Giorgia Meloni: «Una legge a difesa dell’arte, fino a 8 anni per i vandali»

Giorgia Meloni: «Una legge a difesa dell’arte, fino a 8 anni per i vandali»
Giorgia Meloni: «Una legge a difesa dell’arte, fino a 8 anni per i vandali»
di Emilio Pucci
Martedì 18 Agosto 2020, 00:05 - Ultimo agg. 15:19
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Da due a cinque anni per chi «deteriora, disperde, parzialmente distrugge o comunque in qualsiasi modo danneggia cose di interesse storico o artistico” con multe “da 10.000 a 30.000 euro» ma nel caso in cui il bene risulti «irrecuperabile o fortemente depauperato del suo originario interesse artistico o storico», la reclusione è da tre a otto anni e la multa da 30.000 a 100.000 euro. La firma è quella di Giorgia Meloni, per una proposta di legge depositata alla Camera che punta a difendere le opere d’arte e punire maggiormente i vandali.

Una legge sui reati contro il patrimonio è stata depositata nel 2015 al Senato ma l’iter è fermo. Se fosse entrata in vigore il turista austriaco che a Possagno in provincia di Treviso, preso dall’entusiasmo di farsi un bel selfie, ha danneggiato tre dita del piede destro del modello in gesso della statua “Paolina Bonaparte come Venere Vincitrice”, si sarebbe beccato una pena da tre mesi a sei anni di detenzione. E poi ci sono i casi di statue imbrattate, quella di Indro Montanelli a Milano o quella di Vittorio Emanuele II a Torino. Fratelli d’Italia vuole inasprire le sanzioni con la modifica dell’articolo 635 del codice penale, introducendo una fattispecie autonoma di reato. E con la revisione dell’articolo 733, aumentando la pena per il reato di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale.

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L’introduzione di una pena pecuniaria elevata è resa necessaria «poiché – si legge nel testo - la dichiarazione di estinzione del reato per intervenuta oblazione presuppone che sia pagata dal contravventore una somma corrispondente alla metà del massimo dell’ammenda». «È necessario inasprire – si premette nel disegno di legge – il quadro sanzionatorio penale, dimostratosi sin qui inadeguato a garantire una tutela efficace del patrimonio artistico, come immaginata dalla Carta costituzionale». E ancora: «Il codice penale prevede pene, per chi si macchia di tali reati, troppo esigue rispetto al danno che la distruzione di un’opera o di un immobile riconosciuto di valore storico o artistico arreca al patrimonio materiale e immateriale dello Stato». L’obiettivo è tutelare «il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».

 


Lo sfregio avvenuto il 31 luglio scorso durante una visita alla Gipsoteca “Antonio Canova” è solo uno dei tanti episodi di monumenti deturpati avvenuti negli ultimi anni. Ed è inutile rimarcare che la città di Roma è stata sempre la vittima più colpita. Vanta un triste primato in quanto ad atti vandalici. L’episodio più famoso di vandalismo è del maggio 1972, con l’assalto alla Pietà vaticana. Al grido di «I am Jesus Christ, risen from the dead!», l’australiano geologo Laszlo Toth vibra quindici martellate contro l’opera di Michelangelo danneggiando in particolare la Vergine. Braccio sinistro staccato, sfregi al volto, naso e palpebre in frantumi. Nel mirino dei vandali è finito spesso il Colosseo.

«Bisogna mettere fine a questi vandalismi inasprendo le pene. Il patrimonio storico-culturale italiano è parte della ricchezza materiale e immateriale dell’Italia e quindi deve essere tutelato», si legge nella proposta di legge di Fdi. La proposta di legge dovrebbe incontrare il parere favorevole delle altre forze politiche di maggioranza e di opposizione. Il provvedimento sarà oggetto di un primo confronto politico alla riapertura dei lavori del Parlamento a 

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