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Furti e rapine, stretta sui reati che spaventano, la polizia nei megastore

Nordio e Piantedosi al lavoro su misure per fermare i reati ad alto allarme sociale

Furti e rapine, stretta sui reati che spaventano, la polizia nei megastore
Furti e rapine, stretta sui reati che spaventano, la polizia nei megastore
di Alberto Gentili
Articolo riservato agli abbonati
Lunedì 30 Gennaio 2023, 00:52 - Ultimo agg. : 13:04
4 Minuti di Lettura

 «I cittadini italiani devono sentirsi al sicuro. Priorità del mio governo è la lotta alla criminalità diffusa». Giorgia Meloni, lancia un nuovo piano sul fronte della sicurezza. Lo fa cavalcando un tema tutt’altro che divisivo per il centrodestra e in linea con la sensibilità dell’elettorato della maggioranza di governo. Su due direttrici: «Lotta senza quartiere alla microcriminalità». E una massiccia «presenza delle forze dell’ordine nei luoghi ad alta frequentazione». Per ora, le grandi stazioni di Milano, Roma e Napoli, ma presto il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, schiererà «un numero ingente di poliziotti, carabinieri, finanzieri, in ospedali, centri commerciali, strade dello shopping».

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L’obiettivo: «Aumentare la sicurezza percepita dai cittadini», come filtra dal Viminale.
Meloni della lotta alla microcriminalità ha parlato giovedì scorso in un vertice di oltre tre ore con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e con i sottosegretario Andrea Delmastro (Giustizia) e Alfredo Mantovano (presidenza del Consiglio). Durante il lungo colloquio, la premier ha messo a verbale: «Serve un cambio di passo deciso per fronteggiare quella criminalità diffusa, come scippi, rapine, furti in appartamento, spaccio. Reati che flagellano la vita dei cittadini. Da ora in poi questa deve essere la nostra priorità. Solo così potremo garantire la sicurezza sociale».


E ieri, a dimostrazione che si tratta di «un obiettivo serio e concreto», Meloni ha affrontato il tema nella rubrica settimanale “Gli appunti di Giorgia”. La premessa: «Vogliamo garantire certezza della pena e la certezza del diritto. Questo è uno Stato che, piano piano, ha picconato il suo sistema penale, anche a causa del sovraffollamento carcerario, dando ai cittadini la percezione di uno Stato non presente e di una giustizia inefficiente». La promessa: «D’ora in poi lavoreremo per garantire la sicurezza, colpendo la criminalità diffusa. Perseguendo quei reati che incidono di più e più allarmano i cittadini, come spaccio, furti in appartamento, rapina. Reati che purtroppo negli anni passati non sono stati perseguiti. Ora vogliamo cambiare radicalmente».


Con un problema. E non piccolo. Con la riforma Cartabia, molti di questi reati non sono perseguibili d’ufficio. Serve la querela della parte lesa per far scattare le indagini e gli eventuali arresti. Tant’è, che una nota riservata della Polizia lancia l’allarme. Ed elenca tutti i reati per i quali agli inquirenti ormai è impossibile agire senza querela. E sono tanti: sequestro di persona non aggravato, violenza privata, minaccia, violazione di domicilio, furto anche aggravato, turbativa violenta del possesso di cose immobili, danneggiamento, truffa, appropriazione indebita.

Tant’è, che fonti di governo non escludono che si possa togliere la necessità di querela - come è stato fatto nei giorni scorsi per i reati con l’aggravante mafiosa e il terrorismo - anche per alcuni di questi reati. «Ma siamo ancora agli inizi, ci stiamo ragionando», dice una fonte di governo che segue il dossier, «il rischio è di smantellare, o quasi, la riforma Cartabia che aveva l’obiettivo di rendere più rapida ed efficiente la giustizia penale».


IL PIANO DEL VIMINALE
Nessun ostacolo, invece, sul fronte del piano per «aumentare nei cittadini la percezione di sicurezza». Il ministro Matteo Piantedosi, su richiesta di Meloni, ha già avviato l’operazione “stazioni sicure”. «E’ una mobilitazione molto importante delle forze dell’ordine nelle principali stazioni italiane», ha spiegato la premier nei suoi “appunti”, «abbiamo cominciato da quelle di Roma, Milano, Napoli. E i risultati sono stati significativi». 


Eccoli, snocciolati dalla premier: «Dal 16 gennaio», quando è partita l’operazione del Viminale, «sono stati controllati 31mila persone, di cui 1/3 straniere, 3mila veicoli, quasi 900 esercizi commerciali. Controlli che hanno portato a 350 persone denunciate, 67 arresti, 93 stranieri espulsi, al sequestro di 1,5 kg di droga e di circa 2.100 pezzi di merce contraffatta». E questa operazione, secondo Meloni, dovrà permettere «alle persone che vivono in Italia di sentirsi al sicuro».
Dopo le stazioni, si diceva, l’«operazione sicurezza» verrà estesa ad altri «luoghi ad alta frequentazione», come centri commerciali, ospedali (a Roma si è già cominciato), strade affollate delle città grandi e piccole. Con una «massiccia presenza di agenti, carabinieri, Guardia di Finanza», spiegano al Viminale. E ciò, secondo gli Interni, «permetterà di aumentare nei cittadini la sicurezza percepita». Perché è vero che i dati italiani sulla criminalità non sono superiori o più allarmanti di quelli degli altri Paesi europei, «ma è altrettanto vero che negli italiani c’è una preoccupazione diffusa» rispetto alla microcriminalità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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