Gasdotto Italia, Tabarelli: «Così il nostro Paese può diventare l'hub per tutto il Continente. Ma Bruxelles migliori la rete»

Il presidente di Nomisma: se non blocchiamo questa infrastruttura il piano Mattei non decolla

Gasdotto Italia, Tabarelli: «Così il nostro Paese può diventare l'hub per tutto il Continente. Ma Bruxelles migliori la rete»
Gasdotto Italia, Tabarelli: «Così il nostro Paese può diventare l'hub per tutto il Continente. Ma Bruxelles migliori la rete»
di Roberta Amoruso
Domenica 26 Febbraio 2023, 07:04 - Ultimo agg. 07:47
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Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, perché la Linea Adriatica è cruciale per far decollare il piano "Mattei" del governo che disegna l'Italia come hub europeo del gas?
«Se non sblocchiamo questa strozzatura tra Abruzzo e Umbria rischiamo di lasciare nel Sud Italia tutto il nuovo gas che arriverà dall'Algeria e dall'Azerbaijan, a partire dai 19 miliardi di gas che serviranno a sostituire il gas russo. Invece i maggiori consumi del nostro Paese, quest'anno 69 miliardi di metri cubi, sono al Nord, dove ci sono i due terzi della popolazione e del Pil, le fabbriche, le centrali termoelettriche e anche le temperature più rigide. Non dimentichiamoci che il gas di Mosca arrivava direttamente al Nord dal Friuli. E ancora, ampliare la capacità del gasdotto può permettere di esportare il gas in eccesso nel resto d'Europa».

Sono verosimili le stime sul tavolo del governo, e cioé che possano transitare dal nostro Paese a pieno regime circa 140 miliardi di metri cubi di metano, compresi i 50 miliardi di gas naturale liquefatto?
«Possiamo esportare almeno quanto consumiamo. Ma sia chiaro, un hub non è solo un'infrastruttura che fa il servizio di trasporto del gas verso l'Europa».

Cosa intende?
«Serve una rete europea. Se facciamo lo snodo europeo, dobbiamo essere anche capaci di attraversare le Alpi e quindi utilizzare le due grandi linee esistenti oltre il confine».

Quindi servono anche interventi europei?
«La prima grande linea è quella che passa dalla Svizzera e arriva dall'Olanda, passando dalla Germania, e dalla Francia (il gasdotto Tenp). In questo caso è già stato fatto il potenziamento per permettere oltre al flusso nord-sud anche quello contrario, il cosiddetto "reverse flow". Da qui possono passare 15 miliardi di metri cubi all'anno, ma andrebbe ulteriormente potenziati».

E la seconda linea?
«È il Tag, che arriva giù da Tarvisio attraverso l'Austria: è quella che tutt'ora ci fa arrivare un minimo di metano dalla Russia, passando da un grande snodo europeo di Baumgarten, al confine tra Austria e Repubblica Ceca. Andrebbe però realizzato il reverse flow per dirottare il metano verso nord».

Creare una nuova autostrada europea presuppone però una rotta comune tra i Paesi Ue. Un'impresa difficile. Quale sarebbe il vantaggio comune di hub che ha il cuore in Italia?
«Un hub del gas serve per creare competizione tra molti operatori con l'obiettivo di far scendere il prezzo.

Il modello è l'Henry Hub degli Stati Uniti, forte dei suoi 3.000 produttori e dei sui prezzi molto bassi. L'obiettivo dell'Italia, al centro ora dei flussi in arrivo dal Mediterraneo, ma anche dell'Europa dovrebbe essere quello di avere prezzi allineati ai costi. Ricordo che nonostante in crollo dei prezzi, siamo ancora su livelli pari a oltre il doppio di quelli pre-guerra».

Qual è la distanza tra i nostri prezzi e quelli Usa al momento?
«I nostri 50 euro per megawattora sono ben lontani dai 9-10 degli Usa. Mentre i costi di produzione del gas in Italia, in Algeria e nel resto del mondo, si aggirano intorno ai 5 euro per megawattora».

Eppure, nonostante la spinta del governo Meloni verso la produzione nazionale, il nostro traguardo non va oltre i 6-7 miliardi di metri cubi all'anno, rispetto ai 3 miliardi dell'anno scorso. Sprechiamo delle potenzialità o è ancora troppo complicato tornare a investire sull'estrazione di metano nazionale?
«Abbiamo enormi potenzialità che vanno sfruttate assolutamente agevolando le autorizzazioni, ma anche superando anche i veti territoriali. Si può arrivare almeno a 10-15 miliardi di metri cubi prodotti in Italia, tra Adriatico, Sicilia e Basilicata. Invece noi compriamo dall'estero e trasferiamo fuori confine anche pezzi di Pil».

E la capacità di stoccaggio?
«Va potenziata, Il progetto di Alfonsine già in campo, va in questa direzione, tempi permettendo. Ma c'è altro spazio».

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