Fisco, il sottosegretario Castelli e l'asse M5S-Tria: «Flat tax norma superata, meglio aiuti alle famiglie»

Fisco, il sottosegretario Castelli e l'asse M5S-Tria: «Flat tax norma superata, meglio aiuti alle famiglie»
di Francesco Pacifico
Lunedì 15 Luglio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 15:01
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Viceministro all'Economia, Laura Castelli, voi Cinquestelle parlate di Irpef con tre aliquote, la Lega di flat tax
«Non siamo contro la flat tax. Eppoi parlerei di ipotesi di lavoro e non di progetti nostri o loro. L'abbassamento delle tasse è previsto nel contratto di governo. Con il ministro Tria siamo più propensi alla rimodulazione delle aliquote, perché più rispondente ai principi della Costituzione, secondo la quale deve pagare chi ha di più e ricevere chi ha meno. Soprattutto questo modello ci permetterebbe di sostenere quelle fasce della popolazione che, dal governo Monti in poi, hanno perso tutto, sono state azzoppate dalla crisi. Parliamo di chi un tempo poteva decidere se fare un secondo figlio e oggi fa fatica in tutto».
 
Invece la tassa piatta aiuta i ricchi?
«Non ho detto questo né lo penso. Poi la flat tax che racconta la Lega sta diventando quasi una leggenda. Ho letto le simulazioni che avete pubblicato sul Mattino o quelle di altri giornali, ma finora non abbiamo ancora visto una proposta messa nera su bianco. E quelle che circolano mi sembrano superate. Soprattutto mancano indicazioni su quello che è il vero nodo della questione: come aiutare le famiglie. Il governo, Cinquestelle quanto la Lega, è compatto sull'idea che le politiche in questa direzione non possono essere modulate soltanto in base al fisco».

Il Carroccio parla di una detrazione di 3mila euro per ogni figlio. E voi?
«Come detto, questo schema è superato, è molto costoso. Per esempio, leggo di flat tax sui cosiddetti redditi incrementali: in passato si è seguita questa strada sulla tassazione dei redditi d'impresa. Credo che si tratti di un'operazione marginale, con la riforma fiscale dobbiamo osare di più».

Qual è il vostro progetto?
«Noi stiamo studiando due ipotesi: un più incisivo assegno unico per riorganizzare e semplificare tutti gli aiuti di natura fiscale o l'introduzione del coefficiente familiare per rimodulare l'Irpef. Sicuramente, ma l'intento è di tutto il governo, vogliamo alzare il totale delle detrazioni per i carichi di famiglia: oggi a 12 milioni e mezzo di contribuenti vanno in media mille euro all'anno».

Quanto sarà pesante quest'assegno?
«È ancora presto per dare delle cifre, ma credo che riunire in un solo strumento tutte le agevolazioni (penso al bonus bebè, a quello per la maternità o per i pannolini) ci permetterebbe sia di risparmiare cifre importanti e non sto parlando di tagli sia di renderli più fruibili. Essendo sparsi, molte famiglie non li adoperano. Al riguardo faccio notare che il tema è trasversale, anche il Pd, dopo la nostra proposta, ha presentato un disegno di legge in questa direzione. Poi c'è il capitolo degli 80 euro: la misura è stata fatta male, ma credo che, trasformato in una detrazione, vada mantenuto l'effetto per i contribuenti».

Ma quanto costano queste misure? E soprattutto dove troverete i soldi?
«Al momento abbiamo concluso le simulazioni soltanto sulla rimodulazione delle aliquote Irpef (3,5 miliardi di euro, ndr), ma stiamo lavorando anche al calcolo dell'impatto sulle misure per la famiglia. Poi, se vogliamo parlare più in generale della manovra, recupereremo le risorse necessarie con una serie di interventi: l'aumento del gettito fiscale, la lotta all'evasione spinta anche dalla digitalizzazione della fatturazione, la crescita legata ai provvedimenti dell'ultima finanziaria o di altri come il decreto Crescita e lo Sblocca cantieri, i risparmi ottenuti sul reddito di cittadinanza e Quota100, la riduzione dei costi e della spesa».

La Lega vuole un condono sulle cassette di sicurezza.
«Proseguiremo ad aiutare quelle imprese che vogliono pagare le tasse, le hanno dichiarate, ma non hanno potuto versarle per colpa della crisi. C'è ancora molto da fare sulla lotta evasione: nelle prossime settimane espliciteremo nuove misure, per esempio, contro le frodi sui carburanti, dove c'è un giro d'affari vicino ai 6 miliardi di euro, o quelle realizzate attraverso prestanomi. Non vedo sanatorie sulle cassette di sicurezza».

Lei e il suo collega Garavaglia siete alla testa della task force che si occupa di spending review.
«Con il ministro Tria ci sentiamo ogni giorno e stiamo lavorando su molto fascicoli. Quel che è certo è che non cancelleremo la singola voce di spesa, ma proveremo a rimodularla. Sul versante delle taxes expenditure, posso soltanto dire che sto procedendo a una riprogrammazione su dieci anni degli incentivi alle fonti fossili, per trasformarli assieme alle imprese in strumenti per facilitare la conversione energetica. Parliamo di 80 miliardi di euro. Vorrei che sia chiaro, poi, che la nostra manovra non sarà soltanto riforma del fisco, ma anche investimenti».

Al riguardo, in un Sud dove i redditi sono bassi, basterà soltanto tagliare le tasse?
«Lavoreremo soprattutto sulla perequazione degli investimenti. Per colmare i divari infrastrutturali proveremo a estendere l'applicazione della regola del 34 per cento a tutti i fondi ordinari di spesa, come quelli delle amministrazioni centrali».

Non è che alla fine salirà l'Iva?
«No, troveremo i 23 miliardi necessari. Dove? Intanto andranno in questa direzione i risparmi delle misure precedenti, poi soltanto tra qualche mese capiremo quanto sono cresciute le entrate fiscali e gli effetti della lotta all'evasione».

Ma sarà questa maggioranza, a maggior ragione dopo il Russia-gate, a fare la manovra?
«Dureremo tutta la legislatura. Su questo caso abbiamo chiesto di fare chiarezza, non una crisi di governo».

Il 26 dovete chiudere sulla Tav.
«Il fascicolo è nella mani del presidente del Consiglio, sono convinta che uscirà fuori la soluzione migliore e che andrà nella direzione di quanto chiesto dai Cinquestelle».

Da torinese come vive il trasferimento del Salone dell'auto a Milano?
«Io sto con Chiara Appendino e con il grande lavoro che ha fatto: fa uno dei mestieri, quello di sindaco, più difficile che ci sia.

Poi, discutiamo anche di un'esposizione che guardi a modelli più innovativi, ma Torino nell'immaginario collettivo è la città dell'auto».

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