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Gas, l’Eni in Libia dieci anni dopo. I due obiettivi: stabilità e metano per l’hub energetico

Accordo da 8 miliardi per due giacimenti off shore che saranno operativi nel 2026

Gas, l Eni in Libia dieci anni dopo. I due obiettivi: stabilità e metano per l hub energetico
Gas, l’Eni in Libia dieci anni dopo. I due obiettivi: stabilità e metano per l’hub energetico
di Andrea Bassi e Alberto Gentili
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 28 Gennaio 2023, 22:09 - Ultimo agg. : 29 Gennaio, 12:27
4 Minuti di Lettura

Dei 24 milioni di metri cubi al giorno di gas che saranno estratti al largo della Libia, in Italia ne arriveranno pochi. Almeno per il momento. Il metano all’inizio andrà ad alimentare soprattutto le centrali elettriche del Paese nord africano. Ma per l’Eni, che investirà ben 8 miliardi di dollari per sviluppare due giacimenti nel mare libico, si tratta di una “mossa strategica”. Permetterà, come spiegano fonti che hanno lavorato al dossier, di cogliere diversi obiettivi. Innanzitutto la compagnia italiana con questa operazione darà un contributo alla “stabilizzazione” della Libia. Anche dando, per prima, un segnale alle altre imprese che nel Paese si può tornare a investire. Con un problema: Fathi Bashagha, leader del governo non riconosciuto dalla comunità internazionale, nei giorni scorsi ha contestato l’intesa.

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L’Eni dalla caduta di Gheddafi, come le altre oil company, aveva di fatto fermato gli investimenti. Adesso ritorna e riparte in Libia con un impegno consistente. Quale sarà il vantaggio per l’Italia e per l’Europa dall’accordo per lo sviluppo dei due giacimenti off shore denominati “struttura A” e “struttura E” che dal 2026 inizieranno a pompare gas? Se il Paese si stabilizza, si potranno far ripartire a pieno regime anche gli altri giacimenti che, senza investimenti, in questi anni hanno subito un crollo della produzione. 

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Lo scorso anno attraverso il gasdotto Green Stream, che dalla Libia approda a Gela in Sicilia, sono arrivati solo 2,5 miliardi di metri cubi di gas. Eppure quel “tubo” ha una capienza di 8 miliardi di metri cubi. Si stanno, insomma, creando le premesse perché quel gasdotto possa portare verso l’Italia e l’Europa quantitativi maggiori di metano. Una strategia coerente con la nuova rotta del gas da Sud verso Nord, e con l’obiettivo di fare dell’Italia un hub per la fornitura al resto del Vecchio continente. 

LA STRATEGIA

L’accordo libico è un tassello di questa strategia che si basa su altri due presupposti: “diversificazione” e “ridondanza”. Diversificazione perché non dovrà più succedere di trovarsi legati mani e piedi a un fornitore solo, come accaduto con Mosca. E ridondanza, che significa avere più infrastrutture di quelle necessarie per fare arrivare il gas. L’idea è che in questo modo si possa raggiungere una sicurezza energetica e contemporaneamente ridurre i prezzi del gas. «Entro l’inverno 2024-25, se le cose continueranno ad andare per il verso giusto, ci affrancheremo dalle forniture di Mosca», ha detto lunedì scorso ad Algeri, Descalzi.
Meloni, che ha definito «storico» l’accordo tra Eni e Noc, ha tenuto a sottolineare che l’intesa rientra nella strategia per fare dell’Italia «un hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa». Il piano italiano non riguarda però solo il gas libico. Per diventare l’hub energetico dell’Europa, Meloni punta a raccogliere entro il 2024-25 tra i 50 e i 70 miliardi di metricubi di metano all’anno. Per soddisfare il fabbisogno nazionale e per distribuirli nei vari Paesi europei. Per raggiungere queste quantità, il governo vuole potenziare il gasdotto Tap che arriva dall’Azerbaigian. Lavora, come ha dimostrato ieri la trasferta di Meloni a Tripoli, alla stabilizzazione della Libia in modo da farle aumentare le proprie esportazioni. Punta al gas liquefatto egiziano, trasportato via mare e progetta il potenziamento dei rigassificatori in Italia: ora sono tre, ma dovrebbero diventare sette.
Ma il ruolo da protagonista di questa strategia spetta all’Algeria, dove la premier è stata lo scorso week-end. Già adesso il Paese nordafricano è il primo fornitore dell’Italia, coprendo il 40% del nostro fabbisogno (era al 22% un anno fa), Intenzione di Meloni però è di aumentare le importazioni, associando al TransMed (che potrebbe fornire più metano grazie all’installazione di compressori) il gasdotto Galsi (acronimo di Algeria-Sardegna-Italia) che dovrà collegare l’Algeria alla Sardegna e da qui arrivare a Livorno e poi in Germania. Un progetto prima finanziato dall’Ue, poi abbandonato. E ora ripescato per sottrarsi al ricatto energetico di Mosca.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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