Gas, sul tavolo del governo i correttivi al piano Conte che limita l'estrazione in Italia

Gas, sul tavolo del governo i correttivi al piano Conte che limita l'estrazione in Italia
Gas, sul tavolo del governo i correttivi al piano Conte che limita l'estrazione in Italia
di Roberta Amoruso
Sabato 9 Aprile 2022, 07:15 - Ultimo agg. 14:10
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Continua la caccia al gas estero del governo. Tra Algeria Angola, Congo, Qatar, Azerbaijan e Gnl Usa, si possono recuperare 20 dei 29 miliardi di metri cubi che oggi arrivano da Mosca. Ma c’è un altro fronte, quello dei paletti sulla produzione nazionale di gas, sul quale il governo sta studiando dei correttivi e degli acceleratori pur di centrare davvero l’obiettivo di incrementare l’estrazione nazionale. L’emergenza guerra, infatti, ha reso più urgente questo dossier, visto che il Pitesai, il “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee” per l’esplorazione e produzione di metano approvato prima dell’inizio della guerra, ha già prodotto distorsioni: su 123 concessioni minerarie, di cui 108 relative al gas, oltre il 70% cadono in aree definite “non idonee”. Di queste, 20 saranno revocate e 45 soggette a verifica. Non solo. Mentre vanno esaurendosi le risorse dei pozzi attivi, non si investirà su altri pozzi (saranno revocati 42 su 45 titoli esplorativi, tra istanze e permessi) che potenzialmente possono sostituire il gas che si “spegne” sia a mare che a terra. Inoltre, già 37 delle istanze presentate per gas e petrolio tra il 2004 e il 2009 sono state rigettate proprio in questi giorni dal Mite in ottemperanza al Pitesai. Un paradosso in tempi di caro-energia. 

La produzione di gas nazionale arriverà fino a 2,2 miliardi in più nel giro di un paio d’anni, ha promesso il governo e in particolare il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani nell’ennesimo decreto del 18 febbraio scorso contro il caro-energia.

E lo ha fatto a pochi giorni dall’approvazione, il 12 febbraio, proprio del Pitesai. Un piano gravato da vincoli e paletti che rischiano di far spegnere fino a 1 miliardo di metri cubi di produzione di gas all’anno. Il risultato è che, se non cambiano le cose, la nostra produzione di gas farà un passo avanti e uno indietro nei prossimi due anni. E l’obiettivo dei 5 miliardi complessivi diventerebbe un traguardo molto difficile. 

Si tratta dunque di accelerare l’iter di avvio della produzione nel canale di Sicilia, dove c’è il progetto Cassiopea. E di fare altrettanto negli altri progetti con potenzialità, in particolare nelle Marche. Ma si stanno studiando anche opzioni e modalità per smussare i paletti più rigidi previsti dal Pitesai, un documento voluto dal governo Conte nella sua strategie “no trivelle” che ha richiesto tre anni di gestazione, e che nonostante la stretta impressa a fine anno da Cingolani e lo sforzo dei tecnici per correggere certi eccessi, ha prodotto comunque importanti strettoie per la produzione futura. 

Non solo. L’inizio della guerra in Ucraina il 24 febbraio ha cambiato ulteriormente lo scenario già modificato a inizio anno rispetto al disegno di una transizione rapida e non così dolorosa. L’emergenza non ammette più paletti e lungaggini, continuano a dire da più fronti nel governo. E allora l’idea è che interverrà un provvedimento ad hoc, all’occorrenza, per derogare dal Pitesai. Si tratta di non bloccare investimenti degli operatori del settore indispensabili in questo momento dopo che negli ultimi 20 anni, ha ricordato di recente lo stesso ministro Cingolani alla Camera, «la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta, per il calo naturale dei giacimenti e l’assenza di investimenti in produzione e ricerca da circa 15 miliardi di metri cubi ai 3,3 attuali». Di qui la dipendenza per il 95% dall’estero per i consumi di gas. Il 40% dei consumi dipendono dalla Russia. Ma in 24-36 mesi «è ragionevole dire che possiamo abbandonare completamente la dipendenza dal gas russo», ha ribadito ieri il ministro. 

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