Flat tax ultima versione: via sgravi e bonus 80 euro

Flat tax ultima versione: via sgravi e bonus 80 euro
di Alberto Gentili
Giovedì 16 Maggio 2019, 07:36 - Ultimo agg. 18:45
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Mezzo governo, da Giuseppe Conte a Giovanni Tria, da Luigi Di Maio a Giancarlo Giorgetti che conosce Matteo Salvini meglio delle sue tasche, spiegano le bordate del capo leghista contro il tetto del 3% deficit-Pil come il frutto avvelenato della campagna elettorale. E non sono parole pronunciare solo per rassicurare i mercati finanziari e per fermare la corsa dello spread che allarma anche il Quirinale. Sottotraccia, a dispetto dei fortissimi venti di crisi, il governo giallo-verde punta a durare. E intende scrivere, in ottobre, una legge di bilancio «dove non ci sarà alcun sforamento del 3% senza un accordo esplicito con Bruxelles», fa sapere il premier e conferma il Tesoro.
Ebbene, a sorpresa si scopre che anche a Lega si sta attestando (più o meno) sulla stessa linea. Certo, a dispetto di Di Maio che per presentarsi al voto ha scelto di fare il moderato attento ai parametri europei («ci vuole responsabilità»), Salvini è tutt'altro che guardingo. E' convinto che promettere di «abbattere la gabbia dei vincoli europei che affamano l'Europa» per realizzare la flat-tax, possa portare consensi. Perciò anche ieri il vicepremier leghista ha detto e ripetuto: «Lo spread non mi preoccupa, viene prima il diritto al lavoro e la lotta alla povertà. Sforare il 3% è un dovere».

Risale lo spread, dai conti correnti alla borsa le perdite tornano a 100 miliardi

In realtà gli esperti economici di Salvini, in primis il viceministro all'Economia Massimo Garavaglia, già lavorano a una legge di bilancio che non mira a mettere sottosopra i conti. E che non è molto dissimile dall'approccio dei 5Stelle: per scongiurare lo scatto da 23 miliardi dell'Iva leghisti e grillini puntano a strappare nuova flessibilità a Bruxelles, a ridurre le spese attraverso un supplemento di spending review (impresa ardua), a rastrellare risorse dalla lotta all'evasione (soprattutto i 5Stelle) e a rivedere le detrazioni e le agevolazioni fiscali per i lavoratori dipendenti che allo Stato costano ben 48 miliardi l'anno. La famosa tax expenditure. Un approccio ragionevole che potrà rasserenare Sergio Mattarella, molto attento al sentiment che porterà il governo a scrivere la legge di bilancio.
La sintonia tra Lega e grillini però finisce qui. Di Maio intende utilizzare la riforma della tax expenditure per evitare del tutto l'aumento dell'Iva. E per realizzare una flat tax «a favore del ceto medio e non dei ricchi come vorrebbe la Lega». Salvini invece vuole investire i soldi ricavati dalla rivisitazione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali per realizzare la «flat tax piena»: 15% per i redditi familiari fino a 50 mila euro e 20% sopra questa soglia. In più, punta a cambiare i connotati al bonus renziano degli 80 euro (costo 10 miliardi l'anno), «rendendolo una riduzione fiscale e non più una spesa per lo Stato», dice Garavaglia. E spiega: «Non vogliamo penalizzare nessuno e nessuno pensa di togliere gli 80 euro, vogliamo però trasformarli in una minore tassazione valida anche ai fini pensionistici». Lo stesso vale per la riforma delle detrazioni e delle deduzioni: i mancati risparmi sarebbero compensati - secondo il piano allo studio del viceministro leghista - dal taglio fiscale ottenuto grazie alla flat tax.
 



L'INCOGNITA
Il vero nodo è capire se Lega e 5Stelle arriveranno insieme all'autunno. Se riusciranno a rimettere insieme i pezzi della maggioranza dopo una campagna elettorale lacerante e violenta. Giorgetti ne è poco sicuro, tant'è che martedì ha evocato la crisi. Salvini invece ci punta e con lui Di Maio. Con un problema non da poco: trovare l'accordo su Tav e autonomia differenziata. E soprattutto individuare il modo per non aumentare del tutto l'Iva.
A dispetto degli annunci e delle misure allo studio e in ragione dell'impennata dello spread, è infatti probabile che almeno uno scatto selettivo arriverà nel 2020. Tria, con la benedizione di Conte, già ci sta lavorando: 23 miliardi sono davvero tanti e un debito che viaggia verso il 135% (record assoluto) non lascia margini di manovra. Tantomeno con uno spread vicino a quota 300. Il rischio di tempeste finanziarie estive è per di più concreto. Non a caso proprio Giorgetti («spero che le vicende politiche non vengano condizionate dallo spread...») evoca lo spettro del 2011, quando Berlusconi venne sostituito in corsa da Monti con il differenziale con i Bund tedeschi oltre quota 500.
 

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