Gentiloni: in Europa no a regole che ingabbino la crescita. Crisi bancarie alle spalle, crediti deteriorati un problema ma ridotti del 25%

Gentiloni: in Europa no a regole che ingabbino la crescita. Crisi bancarie alle spalle, crediti deteriorati un problema ma ridotti del 25%
Giovedì 9 Novembre 2017, 10:33 - Ultimo agg. 10 Novembre, 19:16
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«Brexit poteva essere il segno della crisi irreversibile. Invece quel clima di scontento si sciolse al sole di Roma, quando festeggiammo il 60 anniversario dei Trattati». Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni aprendo il suo intervento al convegno del Messaggero Obbligati a crescere - L'Europa dopo la Brexit. «A un anno e qualche mese» dalla Brexit «le cose hanno preso per quanto riguarda l'Ue, per fortuna, un corso diverso, il che non vuol dire che ci si debba lasciare andare a gioiose esaltazioni ma certamente il clima è diverso rispetto a quella tempesta perfetta», ha proseguito Gentiloni. «Questa decisione è stata dolorosa e non è detto che sia vantaggiosa per chi l'ha presa, ma la rispettiamo e abbiamo interesse che si concluda positivamente», ha aggiunto.

 

 


L'Europa non ha bisogno di regole che «reintroducano fattori di instabilità. Bisogna consolidare il percorso in atto, non disseminare crisi e instabilità. La strada giusta è accompagnare il percorso positivo che è in atto, la crescita va incoraggiata non ingabbiata sennò cerchiamo di distruggerla», ha sottolineato Gentiloni, supportando l'idea di un ministro delle finanze europeo «che non deve essere solo un controller». 
 


«Credo che dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra la riduzione del rischio e la condivisione dello stesso: solo polemiche di basso livello descrivono l'Italia come un Paese che voglia allargare il rischio per non farvi fronte. Non è la nostra linea. Tuttavia non è possibile, come si dice a Roma, pensare a una condivisione "nell'anno del mai"», ha detto ancora il premier. Gentiloni ha poi sottolineato che comunque «non c'è cifra macroeconomica che tenga se non migliora il clima sociale nelle nostre comunità».

«Il 2018 potrebbe essere cruciale per il futuro dell'Unione, che può contare sulla forza e la coerenza dell'Italia», ha detto ancora il premier, ricordando non solo il negoziato sulla Brexit ma anche la nuova tornata di elezioni e il rinnovo delle istituzioni. «Non conosco - ha sottolineato - stabilità più solida di quella italiana nella scelta europeista degli ultimi decenni». 

«L'Italia ha interesse affinchè il negoziato su Brexit abbia successo, ovviamente con posizioni chiare: l'ipotesi di nessun accordo non credo sia utile nemmeno per il popolo inglese», ha chiarito ancora Gentiloni. «È poi interesse di tutti, prima di tutti della Gran Bretagna, che ci si confronti con una posizione unitaria europea, e non - ha continuato - con 27 idee che devono essere approvate da 27 parlamenti». «O abbracciamo la prospettiva irrealistica e negativa di nessun accordo o l'unico modo di raggiungere l'intesa anche per Londra è avere un interlocutore unito», ha rilevato quindi Gentiloni parlando della Brexit.

«L'Italia condivide appieno la posizione di Barnier (il negoziatore dell'Ue, presente in sala, ndr) e ci identifichiamo in lui e nella posizione unitaria dell'Europa. Perché quando i 27 prendono una posizione su Brexit, ed è già successo due volte, prima si assume la decisione all'unanimità e poi se serve si apre una discussione. Quando si parla di Brexit, bisogna affermare prima di tutto la condivisione, prima di eventuali distinguo».

«Negli ultimi mesi ci siamo lasciati alle spalle le crisi bancarie, abbiamo ridotto in nove mesi del 25% gli npl (non performing loans, i crediti deteriorati delle banche ndr), ora si parla di npl come prima si parlava di spread: sono ancora un problema a cui il sistema bancario deve far fronte ma bisogna sottolineare i risultati che abbiamo ottenuto», ha detto ancora Gentiloni.

«La sfida dopo la legge di bilancio è proseguire nella strada della crescita e nella sicurezza e non ridurre l'Italia a un supermercato della paura e delle illusioni: è questa la vera posta in gioco nella stagione politica dopo la legge di bilancio», ha proseguito il premier.


 

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