Irpef a 3 aliquote o flat tax al 15% da 35 mila a 50 mila euro: le due ipotesi sul tavolo del governo

Irpef a 3 aliquote o flat tax al 15% da 35 mila a 50 mila euro: le due ipotesi sul tavolo del governo
Irpef a 3 aliquote o flat tax al 15% da 35 mila a 50 mila euro: le due ipotesi sul tavolo del governo
di Andrea Bassi
Martedì 9 Luglio 2019, 09:59 - Ultimo agg. 17:51
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Sulla riforma fiscale il cantiere, come ha confermato ieri il ministro dell'Economia Giovanni Tria, è aperto. O meglio, i cantieri. Anche perché anche sul taglio delle tasse, in seno al governo, iniziano a maturare posizioni differenti. La flat tax della Lega prende sempre più forma. Come anticipato al Messaggero dal sottosegretario all'economia, Massimo Bitonci, l'idea del Carroccio è di una introduzione graduale, in tre anni, dell'aliquota unica al 15%.

Si partirebbe dai redditi tra i 35 mila e i 50 mila euro, visto che chi si trova nella fascia inferiore a queste soglie già paga mediamente un prelievo attorno al 15% grazie alla no tax area e alle detrazioni. L'intenzione della Lega sarebbe quella di partire dai redditi individuali, coinvolgendo circa 3 milioni di contribuenti, per poi passare ai redditi familiari. In realtà se si facesse al contrario, ossia si partisse dai redditi familiari, la platea (e i costi) potrebbero essere ridotti, favorendo soprattutto le famiglie monoreddito che dichiarano fino a 50 mila euro. Il progetto leghista prevede poi, per tutti, la tassazione al 15% dei redditi incrementali. Significa che se, da un anno all'altro, tolta la rivalutazione Istat dei redditi, un lavoratore o un autonomo, guadagna di più, quell'entrata extra sarà tassata al 15% e non all'aliquota marginale che di solito arriva al 43%. La flat tax vera e propria, 15% per tutti i redditi, dovrebbe in pratica essere raggiunta nel triennio.

Ieri però Matteo Salvini, intervistato a Quarta Repubblica, ha introdotto un nuovo elemento: la possibilità di abbinare all'avvio della flat tax anche un taglio del cuneo fiscale. «Possiamo anche trovare un accordo», ha detto il ministro dell'interno riferendosi alle pressioni di Confindustria che chiede la riduzione del peso del Fisco sulle buste paga dei dipendenti. Ogni punto di cuneo in meno costerebbe circa 2 miliardi alle casse dello Stato. L'apertura di Salvini alle richieste confindustriali arriva alla vigilia dell'incontro previsto per il 15 luglio con le parti sociali durante il quale il vice premier vorrebbe illustrare i suoi progetti per la manovra di bilancio e ascoltare le controproposte di industriali e rappresentanti dei lavoratori.

L'ATTIVISMO
Un attivismo che, ovviamente, non viene ben visto dai Cinquestelle, secondo cui l'incontro di Salvini è nella veste di capo-partito e non per il governo che, invece, ha sedi istituzionali sue per questo tipo di confronto. I Cinquestelle in realtà stanno da qualche tempo provando a recuperare terreno nei confronti dell'alleato sul versante della riforma fiscale. Tanto è vero che negli ultimi tempi hanno rispolverato la proposta di semplificazione del sistema portando le aliquote da tre a cinque: 23% per redditi da 10 mila a 28 mila euro; 37% da 28 mila e uno a 100 mila euro; 42% oltre i 100 mila euro.

I tre scaglioni verrebbero accompagnati da un ampliamento della no tax area (da 8 mila a 10 mila euro) e, in presenza di figli, anche fino a 26 mila euro. Su una proposta di taglio delle tasse con la semplificazione a tre aliquote, ieri è arrivata un'apertura anche dal Pd per voce del deputato Luigi Marattin. «La portino in Parlamento e ne discuteremo», ha detto il parlamentare Dem.

Nel quadro, già di per se complesso, va aggiunto un altro tassello. Ieri, per l'ennesima volta, il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha di nuovo espresso la sua preferenza tecnica, già più volte esternata, per un passaggio dalla tassazione diretta a quella indiretta. Significa che il titolare del ministero dell'Economia vedrebbe bene un aumento anche selettivo delle aliquote Iva per finanziare la riduzione delle tasse sui redditi e sul lavoro. Un'ipotesi questa che è stata sempre fermamente osteggiata sia dal partito di Matteo Salvini che da quello guidato da Luigi Di Maio.

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