Gentiloni: i sovranismi producono minacce. L'Italia difende i suoi interessi

Gentiloni: i sovranismi producono minacce. L'Italia difende i suoi interessi
Lunedì 4 Dicembre 2017, 12:52 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 11:15
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«C'è la tendenza all'esaltazione delle sovranità che talvolta assume caratteristiche nostalgiche di piccoli e grandi imperi. E questo sovranismo produce comportamenti che, a loro volta, producono minacce». Lo ha detto il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, intervenendo alle celebrazioni per il decennale della riforma dell'intelligence. C'è, ha osservato il premier, «una fragilità del mondo libero, che è meno stabile nelle proprie scelte e negli equilibri istituzionali e di governo».

«Non basta essere l'Italia vagone del treno europeo o atlantico che ne segue il percorso e la rotta, abbiamo interessi nazionali da conoscere, difendere e presidiare. Come Italia dobbiamo farlo a testa alta e senza esitazioni. Questo non significa essere meno europei o atlantici, ma guardare il mondo e difendere il proprio Paese», ha continuato il premier.

«Quest'anno ha segnato la sconfitta militare di Daesh, tuttavia sappiamo che la diluizione e la diffusione della minaccia presenta pericoli da non sottovalutare», ha sottolineato ancora il presidente del Consiglio. Gentiloni ha sottolineato in particolare che la minaccia si è ultimamente manifestata in alcune aree, come il Sinai e la Somalia, «ma anche nel nostro Paese ci sono pericoli con il fenomeno della radicalizzazione che avviene soprattutto, ma non solo, nelle carceri». Dunque, ha continuato, «gli italiani non possono sentirsi al riparo dalle minacce, ma possono fare affidamento su un'intelligence all'altezza».

«La cyber-sicurezza è sempre più fondamentale ed il nostro Paese ha cercato in questo di svolgere un ruolo internazionale lanciando al G7 di Taormina un messaggio di collaborazione tra i grandi Paesi ed i colossi del web», ha affermato poi Gentiloni. «Non è possibile - ha aggiunto - che la collaborazione per la rimozione di certi contenuti che possono costituire una minaccia alla sicurezza avvenga con una velocità non adeguata».

«Questa occasione doppia è preziosa - ha detto ancora il presidente del Consiglio - innanzitutto per noi autorità di Stato per ringraziare gli uomini e le donne che lavorano alla sicurezza repubblica. Gli italiani sono consapevoli che uomini e donne dell'intelligence hanno contribuito in questi anni a mantenere il Paese in sicurezza». «La riforma ha funzionato - ha sottolineato Gentiloni - perché i suoi due presupposti fondamentali erano giusti: da un lato l'unitarietà del sistema, che ha portato più agenzie a convergere con una regia di Governo e ha una legittimazione democratica attraverso il Copasir; dall'altro lato un approccio oggi più complesso, olistico, che tiene conto di più cose e le tiene insieme in modo integrato. Unitarietà e modo integrato, i due presupposti».

Il premier ha poi insistito su tre temi fondamentali: «Nuove minacce globali, difesa dell'interesse nazionale e Cyber security». «Ogni Paese deve difendersi dalle minacce - ha spiegato il premier - e soltanto conoscendo la natura di queste minacce ci si può difendere. Soprattutto oggi in un mondo in cui il quantitativo di informazioni è illimitato. Anche nella raccolta di informazioni bisogna fare sistema. Più recentemente, con la rivoluzione dei big data e delle intelligenze artificiali, le minacce a cui dobbiamo far fronte sono determinate da un'accelerazione della globalizzazione» che «ha creato nuovi rischi e nuove diseguaglianze».

Inoltre «abbiamo interessi nazionali da difendere - ha proseguito - e da preservare a testa alta e senza esitazione. Non significa essere meno europeisti ma difendere il proprio Paese» mentre sul fronte della cyber security «l'impegno della nostra comunità d'intelligence in questo senso sarà sempre più fondamentale», ha sottolineato il premier.





 
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