avuto più chance». 

Dopo l'autoesclusione, dunque, ecco la consapevolezza, insomma. Che arriva solo dopo le precisazioni della titolare della Salute. Piccola parentesi: quando martedì Amsterdam ha strappato l'Agenzia a Milano, Nicola Zingaretti ha twittato: «Mi dispiace per Milano ma ora rimbocchiamoci le maniche affinché Roma possa tornare protagonista quando si parla di Europa e del mondo». Dal Campidoglio la notizia, invece, non è stata commentata. 
Ma ieri è tornata subito d'attualità. Appena scoppiato il caso il M5S - con i deputati Alfonso Bonafede, Giulia Grillo e Manlio Di Stefano - ha provato in serata a ribaltare il fronte, «parlando di lorenzinate», «gaffe» e «carte bollate» che avrebbe prodotto il Campidoglio per portare l'Ema nell'Urbe. Carte che non sono mai state rivelate all'opinione pubblica, eccezion fatta per una lettera che sarebbe partita dal Comune. 

Sul finire la nuova replica del ministro della Sanità. Che la prende con ironia: «Portarla a Roma non è una priorità. Queste le uniche parole della sindaca Raggi sulla candidatura della Capitale per Ema, che ho letto su un noto quotidiano (Il Messaggero ndr). Parafrasando Forrest Gump, smemorata è chi la smemorata fa...». 

L'ULTIMA TENSIONEAggiunto il ministro: «D'altra parte, telefonate dalla Raggi per sostenere Roma: zero, da parte di Milano: cento. Ricordo ai distratti che la candidatura andava presentata dalla città interessata, e a dimostrazione che non era una priorità, l'iter non è stato mai istruito. In questo caso le chiacchiere stanno a zero, se c'è la volontà bisogna lavorare sodo». Come è stato fatto per Milano, a scapito della Capitale.

Ha concluso Lorenzin: «Sono contenta che abbiano cambiato idea, spero sia di buon auspicio per il Tavolo per Roma, dove si parla anche di farmaci e industria». Da Fratelli d'Italia rivendicano invece una mozione, votata all'unanimità dal consiglio comunale, lo scorso autunno. Spiegano infatti dal partito di Giorgia Meloni: «E' una bufala: se la sindaca voleva ospitare l'Ema a Roma poteva svegliarsi prima» . 
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