Fondi ai Comuni, Sud scippato: Giugliano, Afragola e Reggio Calabria i tre più danneggiati

Fondi ai Comuni, Sud scippato: Giugliano, Afragola e Reggio Calabria i tre più danneggiati
di Marco Esposito
Lunedì 4 Novembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 17:09
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Il comune più danneggiato d'Italia dalle distorsioni del federalismo? Giugliano, in provincia di Napoli. E il secondo posto? Afragola, poco lontano. Terza in questa classifica poco onorevole, Reggio Calabria. Tutti hanno subito un furto di diritti sui servizi essenziali (quelli, in teoria, da garantire ovunque in Italia) di oltre 200 euro per abitante.

A fare i conti è la trasmissione Report (in onda stasera alle 21:20 su Rai3) insieme a Openpolis, la fondazione specializzata nell'uso trasparente dei dati pubblici. I numeri non stupiranno i lettori attenti del Mattino, perché da cinque anni questo giornale denuncia l'applicazione distorta del federalismo fiscale, a partire dai fabbisogni zero per gli asili nido; peraltro con qualche risultato, perché dall'anno prossimo sarà riconosciuto un diritto minimo proprio per i nidi ai bambini di tutta Italia, anche dove non sono presenti servizi storici. Una svolta favorita dai ricorsi di settanta Comuni del Mezzogiorno, i cui sindaci si sono mobilitati in seguito alla pubblicazione un anno fa di «Zero al Sud».

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Ma l'inchiesta di Report (voluta da Sigfredo Ranucci e realizzata dopo un lavoro di quattro mesi da Manuele Bonaccorsi) consente di fare un salto di qualità grazie alla collaborazione con Openpolis, al punto che Ranucci la presenterà in anteprima questa mattina alle 11:30 in una conferenza stampa presso la Camera dei deputati.
Il conteggio di Openpolis (dal titolo «Il calcolo disuguale») permette di stimare comune per comune la differenza tra il dire e il fare, cioè tra quanto dice la Costituzione e la legge attuativa del federalismo (firmata da Roberto Calderoli) e quanto è stato fatto in questi anni nella concreta attuazione delle norme, troppo spesso forzata con astuzia per ridurre i fabbisogni e quindi i diritti nel Mezzogiorno, in modo da non doverli finanziare. I numeri, una volta truccati, sono diventati così imbarazzanti da essere nascosti: nel 2015 il presidente della Bicamerale federalismo, Giancarlo Giorgetti, propose di secretarli «come avviene in commissione antimafia». Lo si è fatto davvero? Chissà. Di sicuro Bonaccorsi, segugio di Report, li ha cercati ma non è riuscito a rintracciarli. Non risultano agli atti, qualcuno non ricorda, altri affermano che non furono mai consegnati.

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Report e Openpolis li hanno ricostruiti. Il ragionamento di base parte dalla ricostruzione del corretto fabbisogno, municipio per municipio. Oggi il meccanismo utilizzato assegna un peso rilevante ai servizi storicamente offerti, cristallizzando in pratica il divario interno. Quindi se in Emilia Romagna i comuni pagano le vacanze estive agli studenti delle famiglie meno abbienti, quello diventa un diritto essenziale (da garantire con le tasse di tutti) in quel territorio; mentre se in Calabria c'è a malapena la mensa scolastica ci si deve accontentare di quel che passa il convento. Una stortura che va avanti dal 2015 e che anzi è stata aggravata nel 2017 introducendo le variabili territoriali per i servizi sociali, come l'assistenza ai disabili e agli anziani non autosufficienti.

Tali criteri però hanno poco a che fare con quanto previsto in Costituzione e cioè con la garanzia di assicurare livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali e civili in misura omogenea sul territorio nazionale.

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Per superare la logica dei servizi storici, Openpolis ha accorpato i Comuni in quattro fasce in base alla popolazione. Il medione generale, infatti, non terrebbe conto della oggettiva differenza fra una città che offre servizi anche a persone che vivono nell'interland e centri minori. In tale schema Roma fa storia a sé e quindi conferma i suoi 949 euro procapite. Milano, Napoli e le altre sette città con almeno 250 mila residenti vengono accorpate e si vedono assegnare un «fabbisogno Lep» di 825 euro. La correzione non è di poco conto perché attualmente un cittadino di Milano è considerato meritevole di diritti per 888 euro mentre uno di Napoli soltanto per 795.

I Comuni di fascia medio-grande (100-250mila euro) si vedono in base a questo criterio assegnare un fabbisogno per residente di 726 euro mentre per i centri con popolazione fra i 60mila e i 100mila il costo standard riconosciuto è di 634 euro.

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L'utilizzo delle medie dovrebbe evidenziare, per definizione, guadagni per alcuni e perdite per altri. Invece l'insieme dei comuni riceve meno del dovuto e appena tra città (Como, Viareggio e Pisa) hanno un guadagno di almeno 10 euro. Come mai? Perché il federalismo comunale è, nel suo insieme, sottofinanziato. A fronte di 33,2 miliardi di euro di fabbisogni riconosciuti - infatti - la capacità fiscale standard è di 25,5 miliardi. Ne mancano quindi quasi 8 all'appello. Tale buco è coperto solo per metà, considerando i trasferimenti statali a vario titolo, fra i quali il principale è la compensazione per l'Imu e la Tasi prima casa. Ecco spiegato perché soffre anche Milano, alla quale mancano 100 milioni, per un totale di 73 euro a testa, da recuperare con addizionali locali. E a Roma va peggio, con un saldo negativo di 330 milioni, vale a dire 115 euro procapite. Mentre a Napoli si sale a 159 milioni, pari a 165 euro per residente. Le difficoltà generali del sistema, insomma, le si sono scaricate sui Comuni più deboli.
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