Forza Italia, Carfagna verso lo strappo. L'ira di Berlusconi: «Deve decidere»

Forza Italia, Carfagna verso lo strappo. L'ira di Berlusconi: «Deve decidere»
di Adolfo Pappalardo
Domenica 10 Novembre 2019, 10:45 - Ultimo agg. 11 Novembre, 12:33
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Il problema è che Forza Italia rimane divisa al suo interno. A livello nazionale come sui territori. E su Mara Carfagna, quindi, si rincorrono rumors e suggestioni. Dalla candidatura alla Regione Campania che ricompatterebbe tutto il centrodestra sino all'idea che la vicepresidente della Camera stia lavorando ad un nuovo soggetto politico che salvaguardi i valori di Forza Italia. Lei rimane abbottonata ma è chiaro come stia studiando qualcosa per togliere dagli scogli il partito in cui è nata e cresciuta. In mezzo l'unica cosa certa: non ci sarà mai un passaggio a sinistra con Matteo Renzi.

LO SCENARIO
Due sere fa la parlamentare è a cena con Silvio Berlusconi e Francesca Pascale. Quest'ultima è la regista della'incontro per ricucire lo strappo dell'altra settimana sulla manifestazione a Roma organizzata dalla lega e disertata dalla Carfagna. E non a caso il desco non è apparecchiato ad Arcore ma a villa Maria, la magione a pochi chilometri dove vive la compagna del Cavaliere. Un incontro che i falchi di Forza Italia avrebbero tentato anche di disinnescare facendo uscire la notizia di un vertice ad Arcore con Bernini, Gelmini, Giacomoni, Tajani e Berlusconi. Che poi è il gruppo ristretto, escludendo il Cavaliere, in rotta con la Carfagna. Una guerra interna che sta logorando il partito. È questo il punto su cui insiste l'ex ministro a cena con il Cavaliere. Perché le accuse, avrebbe spiegato la vicepresidente della Camera, non riguardano Berlusconi e la sua leadership ma la salvinizzazione del partito che sta lentamente cannibalizzando Forza Italia. Da un lato il fondatore di Fi che rivendica la piazza di San Giovanni perché ha ricompattato il centrodestra, dall'altro la Carfagna che lo mette in guardia dal rischio di un partito troppo appiattito sulla Lega. Come accaduto in Umbria dove, nonostante l'ottima performance del centrodestra, Fi non è andata oltre il 5 per cento. Nessuna uscita, nessuno strappo ma Fi deve stare, è questo il ragionamento della Carfagna al Cavaliere, nel centrodestra con la schiena dritta. «Porte aperte a chi vorrà venire non da ospite ma da dirigente. Vale per Mara Carfagna e per gli altri dirigenti del suo partito ma noi non tiriamo la giacchetta», dice nel frattempo Renzi che invece tira, eccome, l'ex ministro per la giacchetta. Ma lei, la diretta interessata, non intende muoversi fuori dal perimetro del centrodestra. «Il mio campo politico è e resterà il centrodestra. Tra il mio percorso e quello di Renzi non possono esserci sovrapposizioni, lui è nell'altra metà campo e sostiene un governo di sinistra», dice per chiudere a qualsiasi ipotesi renziana.

IL FUTURO
Nello scenario prossimo rimane sempre la candidatura alla Regione Campania. Ma in questo momento è difficile che la Carfagna possa accarezzare davvero l'idea. Da soldata azzurra potrebbe dire sì a una richiesta del Cavaliere ma è molto complicato. Correndo per palazzo Santa Lucia farebbe il gioco dell'ex ministro dell'Interno («Candidata in Campania per gentile concessione di Salvini? Sono commossa! Ma non accetto questa sudditanza», ribadisce ieri) e sa bene che in Campania non avrebbe dalla sua un partito compatto. Veleni, ripicche di chi tenta di tenerla fuori dai giochi. Prendi, ad esempio, una manifestazione organizzata a Napoli per fine mese da Fulvio Martusciello (che spinge per il fratello Antonio): sono invitati, oltre a sindaci e governatori del Mezzogiorno, la Bernini e la Gelmini ma non la Carfagna... Da qui, anche da qui, il segnale che lavori a qualcosa di nuovo. «Non rinuncio alle mie idee per restare nel campo di una destra dove il centro non batte un colpo. Ragioniamo con tante persone che si sono trovate a proprio agio in Fi per 25 anni e ora non lo sono più», dice sempre lei ieri attenta a non scoprire troppo le proprie carte. Quali? L'organizzazione di un nuovo progetto politico che parta dal territorio e comprenda poi, anche se in tempi stretti, anche la costituzione di gruppi autonomi in Parlamento.

Dal canto suo fonti vicine a Berlusconi riferiscono della sua ira fatta trapelare ieri a tarda sera alle agenzie: «La cena di ieri non è servita - avrebbe detto Silvio - Mara Carfagna decida se restare o andare via...». Parole che la diretta interessata apprende indirettamnete dalle agenzie. Insomma, ormai c'è il rischio di implosione, nonostante la leghista Lucia Borgonzoni candidata in Emilia e la leader Fdi Giorgia Meloni si spertichino in lodi per la Carfagna («È personalità di massimo rilievo in Forza Italia e sarebbe un candidato da prendere in considerazione»). Mara puntualizza: «Le mie critiche al partito e alla sua linea politica non sono contro Berlusconi, ma a difesa delle radici culturali di Forza Italia e dei valori della discesa in campo del 94».

Intanto Salvini ingaggia l'ennesimo scontro a distanza. «Spero non vada a sinistra per amor di poltrona», dice il primo; «C'è chi per amore di poltrone, quelle vere, ha portato i voti del centrodestra in un governo con i cinquestelle e ha proposto a Di Maio di fare il premier», ribatte piccata lei. Ma il punto vero è un altro: le sirene dell'ex segretario del pd non l'attireranno mai e poi mai. La Carfagna non andrà con Renzi ma studia una via renziana: non una scissione, ma un gruppo autonomo per moderati e delusi di Fi. E una ventina di parlamentari sarebbero già pronti ad aderire. Anche ora che la via d'uscita si e' trasformata in uno strappo.
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