«Esecutivo di tregua», l'ultima ipotesi per evitare il pantano

«Esecutivo di tregua», l'ultima ipotesi per evitare il pantano
di Marco Conti
Giovedì 15 Marzo 2018, 09:49 - Ultimo agg. 16:40
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Servirà ancora tempo, ma il «governo di tregua» resta l'unico approdo che i partiti hanno a disposizione per risolvere il rebus post-voto. Una consapevolezza che fatica a farsi strada, ma che è l'unico sbocco che eviti ai partiti di dover spiegare ai proprio elettori perché non sono in grado di comporre un governo.

Al Quirinale questa convinzione resta intatta malgrado si susseguano le conferenze stampa e le dichiarazioni più o meno minacciose dei «non vincitori». Molta polvere deve ancora posarsi perché i leader ammettano anche ai propri elettori un dato che già la trattativa per l'elezione dei presidenti delle Camere mostra inequivocabile. Ovvero che nessuno ha i numeri per eleggersi i presidenti di tutte e due le Camere e tantomeno per comporre una maggioranza di governo.
 
In attesa delle elezioni dei presidenti di Camera e Senato, Sergio Mattarella segue le contorsioni dei partiti convinto che molte delle affermazioni di questi giorni assumeranno sfumature diverse al momento delle consultazioni e che alla fine il senso di responsabilità prevarrà anche in chi ora sostiene soluzioni che non tengono conto dell'impianto proporzionale del sistema elettorale. Evocare ora governi del presidente rischia quindi di essere non solo prematuro, ma fuorviante rispetto alla stagione che vive il Paese e alla responsabilità che le forze politiche dovranno assumersi appena comprenderanno di essere un pezzo del puzzle, più o meno importante, ma solo un pezzo. Parte di un tutto che al Quirinale sono convinti che debba in qualche modo comporsi per dare al Paese governabilità.

Servirà quindi tempo prima che si diradi la nebbia e che i leader dei partiti acquisiscano questa consapevolezza e comprendano che, invece di evocare un impossibile ritorno alle urne a primavera, dovrebbero permettere alla politica di «inchinarsi alla realtà», come diceva Aldo Moro, riacquistando i suoi spazi. Un «governo di tregua» che potrà nascere dalla volontà dei partiti di offrire al presidente della Repubblica e al Paese una soluzione di governo. Un governo certamente di transizione con pochi obiettivi da raggiungere e in grado di portare il Paese e le sue istituzioni fuori dalle secche. In buona sostanza un esecutivo voluto dai partiti perché la stagione del governo del presidente l'Italia l'ha avuta solo nel 2012 con l'esecutivo di Mario Monti e nel 1953 con Giuseppe Pella che governò cinque mesi su esplicita sollecitazione ricevuta dall'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

L'evocazione di un possibile ritorno al voto a primavera o in autunno è complicata sia perché le consultazioni non sono ancora cominciate, e solo a fine mese si avrà il calendario, sia dalla difficoltà a pensare che si possa lasciare il Paese in mezzo al guado al momento del varo della legge di Bilancio. Un «governo di tregua» permetterebbe al Paese di rispettare gli impegni con l'Europa e potrebbe avere come mission anche la riscrittura della legge elettorale con l'obiettivo di riportare il Paese al voto nella primavera del prossimo anno. D'altra parte il 2019 sarà un anno elettoralmente «affollato» con l'elezione del Parlamento europeo e il rinnovo di oltre il settanta per cento delle amministrazioni locali.

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