Europarlamento, guidano gli europeisti ma i sovranisti possono pesare sull'agenda

Europarlamento, guidano gli europeisti ma i sovranisti possono pesare sull'agenda
di Antonio Pollio Salimbeni
Martedì 28 Maggio 2019, 13:00 - Ultimo agg. 18:08
3 Minuti di Lettura
BRUXELLES - Il quadro politico del nuovo parlamento europeo è chiaro: sarà polarizzato tra gruppi pro-Ue e gruppi nazionalpopulisti più destra estrema. Ma i due poli non si equivalgono: il primo conta su una maggioranza ampia e molto solida, il secondo conta poco più di un quinto dei 751 eurodeputati, il 22,7%, contro il 20,5% cinque anni fa. Quindi non sarà in grado di paralizzare il Parlamento. L'assalto dei sovranisti non ha avuto successo, tuttavia la loro avanzata avrà effetti politici su diversi governi, sulla loro stabilità e sulla loro agenda politica.

Di conseguenza sul Consiglio europeo. Per i capi di stato e di governo sarà più arduo trovare accordi: dalle nomine all'immigrazione, dal fisco alla politica di sicurezza ed energetica, alle relazioni con Mosca, Pechino a Washington, al commercio, al rafforzamento dell'Eurozona. Alla stessa Brexit, se si prende per buona l'indicazione di Salvini: «Ho sentito alcuni leader europei, da Orban a Farage, è cambiata la geografia in Europa, proveremo a salvarla», ha dichiarato. Forse il governo italiano sta per sponsorizzare il remain britannico per rafforzare la componente nazionalpopulista? L'interrogativo è d'obbligo. I tantissimi voti di Farage ora fanno gola.
 
Diversi governi subiscono già autentici scossoni. La coalizione Cdu/Csu-Spd in Germania è in forte crisi, Macron è stato superato da Le Pen, il cancelliere austriaco Kurz (Ppe) è stato sfiduciato dal parlamento da socialdemocratici ed estrema destra: Austria al voto. Come la Grecia dopo che Tsipras è stato surclassato da Nuova Democrazia. annuncia che si andrà al voto. Alle elezioni federali il Belgio compie una secca svolta a destra: vincono due partiti fiamminghi Vlaams Belang (indipendentista) e N-va. In Italia ribaltone nei rapporti di forza tra Lega e M5S.

Il fronte pro-Ue si afferma in Danimarca e Slovacchia, in Spagna e Portogallo. In Finandia gli euroscettici perdono terreno. Ribalta le previsioni l'Olanda, dove il partito laburista è primo. Ce n'è quanto basta per rendere le scelte a livello europeo estremamente difficili. Non è un caso che i leader si siano mossi subito: Merkel e Macron innazitutto. Grandi giri di telefonate. Coinvolto anche Conte. Lo stesso nel fronte opposto: Orban chiama addirittura Berlusconi: è in corso la sua sospensione dal Ppe. Salvini gli sta facendo la corte.

Tuttavia occorre partire dai punti fermi e il primo punto fermo è che il parlamento non è ingovernabile. Tutt'altro. Se Ppe e S&D (cioè Pse) perdono lo storico privilegio della maggioranza se conteggiati insieme, il fronte pro-Ue è molto forte e largo: ai 180 seggi Ppe e 146 del Pse vanno aggiunti i 109 dei liberali (Alde+macroniani) e i 69 dei Verdi. Questi due ultimi partiti escono vincenti dal, mentre popolari e socialisti perdono parecchio: 37 e 41 seggi rispettivamente. Il Ppe passa dal 28,9% nel 2014 al 23,9%; il Pse dal 24,9% al 19,4%. Il fronte pro-Ue ha 435 voti: per eleggere il presidente della Commissione ne bastano 376.

Il fronte nazionalpopulista passa da 154 seggi a 171: 17 in più, non certo una rivoluzione. Nel dettaglio: i Conservatori e riformisti (con Fratelli d'Italia e il polacco Diritto e Giustizia) calano a 59 seggi; Europa delle nazioni e della libertà (con lepenisti e Lega) salgono a 58 seggi; Europa della libertà e della democrazia diretta (con Afd tedesca e, nel vecchio parlamento, il M5S) sale a 58.

La polarizzazione convivrà con una relativa maggiore frammentazione delle maggioranze. I veri problemi saranno al Consiglio, in cui si decide in molte materie all'unanimità: fisco, politica estera, difesa e sicurezza, bilancio. Più facili le decisioni a maggioranza qualificata, come quelle sulle nomine. Da soli Ungheria, Polonia e Italia non bastano a comporre una minoranza di blocco, tuttavia si può sempre trovare un alleato. Per esempio la Repubblica Ceca guidata dal governo del populista Andrej Babis: il suo partito Ano 2011 aderisce all'Alde.

Solo 4 paesi che rappresentino almeno il 35% della popolazione Ue possono mettere insieme una minoranza di blocco. Se a Ungheria, Polonia e Italia si aggiungessero Regno Unito e Cechia le soglie sarebbero superate. Quanto è realistico uno scenario del genere si vedrà. In teoria finchè starà nella Ue il Regno Unito non dovrebbe comportarsi da guastatore'. Tuttavia, se a Downing Street dovessere arrivare un Brexiteer guastatore' ci sono molti pronti ad approfittarne.
© RIPRODUZIONE RISERVATA