Conte bis, la fiducia alla Camera e al Senato: il premier alla prova dei numeri

Governo Conte, la fiducia alla Camera e al Senato: il premier alla prova dei numeri
Governo Conte, la fiducia alla Camera e al Senato: il premier alla prova dei numeri
Domenica 8 Settembre 2019, 17:30 - Ultimo agg. 9 Settembre, 09:42
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Il nuovl Senatgoverno Conte si prepara a presentarsi alle Camere per chiedere la fiducia. Il premier incaricato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiederà il via libera affinché la nuova squadra dell'esecutivo giallo-rosso possa cominciare a lavorare, chiudendo così definitivamente questa confusionaria crisi di governo aperta da Matteo Salvini ormai circa un mese fa. Il Pd e il M5S, con l'appoggio di Liberi e Uguali, capiranno lunedì 9 settembre alla Camera dei deputati e martedì 10 settembre ao quanti parlamentari sono disposti ad appoggiare nuovamente Giuseppe Conte e a continuare la legislatura.




I numeri, perlomeno sulla carta, dovrebbero essere abbastanza rassicuranti. Alla Camera, infatti, il M5S può far conto su 215 deputati, il PD su 111, mentre LeU su 14. In tutto 340 deputati, numero sufficiente per superare il quorum a quota 316. In più, i 7  deputati del gruppo Misto, i quali esclusi clamorosi colpi di scena dovrebbero votare la fiducia al Conte bis, porterebbero a 347 i sì potenziali.

Al Senato la situazione però è diversa, anche se il dato finale non sembra essere in discussione. Il Movimento 5 Stelle ha 107 senatori, il Partito Democratico 51 e Liberi e Uguali 4. Quindi 162 senatori in totale, uno in più del quorum fissato a 161. È necessario però considerare che altri tre senatori del gruppo Misto e tre del gruppo Autonomie, anche in questo caso esclusi ribaltamenti imporvvisi, dovrebbero votare la fiducia alzando il computo totale a 168.

 


Insomma, almeno sulla carta la maggioranza appare decisamente solida e il premier dovrebbe riuscir a superare facilmente la prova della fiducia. È pur vero che non bisogna sottovalutare, né dimenticare di menzionare, i malcontenti che sono continuati anche dopo l'accordo tra Pd e M5S, sia tra le diverse correnti dem, sia all'interno del gruppo parlamentare pentastellato. 

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